Oggi le società informatiche valutano entro 24 ore l’89% dei contenuti segnalati e rimuovono da Internet il 72% dei contenuti ritenuti illeciti incitamento all’odio. Questi sono i frutti dell’entrata in vigore del Codice di condotta dell’Unione Europea. I dati sono ancora più significativi se confrontati con il 40% e il 28%, le percentuali del 2016, anno in cui il Codice è stato varato. Ora, però, è necessario un miglioramento del feedback agli utenti. La decisione quadro europea sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia qualifica come reato l’istigazione pubblica alla violenza o all’odio nei confronti di un gruppo di persone, o di un suo membro, definito in riferimento alla razza, al colore, alla religione, all’ascendenza o all’origine nazionale o etnica. L’istigazione all’odio, quale definita nella decisione quadro, costituisce reato anche quando avviene online.
L’Unione europea, gli Stati membri, i social media e altre piattaforme condividono tutti la responsabilità collettiva di promuovere e favorire la libertà di espressione nel mondo online e, nel contempo, sono tutti tenuti a vigilare che Internet non diventi un ricettacolo di violenza e odio liberamente accessibile.Nel maggio 2016, per far fronte al proliferare dell’incitamento all’odio razzista e xenofobo online, la Commissione europea e quattro colossi dell’informatica (Facebook, Microsoft, Twitter e YouTube) hanno presentato un “Codice di condotta per contrastare l’illecito incitamento all’odio online“. Nel 2017 la Commissione ha adottato anche una comunicazione contenente una serie di linee guida, destinate alle piattaforme, sulle procedure di segnalazione e azione per contrastare i contenuti illegali online. Si tratta di un documento di orientamento che, in particolare, sottolinea l’importanza di contrastare l’illecito incitamento all’odio online e la necessità di continuare a favorire l’attuazione del Codice di condotta.
Nel 2018 poi sono entrate in vigore regole sia sulle misure applicabili a tutti i tipi di contenuti illegali sia una specifica sulle azioni speciali che le piattaforme dovrebbero intraprendere per contrastare la presenza di contenuti terroristici. Per quanto riguarda le norme applicabili a tutti i tipi di contenuti illegali, la raccomandazione prevede meccanismi di segnalazione e azione più chiari, strumenti più efficaci e tecnologie proattive, garanzie più solide a tutela dei diritti fondamentali, un’attenzione particolare alle piccole imprese e una più stretta collaborazione con le autorità. Seconco Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione “la cosa più importante è che il Codice funziona perché rispetta la libertà di espressione. Su Internet si naviga per condividere opinioni e trovare informazioni con un semplice clic e nessuno dovrebbe sentirsi a rischio o minacciato a causa di contenuti illegali improntati all’odio che vi restano memorizzati.”
Dal 2016, anno in cui è stato varato, il Codice di condotta continua a promuovere progressi costanti e oggi, come conferma la recente valutazione, le società informatiche reagiscono con prontezza per contrastare i contenuti di incitamento all’odio razziale e xenofobo che vengono loro segnalati. Esse, tuttavia, devono ora migliorare il feedback agli utenti che segnalano tali contenuti e garantire maggior trasparenza sulle notifiche e sulle cancellazioni effettuate. I contenuti illegali vengono cancellati in modo sempre più rapido, ma senza sfociare in eccessi: il tasso di rimozione indica infatti che la revisione effettuata dalle società informatiche continua a rispettare la libertà di espressione. Grazie al Codice, inoltre, le organizzazioni della società civile, le autorità nazionali e le piattaforme informatiche hanno creato partenariati per promuovere attività di sensibilizzazione e di educazione. Ora quattro nuove società hanno deciso di aderire al Codice: Google+, Instagram, Snapchat e Dailymotion.