Come sappiamo, il Covid-19 è un virus a RNA messaggero, caratterizzato da un elevato tasso di mutazioni geniche che avvengono nei processi di replicazione virale con un complesso processo biochimico che rende possibile la “Fotocopiatura “ del messaggio genetico del virus stesso. Questo ha causato nei mesi passati una serie di ondate pandemiche caratterizzate da virus mutati.
Oggi la mutazione che fa più paura è la temutissima variante Omicron (il nome deriva dalla quindicesima lettera dell’alfabeto greco).
Tuttavia, dobbiamo valutare con lucidità quello che la scienza ci dice su tale variante.
Secondo una recente intervista rilasciata alla BBC, la dottoressa Angelique Coetzee (la Ricercatrice Sud-africana che alcune settimane fa ha scoperto la variante Omicron, nonché Presidente della Associazione medica sudafricana), ha affermato che i primi dati disponibili indicano che i maschi sulla trentina sono i più colpiti da questa variante e che essi manifestano sintomi lievi che vanno dalla stanchezza e un lieve mal di testa senza e che, per il momento, non si sono verificati i gravi sintomi del coronavirus con casi di ospedalizzazione o morte. Anche la contagiosità dell’Omicron non sembra più elevata di quella della variante Delta. Pertanto il messaggio appare chiaro: niente panico, per favore”.
Il metodo scientifico ci impone di raccogliere informazioni oggettive prima di trarre conclusioni più emotive e/o giornalistiche che corrispondenti alla realtà. Un consiglio precauzionale, quindi: chi avverte i sintomi sopra descritti per più di due giorni, deve fare il test, e solo se positivo iniziare le cure previste.
La scienza inoltre ci dice che in natura le modificazioni geniche dei virus non avvengono solo per creare nuovi virus più aggressivi. Al contrario, alcune volte, queste mutazioni possono indebolirlo . È quanto verosimilmente sta accadendo in Giappone in queste ore alla variante Delta che sta praticamente sparendo. Nello scorso agosto i contagi giornalieri nell’isola nipponica erano circa 25.000. Oggi solo poche decine. Cosa è successo? Secondo gli scienziati dell’Istituto Nazionale di Genetica della Università di Niigata la variante Delta, presente in Giappone negli ultimi mesi, è mutata ed è diventata meno aggressiva fino quasi a scomparire. I Ricercatori hanno anche individuato dove è avvenuta la mutazione. Si tratta della proteina virale NSP 14 che è deputata alla correzione degli errori durante il processo di “fotocopiatura” del genoma virale. Il risultato finale è che la fotocopiatura risulta “sbiadita” e il virus si è indebolito sino quasi alla autoestinzione.
Quindi, come consigliato dalla ricercatrice Sud-africana Angelique Coetzee, “non facciamoci prendere dal panico” ma cerchiamo di acquisire informazioni oggettive ed evitiamo di dare notizie catastrofiche.
È ormai chiaro che dovremo convivere per molto tempo con il Covid. Prendiamone atto ed evitiamo che a ogni piccolo “sussulto” del virus scattino pericolose reazioni di difesa. Questo non vuole dire minimizzare le potenzialità negative del Covid e neppure che il virus non esiste più. Quando significa più realisticamente che dobbiamo sempre mantenere la guardia alta e monitorare con oggettività scientifica l’evoluzione sia genica sia clinica del virus, in attesa che la ricerca identifichi una terapia efficace sia per prevenire sia per curare il Covid. Ad onor del vero, siamo molto vicini a questo risultato.
Bibliografia
– https://www.ilgiorno.it/cronaca/sintomi-variante-omicron-1.7088636
– https://scienze.fanpage.it/variante-delta-scomparsa-dal-giappone-per-possibile-autoestinzione-del-virus-cosa-significa/
– What’s behind the rapid disappearance of the delta variant in Japan? It could be self-extinction. https://www.japantimes.co.jp/news/2021/11/18/national/delta-variant-self-destruction-theory/