È una circostanza talvolta sgradevole ma si può fronteggiare senza troppi patemi: si tratta di ipoacusia, il termine scientifico per indicare la riduzione della capacità uditiva. S’incontra di solito in chi non è più giovanissimo ma può manifestarsi anche in altre fasi della vita, con modalità e per ragioni diverse da persona a persona.
Riconoscere in quali occasioni è più arduo percepire i suoni con chiarezza è il primo passo per identificare la natura del problema.
- Distinguere le parole quando qualcuno vi parla in un luogo affollato,
- comprendere con difficoltà chi comunica sottovoce o per telefono,
- dover alzare il volume della televisione per non perdersi nessun dialogo: queste sono alcune situazioni-spia di un calo uditivo.
Ma quali sono le cause più frequenti?
- Alcune abitudini rischiose possono favorire lo sviluppo dell’ipoacusia. Tra queste possiamo includere:
- esporsi a rumori forti per un lasso di tempo eccessivo;
- abusare di fumo e bevande alcoliche;
- assumere spesso farmaci ototossici, che potrebbero cioè danneggiare l’apparato uditivo (alcuni antibiotici rientrano in questa categoria).
2. Altri fattori indipendenti dalla nostra volontà possono inficiare la purezza dei suoni che raggiungono le orecchie:
- l’ipoacusia si può ereditare da un consanguineo o
- può derivare da infezioni, virali o batteriche, ma può anche
- essere la conseguenza dell’otosclerosi, cioè di una cattiva mobilità di martello, incudine e staffa – i tre ossicini dell’orecchio medio -, in seguito a un blocco nell’articolazione di quest’ultima.
3. L’ipoacusia può inoltre classificarsi anche in base alla sede del difetto, cioè alla parte dell’orecchio dove si manifesta la patologia.
- L’ipoacusia trasmissiva, per esempio, indica un problema che riguarda il padiglione auricolare (orecchio esterno) oppure l’orecchio medio, che convogliano l’onda sonora inizialmente verso il timpano, poi nella chiocciola o coclea.
- Se invece è l’orecchio interno a essere coinvolto, in particolare la coclea, si parla di ipoacusia neurosensoriale. In questo caso la chiocciola non riesce più a convertire correttamente le onde sonore in segnali nervosi, che il cervello è deputato a “tradurre” in sensazioni uditive. Il funzionamento non perfetto della coclea può derivare dal fisiologico invecchiamento delle cellule ciliate oppure da una loro lesione; per questo motivo è utile “dare ascolto” ai primi segnali di difficoltà nel percepire i suoni e i rumori che ci circondano.
Per ogni esigenza esiste una soluzione specifica, che uno specialista può disegnare apposta per ciascuno di noi, dopo un’accurata valutazione. Ritagliarsi del tempo per un controllo uditivo, infatti, può essere la scelta migliore per prevenire problemi più importanti.
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