Succede dopo la menopausa: raggiungere l’orgasmo diventa difficoltoso. Un disagio che interessa il 30 per cento delle donne in questo periodo della vita. Ma che è ben affrontabile con la giusta terapia.
La progressiva difficoltà a raggiungere l’orgasmo aumenta con l’età. Fortunatamente, è ben affrontabile con la giusta diagnosi e le giuste cure. Se la qualità della relazione di coppia, per l’amore e l’intesa emotiva che c’è tra i partner, è eccellente, il problema potrebbe avere soprattutto cause biologiche, fisiche, a torto, invece, di solito trascurate.
Che cos’è esattamente la “difficoltà di orgasmo”?
Dal punto di vista medico, questo disturbo viene definito come “persistente o ricorrente difficoltà a raggiungere l’orgasmo, nonostante un adeguato stimolo ed eccitamento. Questa difficoltà o impossibilità causa disagio e sofferenza emotiva personale.
Da che cosa può dipendere il blocco dell’orgasmo dopo la menopausa?
Questo disturbo interessa fino al 30-35 per cento delle donne dopo la menopausa. Più fattori, fisici e psichici, possono concorrere a questo problema. Dal punto di vista fisico sono in gioco innanzitutto fattori biologici, anatomici. Con l’età si riducono, infatti, i corpi cavernosi della clitoride, dalla cui congestione vascolare dipende la possibilità di provare piacere. Danni vascolari, causati dal fumo, dal colesterolo elevato, dall’ipertensione e/o dal diabete possono ridurre l’eccitazione genitale, nella donna come nell’uomo, anche se raramente si pensa a questi fattori! A volte sono i danni neurologici ad essere i primi nemici dell’orgasmo: come può succedere nella sclerosi multipla, ma anche nella neuropatia diabetica, che può colpire le donne quanto gli uomini, causando anche disturbi sessuali.
E’ vero che anche i muscoli del bacino sono importanti per l’orgasmo?
Sì. Una causa frequentissima e trascurata di difficoltà orgasmiche, specialmente dopo la menopausa, riguarda il tono del muscolo “elevatore dell’ano”, che circonda l’uretra, la vagina e, appunto, l’ano e che fa parte del cosiddetto “pavimento pelvico”. Termine che indica l’insieme di strutture che chiudono in basso il bacino femminile e lo sostengono. La contrazione di questo muscolo costituisce la parte motoria del riflesso orgasmico. Questo muscolo può perdere tono dopo il parto, soprattutto nel caso di un feto grosso (“macrosoma”), o in seguito a un parto con periodo espulsivo prolungato o con interventi operativi (applicazione di forcipe o ventosa). Il muscolo, già leso, può allora subire un’ulteriore perdita di tono intorno alla menopausa, per le contemporanee alterazioni ormonali e dei tessuti di sostegno.
Davvero gli ormoni sono importanti per l’orgasmo?
Sì, lo sono per tutta la risposta sessuale femminile, e quindi anche per l’orgasmo. Gli ormoni sessuali, estrogeni e testosterone, aiutano, infatti, il desiderio. Aiutano inoltre a “tradurre” l’eccitazione mentale in eccitazione fisica genitale, che nella donna comporta congestione vascolare e lubrificazione vaginale, contribuendo alla formazione della cosiddetta “piattaforma orgasmica”: ossia, l’insieme dei tessuti che, grazie all’attivazione nervosa e alla congestione vascolare, possono arrivare a far scattare il riflesso orgasmico e il piacere ad esso associato.
Che cosa si può fare per ritrovare l’orgasmo perduto?
Innanzitutto occorre una diagnosi corretta, grazie alla quale il medico – preparato in questo campo – prescriverà la cura più efficace. Una terapia ormonale almeno locale (estrogeni in vagina e testosterone sui genitali esterni) è preziosa per ridare sensibilità ai tessuti. Esercizi appropriati possono migliorare decisamente il tono del muscolo elevatore. Buoni stili di vita e movimento fisico regolare facilitano anch’essi una migliore risposta. Ogni terapia va sempre “fatta su misura”, come un vestito! In positivo, è importante non arrendersi a questo blocco perché le cure ci sono e sono efficaci!
Anche alcuni farmaci possono essere nemici dell’orgasmo?
Sì: l’uso di antidepressivi, prima e dopo la menopausa, può selettivamente rendere più difficile l’orgasmo fino a bloccarlo completamente. Un effetto collaterale che invece “sfruttiamo” negli uomini per curare l’ejaculazione precoce! Nelle donne, che spesso hanno già difficoltà a raggiungere l’orgasmo, questo tipo di terapia può causare un vero e proprio blocco. Per fortuna, reversibile, non appena si sospenda il farmaco. Se la terapia antidepressiva è necessaria a lungo, è saggio parlarne al proprio medico così da scegliere il farmaco che tocchi meno questo aspetto della sessualità e/o una modalità di somministrazione che consenta di alleggerirne l’effetto (per esempio, sospendendo il medicinale durante il week-end). Ogni opzione va sempre discussa e attuata di concerto con il proprio medico curante!
* Prof.ssa Alessandra Graziottin- Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano