Perciò, indipendentemente dagli sforzi contingenti di superare una situazione di emergenza energetica, sembra non essere più procrastinabile l’idea di interventi più strutturali a livello europeo, e quindi di una politica energetica comune che abbia tra i suoi obiettivi quello di tutelare gli approvvigionamenti e le scorte energetiche e renderli disponibili, a cittadini e imprese, a prezzi contenuti.
L’obiettivo della sicurezza in campo energetico per tutti gli stati membri dell’Unione si basa in primo luogo sul rafforzamento della cooperazione in questo settore. Questo implica la necessità di realizzare nuove infrastrutture per il trasporto dell’energia. L’Unione europea finanza progetti infrastrutturali di trasmissione dell’elettricità e del gas ogni anno, e attualmente sta esaminando una lista di 42 progetti di interconnessione, definiti dalla Commissione “progetti prioritari di interesse europeo”. Questi ultimi includono non solo la creazione di infrastrutture paneuropee, ma anche il completamento di terminali per il gas liquefatto e la realizzazione di network con paesi terzi. La realizzazione di nuove infrastrutture per il trasporto del gas non può prescindere da una politica di relazioni esterne in campo energetico che abbia lo scopo non solo di rafforzare i legami con gli Stati che tradizionalmente forniscono energia ai paesi europei, come la Russia, ma anche di creare nuove o più solide relazioni con altri paesi, come quelli del nord Africa o del Mar Caspio, attraverso partnership commerciali, progetti comuni di ricerca o accordi di partnerariato.
La necessità di aumentare il numero dei possibili fornitori di gas o elettricità si rifà al concetto di diversificazione energetica proposto dalla Commissione, per cui il consolidamento di nuove relazioni dovrebbe accompagnarsi ad una riduzione della “vulnerabilità” in caso di interruzione degli approvvigionamenti da parte di una fonte. La Commissione ribadisce però anche il concetto diversificazione energetica intesa come un ma anche al ricorso sempre più frequente a fonti di energia alternative: il pacchetto 20-20-20 approvato dal Consiglio europeo lo scorso Dicembre, ha lo scopo tra gli altri, di passare dal 8.5% al 20% il consumo energetico proveniente da fonti di energia rinnovabili. Il pacchetto 20-20-20, prevede inoltre la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, per fare fronte agli impegni dell’Unione sul climate change , e un aumento dell’efficienza energetica . In questo modo, la Commissione si pone l’obiettivo non solo di rendere più sicure le proprie risorse energetiche, ma al contempo di avvicinarsi a fonti di energia più pulita e cercare di ridurre gli sprechi energetici.
Per garantire la sicurezza in campo energetico la Commissione intende inoltre promuovere anche alcuni meccanismi a livello europeo per garantire un livello adeguato di scorte di gas naturale e di petrolio presso gli stati membri, come l’obbligo di mantenere le riserve di energia presso strutture nazionali piuttosto che presso operatori commerciali (secondo la Direttiva 2004/67/EC ) e la creazione di un regolare processo di auditing per il monitoraggio degli stock di energia a disposizione nei singoli paesi.
Gli eventi di questi giorni fanno ben sperare rispetto alla prospettiva di avere una politica e un mercato unico dell’energia. L’Unione europea si è, infatti, presentata, e questo non è purtroppo sempre il caso, con una voce unica e gli Stati membri hanno di concerto adottato una comune linea verso la crisi in atto. Mancano però ancora meccanismi automatici sia di coordinamento che di solidarietà verso gli stati più colpiti e le decisioni in materia di misure da adottare nei casi di crisi sono ancora prese a livello dei singoli stati. Le misure da adottare sono pronte, adesso è necessaria l’implementazione di alcuni degli strumenti proposti dalla Commissione, la cui discussione è prevista per il prossimo Consiglio europeo sull’energia di marzo.
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