Quell’incontro mi ha lasciato un impasto di piacevole sorpresa e sottile inquietudine.
Lina mi ha chiesto di entrare nella mia vita. E desidera che io entri nella sua. Questa sua entrata è stata come una folata di vento che ha scombinato le mie carte. Un fatto per me nuovo, mai accaduto. Per la verità neanche mai cercato. Non riesco ancora a capire perché, ma la sua presenza è tale per cui sento che un altro sentiero potrebbe aspettarmi. Non subito, non ora. Che non avevo visto, che lei mi sta indicando, e che sotto sotto mi sta dicendo è migliore del mio attuale. Rispetto a me, tentennante, la sento più decisa, come se intuisca già il punto di arrivo. E questo mi inquieta e mi sorprende positivamente insieme.
Mi sembra di ritrovarmi da capo. Ma è proprio così?
Con il corso pensavo di aver trovato il “mio” sentiero. Lina mi pone davanti a qualcosa di nuovo: non ho mai pensato di percorrerlo “con”. Forse il “mio” sentiero in realtà è un “nostro”. Non so, non so. Ma perché io e perché ora? Io che ho sempre vissuto “con e per” il mio lavoro..
E’ passato qualche giorno. Non riesco a liberarmi da questa inquietudine. Devo parlarne con qualcuno appena possibile: “tenersi dentro” aumenta il nostro malessere. Questo ho in testa. E mentre scartabello nella memoria chi chiamare, squilla il telefono. Era lui, il silenzioso del gruppo, l’uomo commosso dei bigliettini durante il corso. Il destino bussa alla porta.
Ciao Gino, come stai? Pensa che ho ricevuto le ultime dall’associazione Nestore e volevo chiederti un parere. Ci sono delle iniziative interessanti, senz’altro le avrai lette anche tu. Potremmo andarci insieme! Giuro che ricordo di non aver ricevuto nulla. Ma sto al gioco. Lui me ne accenna e poi aggiunge: perché non ci vediamo? Ti offro un caffè e ne parliamo. Non ho opposto resistenza. Proverò con lui.
L’indomani mattina siamo da Taveggia, cappuccino e brioches in una atmosfera da pasticceria d’altri tempi. Avrei preferito qualcosa di high tech, ma va bene anche così.
Lui sta bene, lo trovo sereno, aperto, spiritoso. Il corso gli ha fatto bene, altro che le diavolerie dei centri benessere. E oltretutto ha speso solo l’equivalente di una buona cena. Mi racconta di tutti i suoi impegni, e poi improvvisamente tira il freno e cambia tono. Mi scruta come un entomologo: Gino, mi sembri pensieroso, preoccupato. Sensazione sbagliata?
Mordicchio l’ultimo brandello di brioches, con la marmellata che cerca, con la fuga dalla pasta frolla, di eludere il suo inesorabile destino. E ci riesce, finendo sui miei pantaloni. Scappo anch’io o gli rispondo? Si, carissimo, la sensazione è giusta. In questi giorni sono pensieroso. Mi guarda un po’ stupito, sorseggia quel che resta del suo cappuccino. Il mio sguardo incontra il suo: lo abbiamo imparato entrambi, condividere aiuta, hai voglia di parlarne?
Gioco nervosamente con il cucchiaino e gli racconto tutto.
Non mi interrompe un solo momento. Mi guarda appoggiando la testa al tavolo con il braccio. Immobile. Quando intende concluso il mio fiume di confusioni, recita questa semplice frase: per fortuna che tu tentenni e lei ha già deciso. Meglio di così!
Sul momento ho come una reazione di stizza su una frase così insensata. Intuisce e riprende. Il suo entusiasmo ti ha travolto e spiazzato, non è così? Si, gli rispondo, l’entusiasmo, la novità, quel suo “prendermi alla sprovvista”. Sono un po’ a disagio. Gino, mi dice, hai forse paura di far brutta figura? O di darle “troppo spago”? E se fosse il timore di “perdere tutto”, di chiudere una bella favola?
E’ divertente pensare che ti accada adesso. Perché non è accaduto prima? Mi sembra di capire che vi conoscete da un po’ di anni…eh, le donne, capaci anche di farti aspettare una vita..
Gino, la parola gradualità ti piace? Ti suona bene? E abbassa lo sguardo, come già sapendo che ne sarebbe seguita da parte mia una lunga pausa. Quella parola come un sughero nel mare dei pensieri resta lì, ondeggiando fra i gorghi delle ritrosie, senza cedere. Si, gli rispondo: non sono “resistente”, solo ho bisogno di esplorare. Ecco tutto.
Rialza lo sguardo: Gino, immagina un attimo una Lina più attendista, più “pensiamoci un attimo”. Sarebbe meglio secondo te? Io credo di no. E ti dico perché. Credo che finireste col rinforzarvi l’un l’altro sul rimandare, con il risultato di restare ancorati alle intenzioni, di abbandonare la realtà.
Sto per rispondergli che non è così, che prudenza sarebbe auspicabile da entrambi.
E lui: Gino, secondo te ha un senso mettere insieme il Gino del “pensiamoci un attimo, diamoci tempo” e Lina la “centometrista” dei desideri?
Il cuore mi dice si, ma la testa risponde forse, qualcosa non funziona. Ma che cosa, che cosa secondo te stona in tutto questo?
Lui mi fissa negli occhi, un lungo respiro, come di chi sta per dire qualcosa di solenne. Non c’è qualcosa che non funziona in te o in lei. Semplicemente smettila di contrapporre.
Contrapporre che cosa, incalzo.
Chi sei tu e chi è lei. Io credo che ci siano tutti gli ingredienti per un piatto prelibato. Il suo correre ha bisogno del tuo passo più lento. Il tuo “prendere tempo” ha bisogno del suo acceleratore. La relazione fra voi ha questa natura, e da qui trae alimento per tenervi uniti. Ecco dove uno ha bisogno dell’altro. Quello che cogli come limite, o difetto, in realtà è risorsa. Mi comprendi? Lascia che la tua vita si inzuppi di contraddizioni, perché quello è il sale che ti fa sentire coinvolto, impegnato, emozionato.
Mi stai dicendo che non devo vergognarmi della mia prudenza, né dubitare della fretta di Lina. La mia prudenza ha valore e senso in cui esiste la fretta di Lina, e viceversa.
Improvvisamente provo un gran senso di pace, sento le mie inquietudini scivolare giù, come se annegassero nel pavimento. Sono rilassato.
Chiedo un altro caffè, e un bicchiere d’acqua. Stavo dimenticando la macchia di marmellata, che nel frattempo è diventata una chiazza più grande, proprio lì davanti.. Combatto con la macchia e mi vien da ridere. E ride anche lui. Gino, adesso come fai ad uscire da qui? Ora è più vistosa di prima! Devo pensarci un attimo gli rispondo, e lui ride ancora di più. Solo il tempo di un caffè per decidere, aggiungo. Ho imparato.
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