È il 1976 quando del cuore della vecchia Milano, zona Garibaldi – Brera, in Largo La Foppa, 4, in un ex negozio a sua volta ricavato da un’antica cantina di vini, nasce l’Obraz Cinestudio. È in questa saletta di 100 posti che fino al 1990 un’intera generazione di spettatori formerà la propria cultura cinematografica.
Nato nel 1968 dall’omonima associazione il cui gruppo fondatore è costituito da otto soci, il cineclub, il cui nome significa “concetto tradotto in immagini” termine molto usato dal grande regista sovietico Sergej M. Ejzenstejn nei suoi studi teorici sul cinema, si contrappone idealmente all’americano “movie” con il quale si indica invece il cinema muto.
«Sono due modi di intendere l’ arte filmica» afferma Enrico Livraghi programmatore insieme a Sandro Studer del cineclub: «Noi scegliamo il primo».
Attraverso l’autofinanziamento il gruppo dà inizio a un ricerca e un’analisi delle cinematografie meno conosciute sostenute dall’apporto della rivista politico-culturale Metropolis.
Cultura e soldi pubblici
La programmazione è indirizzata verso il cinema straniero ritenuto molto meno provinciale rispetto a quello di casa nostra.
In poco tempo un pubblico che frequenta regolarmente le proiezioni è costituito soprattutto da giovani, ma anche da una parte degli abitanti del quartiere all’epoca ancora molto popolare. Nel giro di poco tempo però la zona Garibaldi – Brera si trasformerà rapidamente sostituendo le vecchie case di ringhiera in condomini lussuosi, bar e ristoranti alla moda.
Nel 1979 i soci sono già oltre seimila. La tessera annuale per accedere agli spettacoli, due al pomeriggio e due alla sera, costa 4mila lire e quella semestrale 2mila500 con un biglietto giornaliero di 850 lire.
L’Obraz insieme con il vicino Centro Internazionale di Brera e la Cooperativa Cinema Democratico si batte per ottenere dall’Amministrazione Civica il riconoscimento anche in termini finanziari dell’attività culturale svolta dalla sua apertura.
Non l’otterrà, ma diverse sue rassegne saranno finanziate dalla Provincia e dal Comune di Milano.
Fuori dai circuiti industriali
Sullo schermo passano anno dopo anno le immagini dei fratelli Marx (Zuppa d’ anatra è il titolo della locandina-programma che i soci ricevono a domicilio), dei registi tedeschi contemporanei, della nouvelle vague e ancora le retrospettive del Fronte Popolare francese, del Free cinema inglese, del cinema polacco, del cinema giapponese. E ancora i primi film di Bellocchio, Pasolini e Bertolucci, quelli dell’americano Robert Kramer e, nel 1983, la memorabile rassegna sul Cinema della classe operaia Usa contenente opere inedite preziosissime.
«La funzione naturale di un cineclub – ribadisce Enrico Livraghi, anima del cineclub organizzatore coltissimo, innovatore e riferimento indispensabile per i cinefili – è quella di ricercare nella storia del cinema le pellicole emarginate, quelle che rimangono fuori dai circuiti industriali per la difficoltà della sotto titolazione, operazione praticamente impossibile per quelle in 16 mm. Molto difficoltoso è ovviamente anche il reperimento dei film rari che vanno scovati presso i collezionisti privati con un lavoro paziente e faticoso».
Nel 1990 purtroppo l’Obraz è costretto a chiudere, nonostante le vivaci proteste dei suoi sostenitori. Il vecchio stabile che lo ospita è destinato alla demolizione per essere sostituito da un grosso condominio.
L’attività culturale continuerà egualmente per alcuni anni con rassegne ospitate al cinema De Amicis, locale gestito direttamente dall’amministrazione comunale, fino allo scomparsa prematura di Livraghi avvenuta nel maggio 2010.
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