Ingenium Re, fondata dall’Architetto Marco Tamino, inaugura uno dei business center più innovativi nel panorama italiano: il Da Vinci Center, situato in prossimità dell’aeroporto della capitale.
“Investire nella qualità dei luoghi di lavoro e soprattutto nei servizi, negli spazi di incontro e di relax non è un lusso inutile, al contrario, incrementare il benessere e la soddisfazione di chi lavora stimola sinergie, lo scambio e la partecipazione attiva ai processi produttivi e porta a vivere meglio il lungo tempo che dedichiamo al lavoro ogni giorno” sostiene Marco Tamino.
Il DVC è un complesso edilizio di 40.000 m2 di uffici e 20.000 m2 di aree dedicate ai servizi, sorto nel nuovo distretto fieristico della capitale a breve distanza dalla Roma/Fiumicino, che aggiunge un tassello significativo all’architettura della Roma moderna. Un progetto all’avanguardia studiato per confrontarsi con i nuovi modelli di efficienza, flessibilità e comfort che si stanno affermando nel terziario a livello internazionale.
Due volumi edilizi di otto piani – uno a pianta ellittica e uno semicircolare con sezione variabile – sono composti seguendo un movimento circolare che racchiude, al suo interno una piazza attrezzata che contiene gli spazi ed i servizi comuni e che rappresenta il centro fisico e simbolico della composizione.
I due elementi edilizi, diversi per andamento e conformazione, hanno caratteristiche costruttive e finiture esterne simili. Le facciate di entrambi gli edifici sono in vetro serigrafato con texture che assumono densità e sfumature cromatiche diverse in funzione della posizione occupata, dell’esposizione e dell’altezza del suolo. L’architettura si smaterializza e trova una propria specificità non tanto e non solo nel design delle forme e dei materiali, quanto nel gioco dei riflessi, dei rimbalzi di luce e delle velate introspezioni che si aprono tra i diversi ambienti e tra interno ed esterno.
L’applicazione delle serigrafie permette di aumentare le prestazioni dei vetri, mantenendo un valore del fattore solare riducendolo fino al 33% e migliorando il comfort visivo degli ambienti interni. Questi accorgimenti, unitamente alla morfologia degli edifici, alla ventilazione naturale prodotta nei grandi atri, all’ottimizzazione degli impianti ad alto rendimento e all’impiego delle energie rinnovabili, garantiscono all’edificio la Classe energetica A +, il primo e unico a Roma.
I materiali che dominano nel complesso architettonico, oltre al vetro, sono quelli della tradizione locale come il travertino, il basalto ed il legno. I corpi illuminati interni ed esterni sono di «iGuzzini», mentre i lampadari decorativi sospesi che impreziosiscono i grandi atri sono di «Artemide» e «Norlight».
Il verde e la luce naturale entrano nei fabbricati grazie ai grandi portali, alle coperture in vetro, alle composizioni di moduli in vetro e specchio sabbiato che moltiplicano lo spazio e gli effetti luminosi, fino a raggiungere i “roof garden” affacciati sul paesaggio dell’agro romano.
Le scale interne tornano a quell’importanza che hanno sempre avuto nell’architettura storica e la mobilità verticale è associata ad un esperienza spettacolare e dinamica dello spazio.
“La qualità dei luoghi e dei servizi che non sono strettamente operativi, come gli spazi di distribuzione, di sosta, per il relax, per l’incontro o per le esigenze personali e familiari dei lavoratori è stata spesso ignorata nel nostro paese, in particolare nel terziario pubblico. Inizia tuttavia a farsi strada, soprattutto a livello internazionale, una tendenza che invece trova in questi valori un fattore di successo anche per il raggiungimento di maggiori livelli di produttività e competitività aziendale. Il reclutamento stesso delle professionalità migliori appare oggi condizionato dalla natura degli spazi di lavoro e dei servizi alle persone e alle famiglie che l’azienda è in grado di offrire” dichiara Marco Tamino.
Infine, di grande effetto scenico è l’illuminazione delle facciate esterne sulle quali i fari led della «Martin» proiettano nelle ore notturne, luci policrome che sfumano dal blu al turchese, passando per il viola, conferendo al complesso un’ immagine evocativa e una particolare riconoscibilità.