“Young Old”: Italia e Giappone insieme per una sana longevità

Pubblicato il 8 Luglio 2015 in , da redazione grey-panthers

In Italia la vita media è di 83 anni, inferiore solo di un anno a quella del Giappone che è il paese più vecchio del mondo. Non mancano certo criticità e opportunità in un Paese che invecchia. La ricerca clinica e le politiche sanitarie sono i temi che vedono oggi a confronto specialisti e rappresentanti istituzionali come è accaduto di recente in un incontro su “Sana Longevità. La ricerca medica tra Giappone e Italia“, promosso da Fondazione Italia Giappone, con il supporto  di Shionogi e il patrocinio dell’Ambasciata del Giappone.

In Italia una persona su cinque ha più di 65 anni e l’indice di vecchiaia è pari a 154, ovvero ci sono 154 anziani ogni 100 giovani. La nostra attesa di vita alla nascita è di 85 anni per le donne e 80 anni per gli uomini anche se è un gap che si sta riducendo (agli inizi del secolo la differenza era di 6,2 anni). Gli ultracentenari sono 19mila con un rapporto donne-uomini di cinque a uno. Si parla oggi di “young old”, un fenomeno demografico che necessita di interventi sanitari, assistenziali ma anche culturali per ridefinire le età della vita. “La durata e la qualità della vita in età avanzata dipendono per il 70% dagli stili di vita e dall’ambiente; – afferma Carlo Vergani, Geriatra, già Professore Ordinario dell’Università degli Studi di Milano, co-autore del libro “Ancora giovani per essere vecchi – La componente genetica influisce solo per il 30%, perciò l’invecchiamento è nelle nostre mani e “vecchi sbagliati” si diventa da bambini. Per questo motivo è necessario individuare un approccio olistico, bio-psico-sociale che tenga conto nel tempo di fattori personali, della razza, del genere, ma anche di quelli contestuali come l’ambiente fisico e sociale in cui si vive per ottenere un modello di salute che ci permetta di invecchiare bene”.

L’Italia detiene il primato del Paese più longevo d’Europa, gli over 65 rappresentano il 20% della popolazione italiana, mentre la media europea è del 18,2%, e si posiziona a livello mondiale al secondo posto dopo il Giappone, il Paese dove si vive più a lungo in assoluto. “In Giappone gli uomini vivono in media fino a 80,21 anni, mentre le donne fino a 86,61 – afferma Kosuke Wada, Primo Segretario, Attachè del Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare presso l’Ambasciata del Giappone del Regno Unito – Nel 2013 le persone over 65 erano 31,9 milioni mentre gli over 75 erano 15,6 milioni”. E le donne? Attualmente, in Italia, su oltre 29 milioni di donne residenti, il 40,2% ha un’età superiore ai 50 anni .

“A Verbania sul Lago Maggiore vive Emma Morano che ha 115 anni, è la donna più vecchia d’Italia e d’Europa. Misao Okawa, la donna più vecchia del mondo, è morta in Giappone a 117 anni nell’aprile scorso”. – nota Vergani. Anche per le donne che hanno un’aspettativa di vita più alta degli uomini in Italia, come in Giappone, la cura dei problemi legati all’invecchiamento, che si manifesta a cominciare dalla menopausa, ha fatto passi da gigante. “La donna oggi non è ancora pronta ad “andare in pensione” e non è neppure dispensata dai suoi compiti familiari. Si tratta di una donna attiva anche professionalmente, che spesso sta facendo ancora carriera e si occupa ancora dei figli. – spiega Andrea R. Genazzani, Presidente della Società Europea di Ginecologia, Presidente della Società Internazionale di Endocrinologia Ginecologica – La ricerca medica ha trovato da tempo delle cure per il trattamento dei sintomi e delle conseguenze dovute alle carenze ormonali della menopausa, e oggi è diventata ancora più sofisticata, offrendo nuovi trattamenti terapeutici per quelle donne che non vogliono, o non possono, utilizzare ormoni anche per curare in maniera efficace alcuni sintomi come l’atrofia vaginale, sintomo negletto ma fortemente impattante per la qualità della vita, anche sessuale, della donna”. “Oggi, grazie ai miglioramenti della diagnosi precoce, le terapie chirurgiche più avanzate e le terapie post chirurgiche più innovative, la qualità di vita sta diventando molto importante anche per le donne che hanno avuto un tumore, perché ormai per alcune tipologie di cancro la sopravvivenza è estremamente elevata (per il tumore della mammella, il tasso di sopravvivenza si aggira intorno al 90%). – continua Nicoletta Biglia Professore Associato di Ginecologia ed Ostetricia, Università degli Studi di Torino – La terapia non ormonale, soprattutto per le donne operate di tumore al seno o di adenocarcinoma dell’ovaio o dell’utero che non possono utilizzare ormoni neanche locali, può rappresentare una valida alternativa. Bisogna tenere presente che per queste categorie di pazienti affrontare la menopausa può essere più complesso poiché sono donne che vanno in menopausa precocemente e perché di solito assumono altri farmaci per il trattamento oncologico. Ricordiamo che il tumore della mammella, o anche quello dell’endometrio, sono considerati ormono-dipendenti, cioè sono tumori la cui patogenesi è in qualche modo legata all’azione degli ormoni, per cui ovviamente per queste donne esiste una controindicazione all’utilizzo della terapia ormonale sostitutiva”. Si calcola che nel 2045 avremo in Italia sei milioni di anziani in più. Avremo coorti di anziani sempre più preparati, sono i millenials di oggi, i nati negli anni Ottanta che avevano 18 anni agli inizi di questo secolo. In Italia ci sono 22 milioni di occupati e 16 milioni di pensionati, che assorbono più della metà della spesa sanitaria. “Il costo degli anziani incide profondamente sul welfare, specie per quanto riguarda la previdenza e la sanità. In Italia sei anziani su dieci sono portatori di una o più malattie croniche anche invalidanti che si possono però prevenire: la percentuale degli anziani con menomazione funzionale in una o più attività della vita quotidiana è diminuita del 10 per cento negli ultimi dieci anni – conclude il Prof. Carlo Vergani – È lo scenario dell’healthy aging, di una longevità sana che costringe a passare da una medicina del fenomeno semplice, centrata sulla malattia acuta, a una medicina della complessità, centrata sulla persona, con una rete di servizi sul territorio”. Nel corso dell’incontro “Sana longevità – la ricerca medica tra Giappone e Italia” è stato presentato l’avvio dello Shionogi Science Program (SSP), il programma di ricerca di Shionogi, azienda farmaceutica giapponese, che inizia ad operare anche in Italia e che offre un programma di sostegno ai giovani ricercatori italiani impegnati nelle aree terapeutiche principali. Shionogi attraverso la sua ricerca clinica è estremamente sensibile alle esigenze di una società che invecchia e fortemente impegnata ad aiutare i pazienti ad accrescere la loro aspettativa di vita in attività e salute.