La Sacra Scrittura qui e adesso – “Genesi La creazione e il diluvio” di Ermanno Olmi, 1994

Pubblicato il 21 Ottobre 2024 in Outdoor Cinema
Genesi

Questo film di Olmi è sicuramente il capitolo più originale e riuscito della Bibbia televisiva prodotta dalla LuxVide di Franco Bernabei secondo gli abusati canoni hollywoodiani. Mito cristiano e società tribale si fondono in una riflessione antropologica sull’origine del cosmo e formulano una delle tante risposte date dall’uomo, nel corso dei millenni, alle eterne domande sulla sua origine e il suo destino. Non una risposta univoca e dogmatica, con pretese universalistiche, ma quella specifica e particolare risposta data, una quarantina di secoli fa, da una tribù semita stanziata nella Mezzaluna Fertile che ha avuto la forza di arrivare fino a noi. Nel film, Olmi configura etimologicamente la ‘parola’ del Vecchio Testamento come una tradizione orale e trasforma il testo sacro in un mito eziologico narrato da un vecchio ai suoi discendenti, accanto al fuoco, in un bivacco di nomadi dei giorni nostri. L’origine del cosmo diventa così l’alba di un giorno qualunque, il sorgere del sole sulle tende dell’accampamento. Adamo ed Eva sono due adolescenti che sperimentano per la prima volta il sentimento amoroso, l’Arca di Noè una grande fattoria dove uomini e animali vivono in simbiosi senza infrangere il delicato equilibrio ecologico esistente in natura.

Quando si mette in immagini un testo letterario, e un testo di tale complessità come la Bibbia, occorre essere infedeli alla lettera per rispettarne lo spirito.

Riversando il respiro universale nella quotidianità, Olmi attua inoltre un interessantissimo circolo ermeneutico su uno dei testi più ‘inattuali’ e ‘antiscientifici’ delle Sacre Scritture. Operazione densa di significati anche in relazione alle teorie creazioniste che negli ultimi tempi hanno ripreso vigore a scapito di quella evoluzionista. Olmi non si (e non ci) pone in astratto l’irrisolvibile quesito sull’origine del mondo. Accetta il mondo così com’è. Anzi: ce lo descrive minutamente e con grande partecipazione. Ma, nello stesso momento, non elude la dimensione metafisica che sta al di là dei fenomeni percepibili con i sensi. Ne risulta un qui e adesso che è anche un altrove. Sconosciuto e inconoscibile che tuttavia suscita le domande più radicali. Le cui risposte vanno cercate, secondo il regista, nello strettissimo legame che unisce uomo e natura in quanto entrambi provenienti dallo stesso soffio generatore. Unità profonda da cui viene anche la condanna dell’atteggiamento predatorio che l’uomo ha sempre , e continua in buona parte a mostrare, verso il resto della creazione.

Nel libro della Genesi i racconti della creazione sono due, abbastanza diversi l’uno dall’altro. Nel primo (Gn 1,1-30) l’opera di Dio è una sorta di ‘messa a punto’ di cose che erano confuse tra loro (luce/tenebre, acque/terre…) e dove l’uomo viene creato insieme con gli animali terrestri (uccelli e pesci sono stati creati il giorno prima) nel sesto giorno (1, 27: «Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò»). Ossia l’intera umanità, nei due sessi, contemporaneamente.

Poi c’è il secondo racconto (Gn 2,1-25) con l’uomo plasmato dalla polvere (non dalla terra o dall’argilla, ma dalla polvere), c’è il soffio di Dio nelle narici per infondergli la vita, il Giardino dell’Eden con i quattro fiumi ecc. Gli animali (tutti) vengono creati dopo l’uomo il quale dà loro il nome (ovvero se ne impossessa), ma non trova qualcuno simile a lui. Ed ecco il famoso apologo della costola e la creazione della donna. Con tutto quello che ne consegue e che è ben noto.

Logico che sul piano artistico (anche al cinema) sia prevalso questo secondo racconto, molto più articolato e ‘scenografico’ rispetto al primo. Nel suo film Olmi li mescola, concede insomma qualcosa allo ‘spettacolo’ ma, operando sull’attualizzazione nel contesto di una delle poche società tribali sopravvissute fino ai nostri giorni, implicitamente propende per il primo. Meno suggestivo, ma forse più ‘attuale’ e vicino alla nostra sensibilità.

In questa Genesi di Olmi, insomma, c’è più Terra Madre (2009) di Carlin Petrini e Il Vangelo secondo Matteo (1964) di Pasolini che tutti i peplum biblici di ieri e di oggi sfornati da Hollywood.

Genesi

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