Qualcosa non va. Ho smesso il mio lavoro di capo ufficio amministrativo (manager non mi piace) 4 mesi fa. Una vita tra scartoffie, timbri, moduli, firme, archivio, controlli. Che non mi dispiaceva affatto. In ufficio eravamo in sei, ci si conosceva da anni, il rapporto era buono, familiare. Tanto familiare.
Immaginavo la pensione come occasione finalmente per vivere un’altra vita, come andare a pescare, perdersi in un giro al centro commerciale, o alzarsi la mattina e decidere di prendere il treno e andare a fare un giro sul lago…..Una idea che mi solleticava tanto.
Mi sono messo davanti allo specchio e mi son detto: sono in pensione da 4 mesi, e qualche cosa non va. Ho la sensazione che tutti i giri che ho fatto siano stati una occasione per riempire il tempo, per fuggire: da che cosa? I colleghi non li sento più, i pochi amici non sono ancora in pensione, quindi non posso corromperli per i miei giretti…..
Questi mesi mi hanno lasciato un senso di vuoto. Dopo la “sbornia” di libertà mi sento confuso, mi piacerebbe anche fare qualcosa per qualcuno, essere di aiuto. Capisco di aver bisogno di chiarezza, di comprendere come vivere questo pezzo di vita. I miei tentativi non hanno finora portato buoni frutti. Ho deciso di partecipare a un corso, che prepara al pensionamento, con un titolo che sa di corso universitario: “Progetto pensionamento attivo e orientamento al sociale”, organizzato dalla “Associazione Nestore”. La presentazione del corso sembrava scritta apposta per me. Meglio di così! E così sono andato. Senza pensarci troppo su.
Il primo incontro: galvanizzante! Nel gruppo dei partecipanti ho scoperto tanti con il mio stesso problema. E che come me hanno voglia di guardarsi dentro, di esplorare, di confrontarsi, di condividere pensieri.
Mi è piaciuto subito: non è il “solito” corso dove qualcuno “ti spiega”. Anzi: si fa di tutto perché ognuno possa dire la sua, mettere in comune la sua esperienza. Chiamano questo periodo “transizione dal lavoro al pensionamento” e per descriverlo usano l’immagine del ponte: si, mi sento come uno che sta attraversando un ponte, ma non è ancora arrivato dall’altra parte. Immaginavo di essere una mosca bianca e invece….. Non mi era mai capitato di trovarmi con persone estranee con le quali così rapidamente sentirmi a mio agio, ma soprattutto compreso. Dove non imbarazza esprimere personali dubbi e inquietudini. Questo clima così “caldo” mi ha rapidamente messo addosso voglia di fare, perdere un po’ del torpore nel quale mi ero cacciato. Voglia di affrontare questo cammino, mettermi in discussione, ascoltare le riflessioni degli altri per “rubare” qualche idea che possa essermi utile. Hanno parlato del “progetto di vita”, di quanto sia importante mettersi lì a pensare come organizzare il pensionamento. E magari anche il volontariato. Mi chiedo come sarà possibile fare tutto in 10 incontri. Ma fa lo stesso. Io voglio che la mia pensione sia piacevole, rilassante, ho lavorato una vita sotto il segno del “devo” adesso posso (voglio!) pensare il mio quotidiano all’insegna (come hanno spiegato) del “desidero”. Mi ha colpito una frase detta, “il desiderio è la liberazione dal bisogno”. La mia pensione è discreta, penso proprio che qualche piccolo desiderio potrò permettermelo.
Forse ci siamo. Un corso che può offrirmi la possibilità di uscire dallo stato di confusione in cui mi trovo. Ed io ci metto il coraggio per farlo. Sono fiducioso.
Se sei convinto di vivere un momento eccitante, difficilmente lo tieni dentro. Sperando di contagiare, di coinvolgere, ho parlato di questa mia “folgorazione” (il corso) a tutti i coetanei che ho avuto occasione di incontrare in questi giorni.
Di rimando? Solo reazioni di “educata curiosità” (fingendo per compiacermi, come se fra persone adulte fosse davvero possibile ancora dire le bugie..). Una insopportabile ipocrisia proprio da coloro che riconosco essere marchiati del mio stesso errore: saturare le giornate, le settimane, i mesi di incontri, impegni, cinema, conferenze, scampagnate… Come se stessero scappando da qualche cosa. E poi, l’ultimo, beffardo atto: liquidato da un “ci penserò” condito da un sorriso sornione.
Non capiscono che fuggono da se stessi, non da me.
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