Ho parlato con Lina di Mario. Lo andremo a trovare. E in fretta. La sensazione è che più in là potremmo trovare la panchina vuota. Lina condivide. Ha il dono (ed io ne sono il maggior fruitore) di saper contagiare con delicatezza, con calibrazione (quasi) perfetta le anime afflitte. Del suo entusiasmo per la vita. Sarebbe un’ottima motivatrice. Con me ci è riuscita in pieno. E forse per Mario potrebbe essere importante. Prima di andarsene definitivamente.
Ed intanto Eusebio non mi molla. Si è ancora fatto vivo.
Mi deve assolutamente parlare. Ho lasciato che tracimasse con i suoi giudizi su Mario. Per lui è matto. Punto. Questa volta mi sono fatto invitare a pranzo, visto che mi aveva anticipato che aveva bisogno di me per un problema suo scottante. Per una volta smetto di essere gentile di tasca mia. E lui mi porta nel posto sbagliato. Alla mitica birreria di Lambrate. Posto di scorribande giovanili, chiassoso, movimentato, direi per nulla discreto. Proprio per giovani.
Ordina lui per tutti e due: panino e salsiccia, birra scura. E arrivano due grossi panini con salsicce grosse come cetrioli. La birra in boccali da un litro, la schiuma scura e profumata. Spero lo stomaco regga, quella è roba da giovani…
Attacca con il suo problema, questione di vita o morte. E’ eccitatissimo nel presentarmelo, in men che si dica il boccale rimane orfano della bruna linfa. E’ agitato. Lì per lì penso sia colpa della birra e la sorseggio appena.
“Gino, ti ricordi quando ti parlai delle due clienti con le quali ho un rapporto…”
“Diciamo molto, molto stretto”, lo interrompo.
“Si diciamo così, molto stretto”
“E qual è il problema? Per caso tua moglie ha trovato tracce di rossetto sul fazzoletto?”
“Peggio, peggio…”
“Cosa c’è di peggio? Non capisco!”
“Una mi vuol sposare e l’altra vuole che vada a vivere con lei.”
E’ già sul secondo boccale. Ha gli occhi quasi spiritati. Non è la birra, almeno non solo.
“E io dovrei aiutarti a tirarti fuori da questo casino?”
“Si Gino, tu devi parlare con loro, farle ragionare. Con il tuo tono pacato.”
“Ma stai scherzando? Mi vuoi mettere di mezzo?”
“E ambedue mi hanno minacciato che se dico loro di no, spifferano tutto a mia moglie.”
“Fantastico! Qui c’è materia per un film comico di successo. Magari Checco Zalone sarebbe interessato.”
“Gino, non fare lo st… devi aiutarmi.”
“No, io non mi metto di mezzo. Cerca qualcun altro. Possiamo trovare insieme come uscirne, ma sei tu che devi risolvere la cosa. A 60 anni ti comporti come un bambino. Io non faccio il padre che va a scusarsi per le marachelle del figlio. Scordatelo. Cerca qualcun altro. Io no.”
“Gino, ti prego, sono nelle tue mani!”
“Tu non hai bisogno di me, hai bisogno dello psicologo. Hai fatto la frittata e poi speri che qualcun altro ti risolva il problema?”
Sono proprio arrabbiato. Avrei voluto piantarlo lì, lui e le sue stupidate sessuali. Ma non posso. Ho davanti una persona disperata. Forse l’unico vero aiuto che posso dargli è di farlo uscire dalla sua disperazione. Alle volte i problemi non riusciamo ad affrontarli perché il vero problema sono le nostre angoscie e le nostre paure.
“Allora Eusebio, seguimi un attimo. Immagina che il problema sia completamente superato. Che tu sia al di là della tua agitazione. Prova a descrivere la nuova situazione in cui ti trovi.”
“Spiegati meglio.”
“Prova a immaginare come sarà il rapporto con tua moglie, con il tuo lavoro, con quelle due donne. Prova. Immagina che cosa desideri che accada.”
“Beh, che io continuo il mio lavoro, il rapporto con mia moglie continui ad essere quello di sempre e…”
“Con le due donne? Immagini di continuare comunque a frequentarle?”
“Mi piacerebbe, certamente…”
“Eusebio…..botte piena e moglie ubriaca, vedo.”
“Si credo che loro nel quadretto non rientrano più.”
“Bene. Allora, pensa come farle uscire dal quadretto.”
“Bravo! Siamo di nuovo al punto di partenza! Grazie per il contributo!”
“Eusebio, parlare con loro non ti porterebbe da nessuna parte. Che cosa potresti fare per sciogliere quelle relazioni?”
“Non so”
“Qualcosa che non insospettisca, in modo che non riaggiungano tua moglie, e che le porti a desistere dai loro proponimenti”
“Cambio il numero di cellulare, tanto per cominciare.”
“Va bene, ma non è risolutivo, credimi. Che cosa potrebbe farle desistere?”
“Deluderle, per esempio”
“Questa mi sembra un’ottima strategia. Quali azioni per esempio?”
“Bigiare gli appuntamenti, rispondere in ritardo, arrivare un po’ trasandato..”
“Perfetto! E poi? Secondo me ci sarebbe una azione risolutoria….”
“Quale?”
“Beh, che tu non riesci più a smaltire con loro le calorie in eccesso…”
“Io impotente? Ma non se ne parla! La mia dignità non la metto in gioco!”
“Fai come vuoi. Io sto solo pensando alle possibili azioni. Procedi così. In capo a tre/quattro settimane, ti sarai liberato del problema.”
Spero così di chiudere l’incontro con lui. Faccio per congedarmi ma Eusebio è proprio incorreggibile. Imprevedibile.
“No, Gino, così non mi sta bene. Riuscirò nell’impresa, ci mancherebbe altro. Ma poi? Senza di loro come farò a sopportare mia moglie?”
Cerco di non arrabbiarmi. Ma non riesco. “Eusebio, quando finirai di scappare, quando? Io non condivido, non condivido assolutamente il tuo modo di pensare. Fai quello che vuoi. Io davvero non ho più niente da dirti e da darti. E grazie per il panino e la birra. Questo non è vivere, è sopravvivere, e neanche con stile. Pensa a tua moglie, perché si comporta così. Parla con lei. Altro che preoccuparti di consumare le calorie. Per una volta, assumiti le tue responsabilità. E adesso ti lascio.”
Mi sono alzato e sono andato fuori del locale. Non gli ho dato tempo di reagire. Rigido nella sua sedia, imbalsamato, non mi ha neanche salutato. Non se l’aspettava.
Aveva ragione mio padre: c’è chi anche a 60 anni non si decide a crescere.
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