Il volto della Cina del XXI secolo, lo ho colto pienamente viaggiando sul “Bullet train” a piu di 350 KM/h da Pechino a Shanghai. La Cina ha oltre 29000 Km di ferrovia ad alta velocità su cui corrono oltre 2800 treni adeguati alla linea. Tutto è costruito a misura e in funzione delle dimensioni della popolazione e l’architettura a Shanghai oscilla tra il tumultuoso passato degli anni ’30 e le proiezioni di un futuro che potrebbe essere il nostro. Quasi un abitante su cinque al mondo è cinese e venticinque milioni vivono a Shanghai. Considerando che in pochi decenni nel quartiere di Pudong, dove in precedenza vi era una distesa paludosa di casupole, hanno costruito centinaia di grattacieli che col loro peso abbassano il terreno di due centimetri all’anno, si può avere un’idea dello sforzo organizzativo e degli investimenti devoluti per farne la città più dinamica della nazione. In un contesto di crescita che con pragmatismo ha minimizzato i passaggi intermedi, ormai il mezzo di pagamento più utilizzato è lo smartphone e spesso i negozi esibiscono cartelli avvisando che non accettano contante.
Il Bund, che è il lungofiume della città dove vivevano gli europei a partire da fine ottocento, ne è ancora l’icona architettonica. Qui negli anni 30, c’era chi viveva come se non vi fosse un domani e pensando al decennio successivo, forse non aveva tutti i torti. Leggevo delle feste sfrenate del milionario Sasson che nel suo attico aveva numerosi bagni perché sosteneva che divideva volentieri il letto, ma mai il bagno! Sulla Nanning est, la via pedonale commerciale, ho trovato invece edifici moderni e negozi di prestigiose firme. Osservando le concessionarie Maserati e Porsche che proponevano lussuose auto, mi sono chiesto quale sia la loro idea del consumismo se questa era la versione del comunismo. Shanghai comunque conserva un’aria ambigua che Pechino non ha. Per strada spesso hanno cercato d’agganciarmi proponendo orologi o massaggi, trucchi per qualche appartamento o bar, dove delinquenti con minacce avrebbero preteso l’ira di Dio per drinks o patacche. La domenica mi sono aggregato a un walking tour; un buon modo per conoscere la città e altri viaggiatori. Curiosa la visita al parco Remin, luogo del “mercato dei matrimoni” per genitori che hanno figli da maritare e che li presentano con cartelli riassuntivi. Quasi mai espongono le foto, mentre evidenziano lo stipendio e il titolo di studio. Sembra che spesso i figli sappiano dell’iniziativa solo in vista di un incontro e allora decidano che fare. Ho pure visitato il museo della tecnologia trovandolo più interattivo di quello di Londra e questo dice molto sugli investimenti rispetto all’Occidente. Shanghai ha inoltre confermato che la Cina non è più a buon mercato: decisamente il costo della vita è piu alto che in altre parti d’Asia. Mangiare etnico normalmente significa spendere meno, mentre qui se si vuole consumare qualcosa di diverso, si paga più che in Europa. Chiacchierando comunque ho capito che anche gli stipendi sono cresciuti; col cambio Euro/Yuan a 7.5, a inizio carriera ricevere 6000 Y è normale e un buon stipendio parte da 20.000 Y. Il costo di una casa in centro è di 100.000 Y/m2 e fuori si trovano affitti sui 3000 Y. Per conoscere l’inflazione reale ci vorrebbe invece un indovino.
L’autonomia di Shanghai è vista con sospetto da Pechino, pur se la metropoli potrebbe rappresentare nel bene e nel male un laboratorio per il futuro mondiale e alcuni aspetti ne fanno un’opzione inquietante: il partito unico, il poliziotto robot che pattuglia le vie pedonali, le centinaia di telecamere per controllare le Identità, i mezzi d’informazione e di comunicazione controllati strettamente e l’impatto pesante della crescita economica sull’ambiente. D’altra parte: metropolitane e treni puliti e ultra veloci, sicurezza diffusa e microcriminalità non percepita. Costruzioni ardite che convivono con abitazioni tradizionali. Tradizioni immutate, come le riunioni di strada per balli e karaoke di gruppo, cosi come la piccola distribuzione che resiste di fianco ai grandi mall. Fattore importante, la Cina è divenuta la seconda potenza economica mondiale garantendo, pur col massiccio uso di pesticidi, la sicurezza alimentare. Avere sconfitto l’endemico pericolo di carestie è stato il più grande successo. Infine non poteva mancare la vista di Shanghai dall’alto. Ho preso il traghetto pubblico all’imbarcadero e con l’ascensore sono salito all’osservatorio della Shanghai tower. Il secondo edificio più alto al mondo e con l’ascensore più veloce: diciotto metri al secondo! Dai cinquecentoquarantasei metri del centodiciannovesimo piano i sottostanti grattacieli da oltre trecento metri sembravano casupole e all’orizzonte miglia di urbanizzazione si perdevano ininterrotte nella luce del tramonto. Interessante pure il museo dei poster della propaganda, uno specchio del passato nello stile tipico del socialismo reale. Quindi una birra al bar di Tonino, un italiano che vive in Cina da diciotto anni e raccontava sensazioni sulla società vista dal di dentro. Tipo la frustrazione dei cinesi all’estero perché sono ancora considerati con l’immagine della Cina del passato. Alla partenza da Shanghai prendendo un caffè alla stazione, ho incontrato una cassiera che avendo vissuto trent’anni a Milano, parlava benissimo italiano. Era tornata in Cina perché in Italia non c’era più lavoro; da non crederci, pure i cinesi non trovano più prospettive. Prossima tappa Guilin direzione est, da qui organizzerò la navigazione sul fiume LI. Mi han detto che i paesaggi sono meravigliosi e sono ansioso di verificarlo.
Nell’anima non ho neanche un capello bianco. – Vladmir Majakovskij –
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