The imitation game
regia Morten Tyldum sceneggiatura Graham More cast Benedict Cumberbatch (Alan Turing) Keira Knightley (Joan Clarke) Matthew Goode (Hugh Alexander) Charles Dance (comandante Dennison) Mark Strong (Stewart Menzies) Roy Kinnear (detective Nock) genere drammatico durata 110′
Il gioco dell’imitazione è un biopic (film biografico) very British come solo oltremanica sanno fare, nel solco di David Lean e sir Richard Attemborough. Qui l’oggetto dell’indagare è il matematico e crittografo Alan Turing (1912-1954), pioniere dell’informatica passato alla storia per aver decodificato il sistema Enigma utilizzato dai nazisti per le comunicazioni militari durante la Seconda Guerra Mondiale. Morto suicida a 41 anni dopo una condanna per atti osceni (in realtà la sua colpa era semplicemente essere gay). Microstoria e macrostoria, dunque, unite e complementari per narrare un frammento di vita di una nazione e un frammento di vite umane che in quel contesto si trovano a condividere un pezzo di strada. Mescolando passato, presente e futuro con un ricorso sistematico al flash-back e al flash-forward (dalla scena dell’arresto, nel 1954, si passa all’infanzia nel college, al periodo bellico per poi tornare al dopoguerra) il film tratteggia bene il carattere della personalità di Turing: sincero fino all’irritazione, mite fino al masochismo, solitario fino a rendersi asociale. Il tutto complicato dalla condizione di omosessuale in un paese e in un periodo in cui esserlo costituiva reato.
Ovviamente, per ragioni di spettacolo, il film enfatizza un poco i contrasti di carattere e le scene più drammatiche (per esempio il momento in cui si decritta Enigma, con codazzo di convoglio lasciato affondare dagli U-boat tedeschi), ma nell’insieme la sceneggiatura regge e la regia si segnala per sobrietà ed eleganza. Benedict Cumberbatch è semplicemente superlativo nei panni di Turing ottimamente spalleggiato dai comprimari con Keira Knightley, finalmente libera dai cascami fantasy di Pirati dei Caraibi, in un ruolo sfaccettato e difficile, affrontato con grinta ed efficacia. Il resto, come si dice in questi casi, è storia.
Allora, perché vederlo? Per scoprire cosa sta dietro (e dentro) il proprio personal computer.
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