Cibi a chilometro zero: bisogna saperne di più

Pubblicato il 25 Febbraio 2009 in , da Vitalba Paesano

Con il termine “cibi a chilometro zero” si intendono i “local food“, cioè quelli che fino a qualche tempo fa si chiamavano i prodotti del territorio, alimenti specifici di ciascun luogo, frutto della tradizione e della competenza storica dei produttori di zona. Nel mondo c’è ora un movimento che crea maggiore consapevolezza sulla necessità di utilizzare prodotti di stagioni, coltivati nelle vicinanze della propria residenza. Per risparmiare su tutto. tempi, costi, carburante. Chiaro, no? Cosa accade  in Italia?

Un pasto medio può percorrere più di 1.900 km in camion, nave o aeroplano prima di arrivare in tavola!
Secondo un’indagine della Coldiretti

  • un vino australiano per giungere sulle tavole italiane deve percorrere oltre 16mila chilometri con un consumo di 9,4 kg di petrolio e l’emissione di 29,3 kg di anidride carbonica, mentre
  • la frutta dal Cile deve volare per 12mila chilometri con un consumo di 7,1 kg di petrolio, liberando 22 kg di anidride carbonica.

Il prezzo finale del prodotto è condizionato dal caro-petrolio, ma anche dai costi della logistica che incidono per il 35% sui costi di distribuzione dell’ortofrutta. È proprio grazie a una raccolta firme della Coldiretti che quest’anno in due regioni italiane, Veneto e Calabria, le amministrazioni si sono attivate approvando leggi a favore dei cibi “a chilometri zero”, promuovendo prodotti locali in mense, ristoranti e anche nella grande distribuzione, con l’obiettivo di combattere i rincari dovuti all’aumento del costo del petrolio e l’impatto sul clima provocato dall’emissione di gas serra dei mezzi di trasporto. Il Consiglio Regionale del Veneto ha approvato un provvedimento (Legge regionale 25 luglio 2008, n. 7 BUR n. 62/2008) per sostenere con i consumi istituzionali il cibo prodotto sul territorio. Secondo i dati Inea (Istituto nazionale di economia agraria) il Veneto è la seconda regione in Italia per importazione di prodotti agricoli dall’estero. E pensare che in questa regione si producono ben 38 vini Doc, Docg, Igt, 366 prodotti tradizionali iscritti all’elenco del Ministero delle Politiche Agricole, 21 prodotti Dop/Igp; inoltre l’agricoltura veneta produce frutta, latte e formaggi, carne, uova, vino e zucchero in quantità superiore al fabbisogno dei quasi 5 milioni dei suoi abitanti. Da Padova, grazie al sostegno di Coldiretti Veneto, è partita anche l’idea dei ristoranti “a chilometri zero” che propongono cibi locali e materie prime reperiti in un raggio massimo di 100 km. Un vero e proprio marchio quello dei “Menu a km 0” che identificano un nuovo stile gastronomico, nel rispetto della natura e della stagionalità.
L’osteria “Vitanova” di Padova è stata la prima a ricevere il marchio adesivo “km 0” grazie alle schegge di Grana Padano (km 29), alle scaglie di formaggio Asiago (km 27), alla bruschetta con olio d’oliva (km 28) al radicchio fior di Maserà (km 16) e al vino Colli Euganei (km 27). Per ora la certificazione “km 0” riguarda 16 ristoranti veneti, ma l’esperimento sta coinvolgendo trattorie, osterie e locali in tutta Italia. A settembre Il Parco Nazionale dell’Appennino tosco emiliano  in collaborazione con le federazioni Coldiretti di Massa, Lucca, Reggio Emilia e Parma ha proposto una competizione tra ristoranti che hanno sede nei Comuni del Parco. Premiati i migliori ‘menu a chilometri zero’: ammesse solo specialità locali e prodotti di stagione cucinati secondo ricette tradizionali, capaci di valorizzare il patrimonio gastronomico locale. 

La filiera corta e i Mercatali in Toscana
Anche la regione Toscana ha promosso il progetto FILIERA CORTA – Rete regionale per la valorizzazione dei prodotti agricoli toscani; con delibera di Giunta Regionale n°335 del 14/05/2007 ha stanziato 3 milioni di euro per avviare 36 iniziative di promozione, 14 spacci gestiti in forma associata da imprenditori agricoli con apertura quotidiana, 3 punti informativi e di vendita nei musei, numerosi corner shop in ristoranti, alberghi e negozi . Nei prossimi tre anni nasceranno in Toscana 10 nuovi mercatali, i mercati contadini di qualità, in cui si vendono prodotti di stagione e tipici come olio, vino, marmellate, formaggi. In Toscana si calcolano già una decina di esperienze di questo tipo che hanno preso il via dal primo Mercatale di Montevarchi, organizzato da giugno 2005, il secondo sabato di ogni mese. Qui si ritrova un’ampia scelta di prodotti freschi, locali e tradizionali: 50 bancarelle dove contadini, allevatori e artigiani vendono e raccontano frutta e ortaggi, farina e miele, salumi e formaggi, olio e pollame, pane e vino, confetture e conserve, tartufi e carne… tutto proveniente da produzioni sostenibili. Il Mercatale vuole essere un’opportunità economica per produttore e consumatore, ma è anche un’iniziativa culturale e sociale, per favorire la conoscenza delle produzioni locali e contribuire allo sviluppo della filiera corta capace di coinvolgere produttori, consumatori, ristoratori, trasformatori, commercianti.

 

One thought on “Cibi a chilometro zero: bisogna saperne di più

  1. Cari amici grey panthers, vi è piaciuto l’argomento? Che ne dite allora di provare a comporre dei menu rispettando la regola del chilometro zero? Ognuno di noi vive in un’area geografica diversa: potrebbe risultare un ricettario davvero innovativo. Chi ci sta? Se volete apriamo una discussione.vp

Comments are closed.