Lo abbiamo capito nel corso della recente pandemia da Covid-19. Giornalismo e Scienza hanno un rapporto molto difficile. Bisognerebbe creare certezze e informare in modo esaustivo e chiaro, per rendere le informazioni comprensibili a tutti, aiutando i lettori a farsi una opinione lucida e informata di una situazione o di un fenomeno. Troppo spesso, invece, almeno per un certo tipo di giornalismo, per incompetenza scientifica, per rapidità di comunicazione, per enfasi giornalistica, la comunicazione dei media ha creato confusione e malintesi, tradendo, anche se involontariamente per lo più, il suo alto e importantissimo fine.
Di fatto, negli ultimi anni, complice la classe politica che non ha favorito la ricerca scientifica e la conseguente comunicazione, l’informazione scientifica non ha assolto il suo compito specifico, identificato già nel XIX secolo, quando la stampa quotidiana ha iniziato a pubblicare estratti scientifici, destinati al lettore di media cultura, nel tentativo di far nascere un incontro serio, pacato e informato tra scienziati e opinione pubblica.
Tuttavia, questo tentativo, fin dalla sua nascita, ho subito mostrato i suoi limiti e le sue insidie.
Come evidenziato da alcuni Giornalisti internazionali quali Kathleen Parker, premio Pulitzer nel 2010, Jeff Jarvis e Cameron English, giornalista scientifico dell’American Council on Science and Health, l’applicazione di strategie della comunicazione tradizionale nella comunicazione giornalistica scientifica sono diventati i limiti della comunicazione scientifica stessa.
Semplificare al massimo, creare una storia con un inizio e una fine senza incertezze o dibattiti, contrasta con il concetto di dubbio, fondamentale nei processi della conoscenza scientifica. Parlare per certezze assolute, dunque, non è il modo migliore per fare giornalismo scientifico.
La semplificazione massima dei fenomeni ha una radice culturale nel Riduzionismo. Tale atteggiamento filosofico/letterario tenta di semplificare realtà complesse attraverso diversi fenomeni semplici, che interagiscono in base a una serie di variabili, spesso non prevedibili.
La biologia, la medicina o la psicologia sono, di fatto, delle discipline che si occupano di sistemi complessi; il tentativo di semplificarli, descrivendo solo una loro parte, quasi sempre non fornisce una visione completa e chiara del fenomeno e quasi sempre non spiega o giustifica i risultati prodotti nel tempo. Questo naturalmente discredita il giornalismo scientifico e lo rende poco chiaro o, in alcuni caso, poco attendibile.
Di fatto, la Scienza insegna che il risultato finale di un fenomeno complesso, come quello biologico, sta nella relazione delle parti che lo compongono e non nelle caratteristiche di una sola sua parte che spesso viene osservata da prospettive diverse, originando dati/opinioni contrastanti. Ecco allora che il confronto tra idee e risultati diventa un momento fondamentale per fare Scienza.
Fornire notizie sensazionali per aumentare l’attenzione del lettore e l’audience senza verificarne le fonti e/o il loro vero significato è un approccio utilizzato troppo spesso. Di fatto, troppo spesso vengo fatti annunci scientifici sensazionali ai quali non corrisponde una notizia/informazione altrettanto clamorosa. È capitato di leggere “Trovata la molecola responsabile del cancro”. Il lettore viene illuso da questa notizia. In realtà, leggendo l’articolo giornalistico, quando esso è abbastanza rigoroso (il che non avviene sempre), viene riportata la pubblicazione scientifica che ha comunicato la ricerca svolta con i relativi risultati. Leggendo tale pubblicazione scientifica, però, si evince che è stata identificata una molecola verosimilmente responsabile dello sviluppo di cellule isolate in coltura di una specifica linea di tumore. Credo esista una bella discrepanza tra le aspettative del lettore/paziente e la vera notizia. Quando poi non accade che questa sia stata fornita da un ufficio stampa dell’industria che produce un farmaco in grado di inibire la molecola “responsabile del cancro”.
Una delle cause di questa possibile deriva che distorce e spettacolarizza l’informazione scientifica fornita dai giornali è stata recentemente analizzata dalla prestigiosissima rivista scientifica “Nature”.
Secondo “Nature“, la tendenza delle testate giornalistiche di ridurre il personale per motivi economici ha avuto sensibili ripercussioni sulla qualità degli articoli pubblicati. Di fatto, pochi redattori dedicati all’informazione scientifica significa meno tempo da dedicare agli approfondimenti critici delle fonti e delle notizie e/o dei fenomeni scientifici con il risultato che spesso vengono fornite notizie di bassa qualità.
La necessità di stupire e di fornire notizie in tempi brevi porta spesso a utilizzare siti internet o blog come fonti delle informazioni senza verificare la loro attendibilità e dove spesso sono riportati dati non validati o analizzati con metodologie statistiche inadeguate o parziali. È chiaro che tali comportamenti generano confusione, “leggende metropolitane” e, troppo spesso, dibattiti infondati e/o inconcludenti che non aiutano il lettore/ascoltatore a farsi una opinione chiara e consapevole.
In aggiunta, è abbastanza evidente che la divulgazione scientifica sanitaria, particolarmente in Italia, sino almeno a questo momento, ha trovato il massimo spazio in concomitanza a “grandi emergenze, “catastrofi” e/o “allarmi”. La “buona notizia” o il modo pacato e scientifico, spesso con il ricorso anche a teorie o dati contradditori, per spiegare semplicemente e/o cercare di capire problemi complessi, non fa audience. Interessa poco. Troppo spesso si ricorre al titolo o all’intervento “Urlato” perché l’importante sembra essere “Non Comunicare la Conoscenza Scientifica” ma “Fare Spettacolo”. Purtroppo, la Scienza non è spettacolo o fiction. È una realtà complessa e seria, con riscontri reali che influenzano la nostra vita di tutti giorni come gli eventi degli ultimi anni hanno fatto palesemente registrare.
In conclusione, pensiamo, da Scienziati, che sia necessario creare una alleanza costruttiva tra Giornalismo e Scienza, basata su fondamenti alti, solidi e condivisi per svolgere un servizio informativo di qualità che aiuti veramente il lettore a capire e a farsi una opinione su fenomeni molto importanti e concreti.
Bibiografia
1) Bevilacqua G. La comunicazione scientifica: il delicato rapporto tra scienza, media e pubblico. Men.Descr. Carta Geol. d’It. XCVI (2014):387-390.
1) Angler M. W. (2017), Science Journalism: An Introduction, Routledge,
London-New York.
2) Blum D., Hatch J., Jackson N. (eds.) (2020), KSJ Science Editing Handbook,