di Cecilia Malmström – Commissario europeo per gli Affari interni
Garantire la sicurezza e l’incolumità di ciascun cittadino, rispettandone allo stesso tempo la libertà e i diritti fondamentali, rappresenta una straordinaria sfida per i responsabili politici nel settore degli affari interni. In molti sono giustamente preoccupati per il rischio che, in nome della sicurezza, i governi possano reagire, e quindi legiferare, in modo eccessivo per rispondere ad ogni sorta di minaccia, dal terrorismo informatico ai discorsi di istigazione all’odio, e così via.
L’Unione europea si è impegnata in prima linea per garantire che la libertà e i diritti dell’individuo restino profondamente ancorati alle nostre strutture di decisione politica, nonostante le reali e attuali minacce esistenti nel mondo globalizzato di oggi. Uno dei maggiori progressi conseguiti con il trattato di Lisbona è che la Carta dei diritti fondamentali costituisce ormai parte integrante della legislazione UE.
La mia conclusione in merito è che prima di procedere a un intervento legislativo occorre valutare attentamente l’impatto che qualsiasi misura proposta avrebbe sia sulla libertà che sulla sicurezza.
In merito alla questione delle vergognose immagini di pornografia infantile che continuano ad essere accessibili ai cittadini europei su Internet, sono convinta della necessità di effettuare ulteriori interventi. Per questo motivo la Commissione presenta un progetto di direttiva che mira a ridurre al minimo, almeno all’interno dell’Unione europea, tali zone oscure di Internet in cui è possibile vedere immagini criminali di abusi sui bambini.
Avanziamo questa proposta per tre ragioni principali.
In primo luogo, perché è in gioco la vita di bambini innocenti. Dietro le immagini sul web ci sono le storie di abusi sui bambini in tutto il mondo. Tali abusi costituiscono un reato di estrema gravità. Pertanto, anche se molte delle immagini disponibili agli utenti di Internet negli Sati membri provengono da paesi che non fanno parte dell’UE, dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere dei bambini innocenti.
In secondo luogo, perché la triste realtà è che oggi è disponibile un elevato numero di immagini volgari e l’inazione comporta il rischio che la visione di simili immagini si “normalizzi” come un comportamento ammissibile nella mente di coloro che sono indotti a visitare siti web non regolamentati.
La terza ragione è la necessità di un approccio comune in Europa per ridurre i vuoti e le lacune che si determinano inevitabilmente quando ciascuno degli Stati membri agisce indipendentemente per bloccare l’accesso ai siti in questione, la maggior parte dei quali è generata in paesi terzi.
La Commissione propone di rafforzare una serie di meccanismi atti a bloccare il contenuto. Un metodo è quello di incoraggiare i fornitori di servizi Internet a elaborare codici di condotta e linee guida per vietare l’accesso a determinate pagine web. Un altro metodo consiste nell’accelerare i processi tramite i quali la polizia e le autorità giudiziarie competenti possono bloccare determinati siti. Le proposte contengono, inoltre, rilevanti garanzie volte ad evitarne un’applicazione eccessivamente ampia. Ad esempio, l’accesso sarà bloccato soltanto laddove sia evidente che le immagini rese disponibili al pubblico riguardano un abuso sui bambini. Gli utenti, inoltre, saranno informati del motivo per cui l’accesso è stato proibito e i fornitori del contenuto avranno la possibilità di contestare tale decisione nella misura del possibile.
In merito alla regolamentazione di Internet, alcuni gruppi di difesa delle libertà civili sollevano a buon diritto la questione della libertà di espressione. Ma le immagini di abusi sessuali su bambini non possono in nessun caso essere considerate la legittima espressione di un’opinione. Questi atti degradanti nei confronti dei bambini costituiscono una palese violazione dei loro diritti fondamentali ed è per questo che l’Europa ha il dovere particolare di fare tutto il possibile per proteggerli.
La Commissione si è prodigata con il massimo impegno per formulare una risposta adeguata a tale minaccia contro la nostra società e i suoi valori fondamentali. Ora spetta al Parlamento europeo e agli Stati membri decidere come dovrà agire l’Unione europea.