L’alcol è una delle sostanze psicoattive più frequentemente consumate in diverse popolazioni. Numerosi studi scientifici hanno evidenziato che un elevato consumo di alcol è associato a un aumento di rischio e di mortalità per diverse malattie croniche
L’alcol (chiamato più correttamente etanolo e presente in vino, birra e superalcolici). è una delle sostanze psicoattive più frequentemente consumate in diverse popolazioni. Il consumo di alcol, prevalentemente sotto forma di vino, ha sempre fatto parte della cultura italiana e di quella di altri Paesi dell’area Mediterranea, tanto da essere considerato un alimento della dieta quotidiana
Contrariamente a quanto si possa pensare, negli ultimi sessant’anni il consumo medio di vino si è più che dimezzato, passando da circa 20 litri all’anno pro capite nel 1960 a circa 6 litri pro capite nel 2010. Dal 2010 le tendenze favorevoli si sono però arrestate. Anche la modalità di consumo delle bevande alcoliche è cambiata nel tempo in Italia, passando da un consumo prevalentemente di vino e durante i pasti, a un consumo più frequente di birra e superalcolici in particolari momenti (ad esempio nei fine settimana e nelle occasioni di festa e ritrovo), con un aumento anche del cosiddetto binge drinking (ovvero la tendenza a consumare 5 o più unità alcoliche in una sola occasione). (L’unità alcolica corrisponde a circa 12 g di etanolo contenuto in un bicchiere di vino (125 ml), una lattina di birra (330 m) o un bicchierino di superalcolico (40 ml) (Fonte ISS).
Alcol e rischio per la salute
Numerosi studi scientifici sull’uomo hanno evidenziato che un elevato consumo di alcol è associato a un aumento di rischio e di mortalità per diverse malattie croniche, tra le quali tumori, malattie cardiovascolari, malattie del fegato (principalmente cirrosi epatica), oltre ad essere causa di incidenti e traumatismi. Nel mondo circa il 2,2% dei decessi nelle donne e il 6,8% dei decessi negli uomini sono attribuibili al consumo di alcol, per un totale di 2,8 milioni di decessi. In Italia i decessi da alcol sono 41.000 l’anno, 13.000 donne e 28.000 uomini.
L’alcol aumenta il rischio di sviluppare un tumore
L’alcol è stato classificato come cancerogeno per l’uomo per un forte aumento di rischio e di mortalità per i tumori delle alte vie respiratorie e digerenti (quali cavo orale, faringe, e esofago, organi con cui l’alcol entra in contatto diretto), del fegato (l’organo che metabolizza l’alcol), e, in misura minore, dell’intestino, della mammella, e del pancreas. Il rischio di tumore non varia al variare della tipologia di bevande alcoliche consumate (ovvero vino, birra, o liquori), ma, a parità di etanolo, tutte le bevande alcoliche conferiscono lo stesso rischio.
Il rischio di tumore invece cresce con l’aumentare delle unità alcoliche consumate. Ciononostante, un ampio numero di studi su migliaia di individui ha messo in evidenza che non vi è una soglia di sicurezza per l’alcol al di sotto della quale il rischio di tumore nel complesso è nullo: anche 1 o 2 unità alcoliche al giorno (circa 12 o 24 grammi) sono associate a un aumento, seppur limitato, di rischio di tumore. Questo è valido non solo per i tumori del cavo orale, faringe, esofago, ma anche della mammella. Non conosciamo ancora il meccanismo con cui l’alcol favorisce lo sviluppo dei tumori, ma sappiamo che l’alcol può modificare il DNA con meccanismi probabilmente diversi a seconda dell’organo bersaglio.
L’alcol ha effetti benefici sul cuore, ma solo a basse dosi
Numerosi studi condotti negli ultimi 50 anni hanno indicato che un modesto consumo di alcol è associato a una riduzione di rischio e di mortalità cardiovascolare, mentre il rischio tende ad aumentare al crescere del consumo. In particolare, un’analisi di oltre 84 studi provenienti da tutto il mondo ha mostrato che i bevitori di 1-2 unità alcoliche al giorno hanno un rischio ridotto di circa il 15-25% di avere malattie cardiache rispetto ai non bevitori. Studi biologici hanno dimostrato un effetto benefico dell’alcol sui grassi nel sangue e sulla coagulazione, il che può spiegare la riduzione di rischio di malattie cardiovascolari, soprattutto in relazione a un moderato consumo di alcol.
Benefici dell’alcol su longevità e invecchiamento
Per quanto concerne la longevità e un sano invecchiamento, alcuni studi hanno riportato che gli anziani con un basso consumo di alcolici, rispetto ai non bevitori, hanno una più alta probabilità di raggiungere un’età avanzata e in salute, oltre che un maggior benessere e un minor rischio di deficit funzionale e cognitivo, di demenza e di malattia di Alzheimer. I dati su alcol e longevità in pazienti anziani sono, però, più limitati rispetto a quelli nella popolazione adulta generale e non permettono perciò di trarre delle evidenze conclusive.
Inoltre, dal momento che il consumo di alcol è legato alla socialità e a specifici pattern alimentari (quali la dieta Mediterranea) a loro volta associati a una maggior longevità, è possibile che parte dei benefici di un modesto consumo di alcol negli anziani siano dovuti alla combinazione di altri fattori benefici, e non necessariamente all’alcol per sé.
Per concludere: quanto alcol si può bere?
Alla luce delle evidenze scientifiche accumulate negli ultimi decenni, un elevato consumo di alcol (3 o più unità alcoliche al giorno) costituisce senza dubbio uno dei principali fattori di rischio evitabili di morbilità e mortalità, nell’adulto così come nell’anziano. Come suggeriscono anche le linee guida internazionali e vari enti regolatori, il consumo di alcol deve quindi essere limitato al minimo (massimo 1 unità alcolica per le donne e di 2 unità alcoliche per gli uomini) al fine di prevenire numerose malattie croniche. Tale indicazione deve essere tenuta particolarmente in considerazione negli individui anziani, che presentano un rischio di base di malattia già elevato dovuto all’età e sono generalmente meno tolleranti all’alcol. L’alcol è invece sempre sconsigliato nei minori, anche per possibili effetti sul cervello particolarmente nelle fasi di sviluppo.
Letture consigliate
GBD Alcohol Collaborators. Alcohol use and burden for 195 countries and territories, 1990-2016: a systematic analysis for the Global Burden of Disease Study 2016. Lancet 2018;392: 1015-35.
Rehm J. The risks associated with alcohol use and alcoholism. Alcohol Res Health. 2011; 34: 135–143.
Ronksley PE, Brien SE, Turner BJ, Mukamal KJ, Ghali WA. Association of alcohol consumption with selected cardiovascular disease outcomes: a systematic review and meta-analysis. BMJ 2011;342:d671.
Tapert SF, Eberson-Shumate S. Alcohol and the Adolescent Brain: What We’ve Learned and Where the Data Are Taking Us. Alcohol Res 2022;42:07.
van den Brandt PA, Brandts L. Alcohol consumption in later life and reaching longevity: the Netherlands Cohort Study. Age Ageing 2020;49: 395-402.
La Dott.ssa CRISTINA BOSETTI (MathD, PhD), Responsabile dell’Unità di Ricerca per la Prevenzione, Laboratorio di Epidemiologia Clinica, Dipartimento di Epidemiologia Medica, Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, Milano è un’epidemiologa con un’esperienza più che ventennale sul ruolo della nutrizione, stili di vita, e fattori ambientali sul rischio di cancro e altre patologie croniche
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