LE RIFLESSIONI DI GINO, UNO DI NOI: “Volontariato” (45)

Pubblicato il 22 Agosto 2021 in Letture Ideas
volontariato

Il mio lavoro e quello di Lina di volontariato è nel tempo proseguito e progredito. Abbiamo lavorato separatamente e questo ci è molto dispiaciuto, perché era proprio questo che volevamo “portare in dote” nella nuova esperienza, il nostro stare insieme. Pazienza.

Vanessa, la persona che seguivo, è andata via. Senza spiegazione. Si è presa il bambino e ha fatto perdere le sue tracce. E’ scattata la denuncia, certo. Ma il comportamento in sé risulta incomprensibile. Anche al centro che la ospitava sono rimasti spiazzati. Non se lo aspettavano.

Ho a lungo frugato nella memoria, alla ricerca di indizi, segnali, che potessero lasciar presagire. Niente. Semplicemente incomprensibile. Una formidabile barriera questa incomprensibilità per capire anche sommariamente dove e come cercarla.

Ammetto di esserci rimasto male. Di essermi sentito in qualche modo responsabile di quel gesto.

Ne ho parlato a quelli del centro. E mi hanno confortato del fatto che io avevo fino a quel momento fatto molto bene, quindi potevo liberarmi da quella preoccupazione. Comunque sia, la sua fuga mi ha fatto capire qualcosa di nuovo, che cosa davvero significa “dare” nel volontariato.

Dare è semplicemente dare. Il ricevere, la soddisfazione della riconoscenza, il grazie atteso non sono qualcosa di automatico, di scontato. Nella forma e nella sostanza.

Vanessa se n’è andata. Nel suo modo, spiccio e ruvido. Chi lo sa che cosa si è depositato in lei del tempo che abbiamo passato insieme. Lei lo sa, non io. Perché devo leggere disapprovazione nella sua fuga? O fallimento? Ho dato quel che ho potuto, meglio che potevo. Stava a lei raccoglierlo o meno. Magari non è stato in grado di raccoglierlo ora. O lo ha raccolto e la fuga è per buttarsi (lei è fatta così) in una nuova e decisiva avventura. Magari è solo confusa, e avrà bisogno ancora di tempo per capire. Una fuga solo per non decidere. In quegli incontri è stato seminato qualcosa. E il volontariato è anche questo: aspettare che il frutto maturi, se mai maturerà. I tempi dell’altro non sono i nostri tempi.

Volontariato non è uno scambio, un “do ut des”.

Ho capito anche che il volontariato è veicolo di felicità perché ti permette di poter dare quel che vuoi, di tirare fuori il meglio di te. In piena libertà di scelta. E’ una scelta di responsabilità, perché ti giochi. Non c’è un “ruolo” dietro il quale magari nascondersi, ripararsi. Non c’è un capo cui “rifilare” ogni responsabilità. Lì, davanti alla persona disposta a ricevere aiuto ci sei tu, solo tu, in presa diretta. Niente filtri, insomma. Non c’è spazio per dire “se fosse dipeso da me”.

Lina condivide molto questi pensieri. Sottolinea l’aspetto del “coraggio”. Porsi senza filtri espone al doversi mettere in discussione, fare i conti con i propri limiti. E anche questo conta.

 

Sia come sia, venuto meno l’impegno di Vanessa, ho deciso per il momento di sospendere. Riprenderò quando mi sentirò meglio. Lina andrà avanti invece. E’ molto contenta per quel che sta facendo e non vuole fermarsi.

Ripenso al tempo speso al centro, e sempre di più mi convinco che aiutare gli altri fa stare bene. Al di là di ogni teoria possibile, resta comunque una “verità”: che il nostro star bene passa attraverso lo star bene degli altri. La relazione come luogo primario del nostro benessere. Poi viene tutto il resto.

 

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.