01-In quasi tutti i film di Welles è presente il tema della manipolazione delle coscienze attraverso la distorsione della verità. Quarto potere, la sua opera prima, mette in scena la forza mediatica del “cittadino Kane” grazie al suo impero editoriale.
02-Il vecchio e il nuovo si incontrano e si fondono nell’Orgoglio degli Amberson. Una famiglia dell’antica aristocrazia terriera perde mano a mano potere e denaro mentre la giovane borghesia rampante costruisce un nuovo modello di società. Le vicende private dei personaggi rispecchiano l’andamento della macrostoria, ma dal confronto-scontro nessuno esce vincitore. Film pessimista, di grandissima eleganza formale, si scontrò innanzitutto con le parole d’ordine dell’ottimismo di maniera imposto alla società americana dal frangente storico della guerra in atto e Orson Welles non potè completare il suo progetto.
03-I meccanismi di un orologio da campanile con figure che si muovono è la metafora dell’uomo ridotto a ingranaggio di un meccanismo capace di stritolarlo. La riparazione di orologi è l’hobby del criminale nazista Franz Kindler, interpretato dallo stesso Welles, nascosto sotto falsa identità in una cittadina degli Stati Uniti. La vicenda poliziesca dello Straniero rimanda però ai ben più elaborati meccanismi psichici e di comportamento dell’uomo nei confronti del male. Celebre la battuta con cui Kindler si tradisce: “Karl Marx non era tedesco, era ebreo”.
04-Nel film La signora di Shanghai Orson Welles interpreta il ruolo del marinaio Michael O’Hara, voce narrante di una storia thriller in buona parte ambientata a bordo di uno yacht (il set era l’imbarcazione da diporto dell’attore Errol Flynn), ovvero di un microcosmo in cui emergono soprattutto i dissidi psicologici tra i vari personaggi.
05-La celebre sequenza finale della Signora di Shanghai, girata nel Padiglione degli Specchi del Luna Park cinese, ha un suo antecedente nell’analoga sequenza (comica) di Chaplin nel film Il circo. In questi stessi anni (1946-47) Welles dà l’idea a Chaplin di Monsieur Verdoux. Nel Circo gli specchi servivano a depistare gli agenti che inseguivano Charlot, qui hanno lo scopo di relativizzare fino ad annullarla la concretezza del personaggio che vi si riflette. Inoltre i gesti e le battute dei dialoghi rimandando sempre a un “altrove” e un “altrui” finalizzato all’accrescimento della tensione drammatica.
06-I cortei funebri di Otello e Desdemona aprono (e chiudono) l’Othello di Welles. Girate con un fortissimo contrasto cromatico, nel bianco e nero della pellicola, sulle mura di Essauira (l’antica Mogador) in Marocco, le sequenze catturano per la potenza e la plasticità della loro composizione. Un esplicito omaggio alle teorie e alle scelte registiche di un altro grande del cinema: Sergej Ejzenštejn.
07-Il gioco dell’immagine riflessa in Othello sottolinea al tempo stesso la contiguità e la distanza tra i personaggi (Iago e il Moro). Nei set dei suoi film Welles usa spesso gli specchi con questa finalità espressiva.
08-Ancora un personaggio negativo nella galleria dei ritratti interpretati da Orson Welles: il Mr Arkadin di Rapporto confidenziale. Celebre l’apologo, narrato dal personaggio, dello scorpione e della rana: uno scorpione chiede a una rana di essere portato sull’altra riva di un fiume. La rana si rifiuta, temendo di essere punta e di morire. Per convincerla lo scorpione ribatte che in quel caso anch’esso morirebbe perché non sa nuotare. La rana accetta, ma a metà del guado, si sente pungere. Morendo chiede allo scorpione: “perché l’hai fatto, visto che ora morirai anche tu?” “è la mia natura” le risponde lo scorpione mentre annega.
09-In Rapporto confidenziale, per ricostruire il passato di Mr Arkadin, il giovane Van Stratten entra in contatto con i personaggi più stravaganti. Come il funereo, ma esilarante ammaestratore di pulci interpretato da Mischa Auer.
10-Nell’Infernale Quinlan è rarissimo che le inquadrature siano ad altezza d’uomo. Lo scopo è quello di enfatizzare i caratteri psicologici dei personaggi. Anche l’illuminazione antinaturalistica ha lo stesso scopo.
11-Anthony Perkins è l’interprete principale del Processo, il film che Welles trasse dall’omonimo romanzo di Franz Kafka. L’opera verte sul rapporto tra individuo e potere attraverso un allucinante meccanismo di violenza psicologica esercitato in nome di una fantomatica giustizia.
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