Chi legge con disinvoltura queste pagine e ha più di 50- 60 anni, probabilmente inforca già un paio di occhiali graduati e pensa di avere anche una conoscenza sufficientemente approfondita delle principali tematiche in tema di vista. Con una domanda: per la cataratta si può ipotizzare una regressione spontanea?
Difficile, forse, dirgli di più. Noi di grey-panthers, tuttavia, ci proviamo ugualmente anche perché il nostro interlocutore è un medico oculista di molta esperienza, particolarmente vocato, tra l’altro, alla divulgazione: il professor Antonio Scialdone, dal 2001 Direttore del reparto di Oculistica 1 dell’Ospedale Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano, noto come “Ospedale Oftalmico”, una delle strutture più antiche e di riferimento nel campo oculistico.
Il professor Scialdone si occupa in particolare di chirurgia dell’occhio, che significa chirurgia del segmento anteriore dell’occhio, chirurgia della cataratta, trapianti e chirurgia della cornea, glaucoma e poi, ancora, chirurgia della miopia elevata, chirurgia elettiva della retina, maculopatia.
Un’esperienza chirurgica di oltre 16.000 interventi lo rende un’autorità in materia.
Professore, il paziente senior in genere si fida soprattutto degli specialisti che già conosce. Così può capitare che si rivolga a diversi professionisti della vista, facendo riferimento “in libertà” a oculista, optometrista e ottico. Ricordiamo le diverse competenze?
“L’oculista è un laureato in Medicina e Chirurgia, specializzato nel trattamento medico e chirurgico delle malattie oculari. Può eseguire prescrizioni di occhiali e lenti a contatto.
Per diventare oculista ha studiato medicina per 6 anni e si è specializzato per altri 4.
Molti oculisti conducono ulteriori periodi di training in subspecialità, cioè in specifiche aree dell’oculistica, come la chirurgia del segmento anteriore o le malattie della retina. Gli optometristi forniscono servizi di routine come prescrizione di occhiali e adattamento di lenti a contatto. I laureati triennali possono misurare la vista per prescrivere occhiali, ma non hanno frequentato una scuola medica. Gli optometristi non sono medici e non possono operare o diagnosticare malattie o fornire cure né prescrivere medicine. Gli Ottici eseguono e vendono occhiali, ma non dovrebbero fare esami oculari, né trattare malattie”.
In fatto di patologie dell’occhio in età matura, i senior ritengono spesso di sapere tutto sulla cataratta, anche perché ogni anno si eseguono 450.000 interventi di cataratta, e questa è una delle chirurgie di maggiore successo. Vuole completare l’informazione al riguardo?
“La cataratta consiste nell’opacizzazione progressiva del cristallino, che riduce prima la nitidezza e poi la quantità di vista. Il processo dura solitamente anni.
Il cristallino è la lente situata all’interno dell’occhio, dietro l’iride, necessaria per la messa a fuoco. Per reintegrare la trasparenza, occorre l’asportazione chirurgica dell’opacità e la sostituzione con una lente (cristallino artificiale) in posizione simile a quella naturale.
L’imbrunimento e la perdita di trasparenza del cristallino sono processi normali, lenti e progressivi nel corso di molti anni. L’opacizzazione è chiamata cataratta quando riduce la qualità della vista. Oltre all’età, possono causarla traumi diretti all’occhio, farmaci o malattie infiammatorie”.
Quali sono i sintomi da prendere in considerazione?
“Spesso i sintomi sono quelli di una vista ‘più difficile’:
- Visione non chiara e offuscata
- Visione notturna peggiorata, soprattutto alla guida, Abbagliamento e aloni alle luci
- Vista variabile a seconda delle giornate
- Colori sbiaditi.
Può avvenire un miglioramento spontaneo della vista per vicino (riesco a leggere senza occhiali) e peggioramento per lontano, oppure una doppia ombra dietro gli oggetti, come se fossero raddoppiati (guardando con un occhio per volta). Non raramente la lentezza del peggioramento impedisce di fare confronti con il passato. Potresti anche non accorgerti del peggioramento fino a quando non decidi di andare a farti cambiare gli occhiali perché pensi che non siano più buoni. Nelle fasi avanzate il deterioramento è tale che diventa evidente l’anomalia visiva. L’età di comparsa dipende non solo dall’età anagrafica, ma dalla familiarità, dai raggi ultravioletti cui ci si sottopone, dallo stile di vita, dalla presenza di diabete, dai farmaci che si assumono… è per lo più a partire dai 60, ma non sono affatto rari i casi di cataratta dopo i 50 e anche prima”.
