sceneggiatura Hayao Myiazaki, Keiko Niwa genere animazione durata 87′
Yokoama, 1963. Alla vigilia delle olimpiadi che riporteranno il Giappone sul palcoscenico delle grandi nazioni del mondo, assistiamo alla storia quasi d’amore e a una quasi saga familiare che coinvolge due teenager, alunni della stessa scuola. Lei vive con la nonna, le sorelle minori e alcune pensionanti in una casa sulla collina che domina il porto e ha l’abitudine, presa dal padre, di issare ogni mattina due bandiere beneauguranti per le navi che solcano le acque della baia. Lui arriva ogni giorno a bordo del rimorchiatore del padre adottivo e da tempo ha notato lo strano rituale. A scuola, entrambi si impegnano per salvare il Quartiere Latino, un vecchio edificio destinato alla demolizione dove gli studenti si ritrovano al termine delle lezioni per attività culturali. Gli intrecci di famiglia derivano dalla storia dei rispettivi genitori, molto amici, capitani di mare e caduti durante la guerra di Corea. Sono forse fratellastri i due ragazzi? L’esile storia serve alla premiata ditta Myiazaki (padre e figlio, sceneggiatore e regista nonché boss del noto Studio Ghibli) per un tuffo nel passato del loro paese. A suon di canzonette d’epoca e con un corollario di immagini che sembrano tratte da un autentico album di famiglia. Un quadro d’autore che ci fa capire molto della mentalità giapponese, delle dinamiche sociali di quel lontano paese e del peso di una storia recente con cui non si sono fatti i conti fino in fondo. E per chi non ha voglia di lambiccarsi troppo il cervello, resta il piacere di una storiellina garbata raccontata con brio ed efficacia.
E allora perché vederlo?
Perché per certe cose tutto il mondo è davvero paese.
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