I mesi sono passati. Un crescendo inarrestabile. Lina aveva ragione. E’ stata capace di “svegliare” in me qualcosa che è rimasto lì, chiuso in un cassetto, per anni, e della cui presenza non avevo mai fatto caso. Lei ha aperto quel cassetto e…adesso siamo insieme. E’ stupefacente: tutto è accaduto così naturalmente, senza forzature. Tutti i miei dubbi, i miei imbarazzi, hanno abbandonato i miei pensieri precocemente. E’ come se tutto fosse stato già previsto. In bene, naturalmente. Un invisibile regista da dietro le quinte ha condotto la storia con straordinaria maestria e tatto. Il destino, direbbe qualcuno. Lina sembrava conoscere quel regista…Una svolta nella mia vita. Accolta anche grazie al corso che ho fatto. Non c’è dubbio. Diversamente sarei scappato dal mio imbarazzo, lo avrei lasciato come un vestito vecchio in qualche bidone della spazzatura, per dimenticarlo. E sarei uscito repentinamente dalla vita di Lina, lasciando amaro in bocca a lei, e forse anche in me. Adesso sono veramente contento, e ho capito come lei che la vita non vale la pena di essere vissuta solo “per”: il “con” è ingrediente altrettanto essenziale. Invecchiare insieme è tutt’altra cosa. Ero contento così. Ma un’altra sorpresa si preparava per entrare in campo. Di quelle forti. E per quel che vi racconto ora, è facile immaginare che cosa è accaduto.
Siamo di dicembre. Ieri eravamo insieme per goderci le luci natalizie della città. Purtroppo un tempo dannato, intriso di pioggia, umidità, vento. Da non credere: all’altezza di S.Babila, davanti alla chiesa, lei si ferma, si blocca, mentre l’ombrello combatte eroicamente contro vento e pioggia. E mi guarda, intensamente. Sono esterrefatto: ma che cosa ti prende? Solo qualche passo e siamo al riparo sotto i portici! Non si muove: mi guarda ancora più intensamente, e poi, quasi un grido: mi vuoi sposare? Ma ti sembra il momento? mi esce con un filo di rabbia dalla bocca. Quasi la trascino sotto i portici: ma si può sapere che cosa ti passa per la testa? Ti sembra il momento per fare di queste richieste? Era forse la seconda volta che alzavo la voce con lei. E lei: avevo una gran voglia di chiedertelo. E non ce la facevo più! Innamorarsi è un po’ come quando ti scappa la pipì!
Romantico accostamento… Era talmente raggiante nel dirmelo, che rimango impietrito. E una robusta folata d’aria mi ruba l’ombrello semiaperto, che vedo salire rapidamente e ricadere 10 metri più avanti, completamente ribaltato.
Allora? Mi tira per la giacca, uno strattone vigoroso. Che cosa mi rispondi? E mi dà un bacio. Caldo, di un calore prepotente, immediato. Tardo qualche secondo nella risposta. Mi godo quel calore e parimenti guardo quel che resta dell’ombrello massacrato dal tempo: qualcosa sta cambiando, qualcosa devo buttare via. L’ombrello come qualcosa di me. Le do un bacio a mia volta: posso offrirti una cioccolata in Montenapo?
Si, però prima l’ombrello, che dici? Mi risponde. E’ fatta. Catturato. Vuole sposarmi. Sono nel panico. Davvero. Un’altra volta.
E’ notte inoltrata. Fuori il vento e la pioggia martellano ferocemente infissi e tapparelle ed io sono sveglio. Il tempaccio è innocente. Il colpevole è Lina, e la sua idea di matrimonio. Il suo regalo di Natale per me. Troppe volte mi ha “colto di sorpresa”. Io son qui agitato all’idea del matrimonio e lei sta già pensando ad arredare la convivenza.
Sussulto: cambiare casa? Adesso? Qui ci sto da quasi 40 anni, ci sto benissimo. Un trasloco, le scatole, sistemare, una casa nuova, arredarla, sistemarla…..non ho voglia. Vivere da baraccato per qualche mese….da qui non mi muovo. Ognuno ha diritto ai suoi spazi.
