La pandemia di Covid-19 ha travolto il mondo in modo del tutto inaspettato, mettendo a dura prova sistemi sanitari, sociali ed economici. Oltre 4 milioni e mezzo di persone sono morte a causa del coronavirus: i vaccini sono ora disponibili, ma la loro produzione e distribuzione sono troppo lente e diseguali. La pandemia ci ha portato ‘in dono’ 124 milioni di nuovi poveri, 33 milioni di nuovi disoccupati e il rischio, per quasi mezzo miliardo di studenti, di rimanere esclusi dall’istruzione. Queste sfide urgenti si sono aggiunte a problemi e tendenze esistenti come il cambiamento climatico, l’aumento delle disuguaglianze, la transizione digitale e un sistema multilaterale in crisi. È su queste direttrici che si è orientato il dibattito del Summit globale dei Think Tank (T20) che si è concluso oggi a Milano. Un evento coordinato dall’ISPI e che ha coinvolto oltre 600 think tank mondiali, esperti di organizzazioni internazionali e rappresentanti politici, in vista del G20 a guida italiana previsto a Roma il 30 e 31 ottobre. Il punto di arrivo di un anno di lavori, eventi e riunioni ministeriali che porterà fino al vertice fra i capi di stato e di governo delle 20 principali economie, che rappresentano l’80% del Pil mondiale, il 75% del commercio internazionale e il 60% della popolazione della Terra e che cercherà di trovare risposte coordinate alle sfide del futuro, secondo i tre ‘pilastri’ indicati dall’agenda italiana: Persone, Pianeta e Prosperità.
Persone: salute e povertà
Ricostruire le nostre società e i nostri sistemi economici fino a quando non riusciremo a lasciarci l’emergenza Covid alle spalle” ha detto chiaramente Kristalina Georgieva, Managing Director del Fondo Monetario Internazionale intervenendo al Summit. E è questo il pensiero di fondo dell’approccio ‘one health’ basato sulla garanzia di un accesso universale all’assistenza sanitaria di base e su una maggiore capacità di resilienza dei sistemi sanitari, in modo da prevenire future pandemie. Ma prendersi cura delle persone significa anche affrontare sfide a lungo termine come povertà e disuguaglianze. “Per la prima volta dalla loro adozione nel 2015, nel 2020 il mondo ha fatto marcia indietro sugli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg)” ha sottolineato Jeffrey Sachs, economista e direttore del Centro per lo sviluppo sostenibile della Columbia University. I gruppi vulnerabili, come donne e giovani, sono stati i più colpiti dalle ricadute sociali della pandemia. Divergenza nella crescita, aumento dell’inflazione e del debito sono come “sassi nelle scarpe” che impediscono all’economia mondiale di camminare, ha spiegato ancora Georgieva.
Pianeta: cambiamento climatico
Il cambiamento climatico è la sfida a lungo termine dei nostri tempi. Al momento, l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2, preferibilmente 1,5 gradi Celsius, sembra ancora fuori portata. Poco è stato fatto dai singoli paesi e soprattutto nei consessi internazionali, imbrigliati da stati su posizioni eterogenee e interessi particolari. “Per questo, la transizione climatica dovrà essere coordinata fra i grandi paesi emettitori, con quelli industrializzati che si assumono le maggiori responsabilità” osserva al T20 Summit Angel Gurría, Segretario Generale dell’Ocse. “Il multilateralismo sarà l’unico modo per garantire People, Planet and Prosperity” in contemporanea. Alla Cop di Glasgow manca meno di un mese, ma la conferenza è sotto scacco delle divisioni ancora presenti tra i paesi più e meno industrializzati. Il G20 a guida italiana dovrebbe quindi stimolare sforzi più coordinati per promuovere una transizione energetica ordinata senza mettere a repentaglio la crescita economica, esplorando fonti alternative e promettenti e fornendo ai paesi emergenti fondi adeguati per sostenere lo sforzo.
Prosperità: un approccio coordinato
È ormai chiaro a tutti che, al di là della crescita del PIL, la prosperità non può essere raggiunta se non si affronteranno le sfide che riguardano le Persone e il Pianeta. In altre parole, il non coordinato stimolo fiscale globale di circa 15 trilioni di dollari stanziati individualmente dai paesi del G20 e da altre grandi economie da solo non basta. Occorrono misure più ambiziose e coordinate, in particolare nel settore della politica fiscale per ripristinare parità di condizioni e disinnescare le pratiche di concorrenza sleale. A tal fine, il T20 ha sostenuto e accolto con favore l’impegno del G20 a stabilire un’imposta minima globale sulle multinazionali. Ma invita, una volta superata la fase di emergenza, a trovare modi innovativi per ridurre l’indebitamento e promuovere la trasparenza dei flussi di capitale. La pandemia di COVID-19 ha rimodellato il mondo che conoscevamo. Dopo il ruolo chiave svolto all’indomani della crisi finanziaria globale del 2008-2009, è di nuovo tempo per il G20 di esercitare una leadership internazionale e guidare la riforma del sistema multilaterale per affrontare sfide che non possono più essere rimandate.
IL COMMENTO
di Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo ISPI e National Coordinator and Chair, T20 Italy
“Tre giorni di idee, proposte, raccomandazioni a conclusione di un anno di lavoro intenso con i più importanti think tank del mondo. Cosa resta? Certamente più conoscenza e più condivisione sulle sfide del nostro pianeta ma anche sulle possibili soluzioni. Non tutto si tradurrà in azioni immediate: ma la maggior consapevolezza che questo summit ci lascia in eredità è proprio sull’urgenza di passare dalle parole ai fatti sulle sfide più rilevanti e immediate: dal vaccino per tutti alla transizione energetica. È su questo che verrà valutato il nostro impegno come coordinatori del T20 ma soprattutto quello del vertice a presidenza italiana di fine ottobre”.
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