Si può fermare il peggioramento? Esiste una regressione spontanea?
“Non esiste terapia per bloccare la cataratta; nessuna è sopravvissuta alla prova dei fatti. Però, se ancora non è molto avanzata, può valere la pena indossare occhiali da sole per bloccare i raggi ultravioletti (anche d’inverno) e assumere antiossidanti”. “Se si ha un abbassamento di vista, non esiste, però, solo la cataratta! C’è un solo modo sicuro di sapere se si soffre di cataratta e a che punto si trova: farsi visitare da un oculista, che è un medico con una specializzazione specifica. La visita può escludere anche la presenza contemporanea di altre malattie della retina o della cornea, che possono aggiungersi nel deteriorare la vista”.
E che dire dell’operazione?
“Avere una cataratta non vuol dire doversi operare subito. Una cataratta iniziale può anche attendere per anni. Il momento giusto è quando insorgono difficoltà con le normali attività quotidiane; allora non è utile continuare a dilazionare. Il concetto di “maturazione” della cataratta, cioè di attesa delle fasi più avanzate , oggi non è più impiegato, anzi, nelle cataratte avanzate il rischio chirurgico aumenta. Oltretutto, una cataratta avanzata impedisce di verificare la salute interna dell’occhio e trattare eventuali altre malattie. All’inizio, occhiali o lenti a contatto possono in parte aiutare in alcuni casi. Il momento della chirurgia è molto individuale. Un pilota o un camionista, per esempio, possono desiderare la chirurgia ad uno stadio più precoce di chi ha occupazioni da ufficio. L’abbassamento di vista può anche essere pericoloso quando impedisce di vedere bene i segnali stradali, o gli scalini o i rilievi dei marciapiedi. Uno studio USA del 2002 ha evidenziato che le persone operate di cataratta avevano la metà di probabilità di avere un incidente stradale rispetto ai non operati di cataratta. Per questo, la situazione va analizzata e discussa con l’oculista”.
Si tratta comunque di un intervento molto breve…
“È effettuato in sala operatoria; ha una durata variabile per lo più tra i 10 ed i 20 minuti, salvo casi complessi. La durata dell’intervento non è connessa al risultato clinico e visivo. L’intervento è effettuato in modalità ambulatoriale, con ritorno a casa dopo alcune ore.
Per la maggioranza delle persone, la tecnica di scelta è l’anestesia topica, vale a dire anestesia in collirio, in quanto meno rischiosa e di più rapida ripresa. In caso di assunzione di anticoagulanti o antiaggreganti 3 è la tecnica di scelta.
Tenere gli occhi aperti e fermi non è difficile come sembra anche per chi è ansioso. In anestesia topica l’esecuzione dell’intervento è controindicata solo in presenza di gravi condizioni di salute. Quando la cooperazione appare scarsa o l’intervento impegnativo, si impiega l’anestesia locale, mediante infiltrazione intorno all’occhio; raramente è necessaria l’anestesia generale. La scelta è effettuata su parere dell’oculista e condivisa con il paziente. La cataratta è rimossa mediante facoemulsificazione (ultrasuoni), tramite un’incisione di circa 2,2-2,7 millimetri tra il bianco (sclera) e la cornea. In casi rari sono consigliate tecniche diverse. Il cristallino artificiale, in materiali speciali areattivi, è impiantato sull’involucro trasparente della cataratta (capsula).L’incisione non ha bisogno di sutura, che è usata in qualche caso per una chiusura più sicura e rimossa in ambulatorio dopo qualche settimana. Al termine dell’intervento l’occhio viene bendato per 24 ore. Le persone con una grave riduzione della vista nell’altro occhio non sono bendate e portano, invece, una lente a contatto protettiva temporanea per ridurre il disagio visivo”.
La fase preparatoria all’intervento è impegnativa? E quella successiva alla rimozione?
“L’intervento è ambulatoriale, e la procedura si svolge nell’arco di alcune ore. La preparazione preoperatoria è limitata al digiuno da almeno sei ore prima e alla instillazione di colliri i giorni precedenti. E’ normale essere apprensivi verso un intervento poco familiare che agisce su una delle nostre capacità più importanti. L’intervento non è doloroso, ma solo modestamente fastidioso e facilmente tollerabile. La gran maggioranza dei nostri pazienti riferisce una sensazione migliore di quello che temeva.
