sceneggiatura David Birke dal romanzo “Oh…” di Philippe Djian cast Isabelle Hupper (Michèle Leblanc) Laurent Lafitte (Patrick) Anne Consigny (Anne) Charles Berling (Richard) Virginie Efira (Rebecca) Judith Magre (Irène) Christian Berkel (Robert) Jonas Bloquet (Vincent) Vimala Pons (Hélène) Alice Isaaz (Josie) genere drammatico durata 126 min
Quartieri esclusivi di Parigi. Michèle Leblanc vive in una lussuosa palazzina d’epoca in compagnia di un gatto certosino. Non bellissima, è però ancora attraente, a dispetto degli “…anta”, e, soprattutto, molto ricca. Michèle infatti possiede un’azienda di videogiochi che fattura a sei zeri e che manda avanti con pugno di ferro. A cominciare dai rapporti con i dipendenti. Un matrimonio fallito alle spalle, un figlio inetto, una madre svitata, un passato da tenere nascosto e un presente che brucia. Michèle infatti è stata aggredita e stuprata in casa da uno sconosciuto in calzamaglia e passamontagna neri. Naturalmente il film ci rivela tutto questo a tappe, come in un girone dantesco che scende sempre più nell’inferno esistenziale di Michèle e del suo entourage. A partire dallo stupro, che si consuma sugli ultimi titoli di testa, per finire con il trauma infantile, che arriva a metà della storia. Il seguito è un’escalation di stupidità e violenza che non trova giustificazione se non nella voglia di solleticare gli istinti più bassi dello spettatore in un un crescendo che vorrebbe essere eclatante, ma che sconfina nel grottesco. Isabelle Hupper è stronza al punto giusto per rendere (quasi) credibile un personaggio uscito zoppo dalla sceneggiatura. Tutta eccessi e durezze non giustificati né giustificabili dal passato scabroso o dalla pochezza di familiari, dipendenti, amici e vicini. Ma questa non è una scoperta per la 65enne attrice francese abituata a lavorare con grandissimi registi – Godard, Wajda, Losey, Ferreri, Bellocchio… – oltre che con mediocri cineasti. Verhoeven, purtroppo, appartiene alla seconda categoria, nonostante qualcuno continui a ritenerlo un maestro del cinema. E a ritenere che i vari “Robocop”, “Basic Instinct”, “Starship Troopers” e “Total Recall” siano capolavori. Come se bastasse essere retorico, debordante, eccessivo ed esibizionista per meritare il plauso (della critica), oltre che l’applauso (del pubblico). Perché tale è il cinema del regista olandese e questo film in particolare: una storia senza capo né coda costruita per “épater les bourgeois” quando ormai di borghesi da sbalordire (o scandalizzare) non ce ne sono più. E poi che senso ha prendere con la violenza una donna che in una notte buia e tempestosa si concederebbe volentieri e spontaneamente?
E allora perché vederlo?
Per ammirare come il talento di una grande attrice emerga anche in un film sbagliato
Abbiamo notato che quest’anno le recensioni da lei scritte, relative ai film presentati all’Umanitaria dal docente Zanzi Riccardo, non seguono più l’ordine cronologico della proiezione dei film ma sono esposte un po’ in ordine sparso creando notevole difficoltà a individuare il film del giorno e quindi relativo abbandono della consultazione del sito.
Chiediamo, gentilmente, di esporre le recensioni, che riteniamo sempre interessanti anche se a volte ci trovano in disaccordo, all’inizio dell’elenco per ordine di proiezione.
La ringrazio per l’attenzione, anche a nome degli amici di cui ho fatto da portavoce.
Cordiali saluti
Bruna
Gentile amica, verificheremo ulteriormente, tuttavia quando riceviamo i materiali è indicata la data di pubblicazione sinergica agli eventi e al massimo l’anticipiamo di 24, ma certo non facciamo altre modifiche. Monitoriamo tutti e scopriremo l’arcano! Cordialmente e grazie per il feedback
Gentile amica, abbiamo verificato. Naturalmente ha ragione, ma è tutta colpa dell’automatismo del sito che tiene al primo posto l’ultimo inserito e classifica tutti gli altri in base a un ordine che stiamo studiando. Morale: dica agli amici di Humaniter che nei primi tre posti trovate i film presentati in questo nuovo anno scolastico. Provvederemo al più presto a mettere in archivio quelli degli anni precedenti per… vincere sulla tecnologia a vantaggio della nostra lettura! Molto cordialmente e grazie per la segnalazione
Gentile Dotoressa Paesano,
solo per segnalare che i primi quattro film proiettati in Humaniter (al giovedi – docente Zanzi) sono, in ordine cronoglogico:
1. In guerra per amore (primo nell’elenco Grey Panthers);
2. Captain fantastic (secondo nell’elenco Grey Panthers);
3. Elle (ventesimo nell’elenco Grey Panthers);
4. Il Cliente. (diciannovesimo nell’elenco Grey Panthers).
“Elle”: un film non molto equilibrato.
Buona l’idea di sottolineare la perversione ipocrita della società borghese contrapponento alle forme attive (Isabelle Hupper-Michèle Leblanc quando esercita il proprio potere e quando lo lascia esercitare su di sé dal violentatore-Patrick, Laurent Lafitte – una vera e propria “pesonalità autoritaria” -, Patrick violentatore e al contempo neo sposo integerrimo ed Alice Isaaz-Josie, nuora di Isabelle Hupper-Michèle Leblanc, che vitupera il fragile figlio di fronte alla madre Isabelle Hupper-Michèle Leblanc) alle forme passive (Anne Consigny-Anna la moglie di Patrick fervente cattolica che, conscia di ciò che ha fatto il marito Patrick, nel finale dice serenamente a Isabelle Hupper-Michèle Leblanc “sono sicura che mio marito le ha lasciato qualcosa”. Se possibile ancor più perversa di Michèle).
Meno buona l’idea di lasciarsi sopraffare dalla coazione a ripetere la scena della violenza carnale – quasi che Verhoeven stesso dubiti che non abbia presa sul pubblico – senza svilupparne le ricadute, né approfondire le ragioni della complicità prima e del distacco poi di Michèle dal violentatore-complice Patrick. Va detto che Verhoeven avrebbe potuto rappresentarla in modo più crudo e, per fortuna del pubblico, si è astenuto.