sceneggiatura Thomas Lilti, Baya Kasmi cast François Cluzet (Jean-Pierre Werner) Marianne Denicourt (Nathalie Delezia) Christophe Odent (Norès) Patrick Descamps (Francis Maroini) Isabelle Sadoyan (mamma di J-P Werner) Félix Moati (Vincent Werner) genere commedia durata 98 min
Thomas Lilti, medico con la passione per la macchina da presa, dopo l’esordio con “Hippocrate” (2014), film sull’esordio nella professione medica di un giovane neolaureato, torna nell’ambulatorio del delitto con questo “Medico di campagna” che porta sullo schermo i più diffusi luoghi comuni sulla sanità di base in una zona rurale. Luoghi comuni peraltro ben fondati, come l’abnegazione e la dedizione assolute al mestiere e la capacità di curare prima lo spirito che il corpo dei propri pazienti. Tutto questo nell’accattivante bonarietà del dottor Werner che ha il volto da simpatica canaglia dell’attore François Cluzet, diventato celebre anche fuori dai confini dell’Esagono con il personaggio del ricco tetraplegico di “Quasi amici” (2011). Tutti necessari, ma nessuno indispensabile, sembra però chiosare Lilti che si diverte a mettere in disparte il venerato dottore con una diagnosi piuttosto seria: un tumore al cervello. Urge dunque un rimpiazzo, non si sa per quanto temporaneo. Il destino (la sceneggiatura) gioca così il suo asso con l’antagonista più diverso possibile e immaginabile: la non più giovanissima, ma fresca di laurea Natalie Delezia che si trova a spalare nel fango da una fattoria all’altra nel tentativo di accattivarsi le simpatie dei riottosi pazienti che non amano l’inatteso cambiamento. Con Werner che ci gioca anche un po’ dentro facendo apposta a ficcare la collega nelle situazioni più difficili da gestire. Incontro-scontro, strana coppia, happy end sono i classici luoghi comuni del narrato che scivola via come una bella favoletta quale solo il cinema francese riesce ormai a fare. In maniera così garbata da far dimenticare le ovvietà e lasciare lo spettatore alla fine della storia con il sorriso sulle labbra.
E allora perché vederlo?
Per rendersi finalmente conto che i peggiori pazienti sono i medici… malati.
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