Magari ognuno rimane a casa sua. Ma Lina non sembra gradire.
La mia testa procede tutta la notte, mescolando ansia e ragione, dubbi e fantasmi. Al sorgere della pallidissima luce sono teso, preoccupato. E assonnato. Quell’evento nella mia mente si è improvvisamente spogliato di ogni emozione positiva.
Vado sotto la doccia, sperando di lavare via ogni pensiero.
Lei, dal canto suo, non perde tempo. Sono le 8 e mezza, sto trafficando per il mio caffè, scaldando la mia brioche, squilla il telefono. Ciao Gino. Non hai cambiato idea vero? Ho pensato che la prima cosa da fare sia decidere insieme il nostro dove. Cerco di interromperla, di dirle quel che penso, che anch’io ho riflettuto. Non riesco. Sul “io voglio stare con te, saperti in ogni momento vicino” inciampo sul “si, però” che vorrei dirle. E ancora: la tua casa è troppo piccola. Nella mia si può. Decidiamo quali mobili vuoi portare. Io voglio cambiare il letto, ne ho visto uno all’IKEA….quando andiamo?
Provo a ripartire: Lina, a proposito di questo, volevo dirti che…e lei: si, si ne parliamo, ma non al telefono. Ci vediamo oggi e ti ascolto. Non sai quanto sono contenta di quel che sta accadendo. Lo sai Gino, tu sei la ragion d’essere di ogni mio gesto….e fa una pausa. Un senso di vergogna mi frena dal condividere i miei pensieri notturni. Dove sbaglio?
Tappa all’IKEA. Unico conforto le mitiche polpette. Lo ammetto. E null’altro.
Mi sono aggirato fra quella orgia di mobili con un sottile senso di terrore. Lei era come un bambino in un mare di giocattoli. Tutto toccava, provava, misurava. Un diluvio di “che cosa ne pensi? Secondo te potrebbe andare bene?” e nient’altro. Impresa impossibile sintonizzarmi con la sua esuberante e nativa effervescenza. Più procedevo nel contorto camminamento più sentivo lontana la sua felice agitazione. Perché? All’uscita lei era pimpante con la sua lista di “cose da comperare” io perduto con la mia di punti interrogativi. Non se n’è accorta. Forse meglio così.
Da un lato ero arrabbiato con me stesso. Ho fatto del cambiamento la mia bandiera, il guardare avanti e pensare ad un futuro possibile e diverso con coraggio il guadagno migliore della mia vita, e poi mi rintano alla prima folata (e che folata!). Il profumo dell’osare è la cifra migliore di questa età di vita. Non devi rendere conto a nessuno, se non a te stesso, alla tua salute e alle tue possibilità economiche. Durante lo slalom mobiliare mi chiedevo: perché preoccupato? Passo troppo lungo? Cambiamento troppo radicale? Che cosa mi trattiene? C’è forse qualcosa di inaspettato in Lina che non depone per il futuro? No, mi dicevo: e allora?
Dall’altra sentivo come totalmente giustificabile quel turbamento. Perché un passo del genere? Non basta lasciare le cose così, ognuno a casa sua, due vite parallele, solo contaminazione dei reciproci spazi? E mi spunta lo sgradevole incipit: ma a questa età ha senso farlo?
Quel suo attivismo, quel suo turbinar di azioni ha da essere davvero oggetto di ammirazione e parimenti di apprendimento (Gino, impara come si fa!)?
Risultato: oltre l’apprezzamento per le polpette, una gran confusione. L’ennesima. Il problema è mio, non voglio intaccare al momento il suo entusiasmo, commettendo magari un incredibile errore. Le voci dentro di me: Gino, goditi la tua pensione, lascia perdere, diglielo chiaramente. Stai bene così. Perché impegolarsi (dalle mie parti si dice così)? E poi: ma cercatene una più giovane, se proprio…e ancora: fai un investimento sulla badante, pensaci…oppure: vuoi stare veramente con lei? Sotto sotto non è la paura di restare da solo che ti muove?
Si, all’Ikea ho masticato dubbi e polpette.
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