Racconta Nonna Maria, 76 anni, di Campodolcino (SO)
“Quando veniva l’inverno a Campodolcino, un paese di montagna, nevicava tantissimo, così tanto che a volte non si poteva quasi uscire di casa. Ai bambini piaceva molto star fuori a giocare in tutta quella neve, ma d’inverno i pomeriggi finivano presto e diventava buio in fretta. I loro genitori, allora, si affacciavano alla finestra e li chiamavano gridando: «Bambini! È buio! Tornate subito a casa che la cena è pronta!».
Ma loro non erano mai stanchi e cercavano di restare fuori tutti insieme il più possibile. Continuavano a giocare a palle di neve, a nascondino o a scivolare con gli slittini, sapendo che tanto non potevano punirli tutti quanti.
Allora i papà, per spaventarli, raccontavano loro che era pericoloso non ubbidire, perché insieme al buio poteva arrivare anche l’uomo delle nevi.
L’uomo delle nevi era un omone grande e grosso, con una lunga barba nera e baffoni all’ingiù. Le sue mani erano grandi come pale e sulle spalle portava un’enorme gerla in cui metteva tutti i bambini che trovava fuori al buio da soli. Ed era molto difficile sentirlo arrivare, perché i suoi passi sulla neve non facevano rumore.
Ma cosa ne faceva dei bambini nella gerla? Camminando nella neve per tutta la notte, un po’ li lasciava in cima al Monte Spluga, un po’ li gettava nella diga di Madesimo e un po’ li portava al Lago Bianco, sopra il paese, e li buttava nell’acqua gelata. Poi li tirava fuori e, per farli scaldare, li costringeva a lavorare nella sua cava di sassi lì vicino.
A volte i bambini venivano salvati dalla fata buona del lago e le promettevano che non avrebbero più disubbidito ai genitori, allora le loro mamme riuscivano a ritrovarli.
A volte invece le mamme li cercavano inutilmente sulle rive del Lago Bianco, ma quei bambini non tornavano più a casa perché l’uomo delle nevi aveva deciso di tenerli sempre con sé. Per questo, bambini, è sempre meglio ubbidire a mamma e papà!
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