L’intervento di cataratta è molto sicuro. In oltre il 95% dei casi la vista migliora. Le complicanze operatorie complessive non superano 1%. Le più importanti durante l’intervento sono l’infezione, il sanguinamento, la dispersione di materiale catarattoso, che può essere recuperato con successivo intervento. Fortunatamente il rischio è molto basso. Nel periodo postoperatorio i rischi più frequenti sono l’infezione, evento grave, e una reazione infiammatoria della retina, detta edema cistoide (5-7%), che annebbia la vista. L’edema cistoide è facilitato da concomitanti patologie, anche generali (artrosi, diabete ad esempio) e può essere trattato con successo con cortisone.
La cataratta è una lente di messa a fuoco e deve essere sostituita con una lente artificiale al momento dell’intervento, le cui diottrie sono calcolate sulle caratteristiche del singolo occhio.
Prima della chirurgia gli occhi vengono misurati per scegliere la prescrizione del tipo e diottrie del cristallino artificiale.
Materiale e costruzione del cristallino artificiale sono importanti per la qualità della vista.Io impiego solo cristallini di ultima generazione in materiale acrilico e disegno asferico, ritenuti oggi la migliore scelta. I cristallini artificiali presentano una durata illimitata rispetto a quella della vita umana e sono biologicamente areattivi. IL CRISTALLINO ARTIFICIALE PERMETTE SEMPRE L’ESECUZIONE DI RISONANZA MAGNETICA.
Sono necessari occhiali dopo l’intervento?
“La messa a fuoco naturale per vicino si perde con l’avanzare degli anni. Dopo una certa età ci vogliono occhiali per leggere; il miope anziano, invece, se li toglie. Dopo l’intervento di cataratta si rimane presbiti perché́ il cristallino artificiale standard monofocale (oltre 90% circa degli impianti in Italia) è come una lente da occhiale e mette a fuoco ad una sola distanza, che può esser scelta prima .
Il rientro a casa richiede nuove regole e nuove norme?
“Il ritorno a casa avviene dopo qualche ora. Il bendaggio per 24 ore protegge l’occhio operato. Il primo controllo si esegue il giorno dopo l’intervento. La terapia con colliri dura un paio di settimane. Di notte si protegge l’occhio con una conchiglia di plastica per qualche giorno. La vista è generalmente buona, con un po’ di variazione da persona a persona. Da due giorni dopo è permesso fare doccia e lavare il viso con delicatezza, senza sfregare o comprimere l’occhio.
Il ritorno ad un lavoro d’ufficio è prevedibile dopo 2-3 giorni con un’eventuale correzione provvisoria per computer e vicino. La guida è possibile in rapporto alla collaborazione dei due occhi. Un occhiale più stabile è, in genere, prescritto dopo 10-15 giorni.
Sono sconsigliate la piscina, la bicicletta, la moto, i bagni in mare per un mese e gli ambienti polverosi. Gli sport all’aria aperta (golf, tennis) dopo due settimane. Il trasporto di pesi moderati non influisce. Il trucco del bordo palpebrale, per le signore, attende un paio di settimane, mentre il trucco del viso può riprendere dopo pochi giorni.
Ci sono casi in cui l’intervento è eseguito bene, ma la vista non migliora a causa di altre malattie oculari. Le più frequenti sono la degenerazione maculare, il pucker maculare, il glaucoma avanzato, la retina del miope elevato, la retinopatia diabetica, le malattie della cornea. A volte queste situazioni non possono essere diagnosticate prima a causa di una cataratta troppo densa, che impedisce di vedere i dettagli.”
“E’ provato che l’esecuzione della cataratta nei due occhi nella stessa seduta chirurgica non incrementa il rischio di complicanze. Tuttavia, in assenza di necessità specifiche, la prudenza consiglia di eseguire i due interventi separatamente.
Basta una settimana fra i due occhi al fine di accertarsi che il primo intervento abbia decorso regolare.
Il laser non è utilizzato per rimuovere la cataratta. La tecnologia più sicura ed avanzata oggi sono gli ultrasuoni.
A distanza di anni dall’intervento, può verificarsi, in una parte di casi, la perdita di trasparenza della capsula, la “buccia”, che sostiene il cristallino artificiale. L’opacità, detta cataratta secondaria, annebbia la vista in modo simile alla cataratta già operata in precedenza. In questi casi un laser particolare, detto YAG, viene usato per rimuovere l’opacità. Il trattamento con lo YAG, non chirurgico, è rapido ed indolore”.
Il professor Scialdone riceve anche nello studio di Viale L. Majno 10, (Milano, 20129 Tel. 02 799270 – 02 799399 ) dove le attese non superano mai i 15 giorni. La urgenze vengono prese in carico entro le 24 ore.