sceneggiatura Matt Ross cast Viggo Mortensen (Benjamin Cash) George McKay (Bodevan Cash) Samantha Isler (Kielyr Cash) Annalise Basso (Vespyr Cash) Nicholas Hamilton (Rellian Cash) Shree Crooks (Zaja Cash) Charlie Shotwell (Naj Cash) Trin Miller (Nail Abigail Cash) Steve Zahn (Dave) Kathryn Hahn (Harper) Frank Langella (Jack Bertrang) Ann Dowd (Abigail Bertrang) genere drammatico durata 118 min
Da una decina d’anni la famiglia Cash (padre, madre e sei figli, tre maschi e tre femmine) vive tra le montagne dello stato di Washington (Nord-ovest degli Usa) in una specie di campeggio permanente nutrendosi con quello che offre la natura e seguendo una rigorosa disciplina fisico-mentale che comprende dure prove atletiche e altrettanto ardue letture. La storia però inizia con l’assenza della mamma, ricoverata in clinica per disturbi nervosi. Tocca quindi a papà Cash mandare avanti la baracca, con il completo e totale allineamento dei rampolli alle dure tabelle di apprendimento. Mai un moto di stizza, mai un’insubordinazione, un mugugno. Tutti sempre felici e contenti, dagli 8 ai 18 anni, di farsi massacrare in prove estenuanti. Un grave evento induce però la family a montare su un pullman-camper e viaggiare verso il New Mexico (2mila e passa km più a Sud) verso la casa dei nonni che vedono lo stravagante genero come il fumo negli occhi. Non riveliamo oltre anche perché il punto sta decisamente da un’altra parte rispetto alla saga di chi abbandona la civiltà per immergersi in un paradiso incontaminato. Bisogna infatti dire che, al contrario di quanto strombazzato in giro, Captain Fantastic non è un film ecologista! È ecologico uccidere a mani nude un cervo e passare per questo dal novero dei ragazzi a quello degli adulti? È ecologico un furto al supermercato? È ecologico regalare coltelli da Rambo a dei bambini? Dunque qual è la sostanza di questo giovan-marmottismo elevato a sistema? Null’altro che il vecchio, trito e ritrito mito della frontiera tanto caro al cinema (e alla letteratura) americana più retrivi. Non a caso dal collo di babbo Cash pende un martello di Thor, che la dice lunga sulla vera matrice ideologica del personaggio al di là degli sproloqui su marxismo, maoismo, potere al popolo e delle icone (Naom Chomsky, Jesse Jackson) esibite come totem. Certo tutti i Cash sono mediamente più in forma e intelligenti dei debosciati e obesi abitanti delle metropoli, che passano il tempo tra hamburger e playstation. Ma, ancora una volta, la morale è sbagliata. Così come sbagliate, da un punto di vista drammaturgico, sono le scene in casa degli zii e la ridicola infatuazione amorosa del giovane Bodevan. Il peggio però lo riserva il finale con uno dei funerali più insulsi, beceri e falsi che si siano mai visti al cinema. Tanto per capirci: se si vuole davvero calarsi in un’atmosfera di autentica armonia con la natura, compresa una gioiosissima cerimonia funebre con musica, canti e balli, si veda l’episodio del “Villaggio dei mulini” nel film Sogni (1990) di Akira Kurosawa. Non per nulla, invece, questo Fantastico Capitano si conclude come uno spot del Mulino Bianco.
E allora perché vederlo?
Per avere l’idea di dove Donald Trump abbia preso i voti che l’hanno portato alla Casa Bianca
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