Sentirsi vent’anni e… averli davvero

Pubblicato il 3 Febbraio 2017 in da redazione grey-panthers

Tra i consigli su come vivere meglio si trovano spesso quelli su come invecchiare bene: non solo per quanto riguarda il peso o l’alimentazione, ma anche su come tenere allenato il cervello all’avanzare dell’età. Sul New York Times la professoressa di psicologia della Northeastern University Lisa Feldman Barrett ha dato un consiglio su come diventare un “superager” (espressione coniata dal neurologo Marsel Mesulam, in inglese il verbo “to age” significa “invecchiare”), cioè una persona che pur avendo superato i 65 anni ha capacità di memoria e attenzione pari a quelle di venticinquenni attivi e in salute, spiegando le più recenti conclusioni a cui sono giunti neuroscienziati e psicologi. La maggior parte delle persone con più di 65 anni hanno alcune difficoltà a ricordare le cose oppure sono più distratte rispetto a quando erano più giovani: in molte queste condizioni si aggravano nel corso del tempo, arrivando a condizioni di demenza nei casi più gravi; altre invece superano i 90 anni rimanendo lucide e acute, a volte continuando a svolgere lavori e mansioni intellettualmente impegnativi. La domanda da cui partono gli studi di Feldman Barrett e dei suoi colleghi è: cosa c’è di diverso nei cervelli di queste due categorie di persone?
Feldman Barrett e i medici del laboratorio del Massachusetts General Hospital hanno studiato i risultati delle risonanze magnetiche dei cervelli di 17 superager e li hanno confrontati con quelli di altre persone della stessa età con problemi più o meno gravi di memoria o attenzione. Hanno trovato alcune regioni del cervello diverse nei due gruppi di persone: più sottili nei cervelli delle persone normali, indistinguibili da quelle di persone più giovani nei cervelli dei superager. Le regioni cerebrali in cui è stata notata questa differenza non sono quelle che per anni si è pensato avessero a che fare con le funzioni cognitive, cioè quelle che si attivano nei processi legati alla conoscenza, ma quelle che hanno a che fare con le emozioni, come il giro cingolato e la corteccia insulare.

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JACK NICHOLSON stars as Edward and MORGAN FREEMAN stars as Carter in Warner Bros. Pictures’ comedy drama “The Bucket List.”

Le moderne neuroscienze hanno abbandonato l’idea che ci sia una distinzione tra le regioni del cervello che svolgono le funzioni cognitive e quelle che invece si occupano delle funzioni emotive. Lo studio di Feldman Barrett e colleghi ha rivelato che la parte del cervello complessivamente indicata con l’espressione “sistema limbico” – che comprende centri di comunicazione generale tra altre aree del cervello e ha anche funzioni relative al linguaggio, alla gestione dello stress e alla coordinazione degli stimoli sensoriali – ha un ruolo fondamentale nella qualità dell’invecchiamento. Le persone anziane in cui il sistema limbico è più spesso ottengono risultati migliori nei test di memoria e attenzione, come memorizzare una lista di nomi e ripeterla a venti minuti di distanza.
Come si diventa un superager
Non è ancora del tutto chiaro, ma i ricercatori del gruppo di Feldman Barrett hanno un’ipotesi, confermata anche da altre ricerche sul tema: bisogna impegnarsi molto e continuativamente in un’attività. Il sistema limbico aumenta la sua attività quando le persone si impegnano in qualcosa di difficile, sia che si tratti di uno sforzo intellettuale sia fisico, per questa ragione si può conservare bene questa parte del cervello allenandola sia con attività fisiche che mentali.
La maggiore difficoltà che si incontra nel tenere allenate queste parti del cervello è che quando le si usa più del solito si ottengono anche effetti negativi: ci si sente stanchi, in difficoltà e frustrati. È qualcosa che sperimentiamo tutti quando abbiamo a che fare con un problema di matematica o proviamo a superare i nostri limiti fisici. Per Feldman Barrett questo fenomeno si può riassumere con un motto del corpo militare dei marine: «Pain is weakness leaving the body», cioè «Il dolore è la debolezza che lascia il corpo». I superager sono come i marine, cioè sono molto abili ad affrontare i fastidi temporanei legati agli sforzi intensi, e grazie a questa qualità riescono a conservare una memoria più acuta e una maggiore abilità di attenzione.
Feldman Barrett ha sottolineato che però fare giochi come i cruciverba, i sudoku o quelli proposti da siti e app per allenare la mente non è abbastanza. Queste attività sono abbastanza piacevoli e non richiedono sforzi o sofferenze. Con l’avanzare dell’età spesso si cerca di dedicarsi solo ad attività leggere, ma secondo gli ultimi studi la cosa sembra controproducente. Il consiglio per diventare un superager – che si può prendere come un proposito di inizio anno – è quindi iniziare a fare un’attività davvero impegnativa, come imparare una lingua straniera, seguire un corso online o esercitarsi con uno strumento musicale

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