L’ascolto dell’amore: passioni e legami visti dalla psicoanalisi

Pubblicato il 26 Maggio 2015 in

Il bisogno di amare e di essere amati può essere inteso come prototipo di ogni bisogno umano e di ogni relazione tra esseri umani. Essere amati è desiderare di essere visti, conosciuti, riconosciuti per quello che siamo nella nostra interiorità più profonda e nascosta, nei nostri desideri più sfrenati di esistenza e di libertà. È un bisogno di conoscenza, di riconoscenza, di ri-conoscenza. Ce ne parlano la letteratura, il cinema e la nostra stessa esperienza di vita.
Nell’ascolto delle vicissitudini amorose, la psicoanalisi può dire qualche cosa di più e di nuovo oltre a quanto è stato detto dalla cultura, dall’arte, dalla riflessione sull’esperienza?
Per la psicoanalisi le esperienze amorose possono essere comprese risalendo alle forme più primitive delle relazioni umane, le esperienze infantili precoci. Ma possono anche essere guardate come parte integrante delle vicende umane, e quindi come elemento essenziale dell’età adulta, tra passioni e legami.
Da un punto di vista strettamente teorico potremmo dire che la passione amorosa si innesta e si dipana in uno spazio intermedio tra le strutture libidiche e quelle narcisistiche dell’Io, tra gli elementi pulsionali e le identificazioni proiettive.
Ma la natura terribile e insondabile delle passioni d’amore, quel complesso groviglio che comprende il desiderio sessuale, il bisogno di fusionalità, l’angoscia dell’abbandono, la paura della solitudine, la disperazione e l’insostenibile felicità, il continuo altalenarsi tra illusioni e delusioni, sfugge a una definizione troppo limitante.
Nei diversi orientamenti sessuali e nelle diverse età dell’uomo, dall’infanzia all’età matura, passioni e legami d’amore costituiscono l’intima essenza della natura umana.

Perché la lettura Psicoanalitica

La risposta più immediata potrebbe essere perché l’autrice è una psicoanalista (psichiatra,anche, e tra l’altro membro ordinario con funzioni di training della SPI e dell’IPA – International Psychoanalytical Association). Quella più vera, invece, la dà lo psicoanalista Francesco Barale nella presentazione del volume: “Proprio la situazione psicoanalitica è un luogo privilegiato che consente di osservare come l’esperienza amorosa continui a dispiegare i suoi “naturali” ingredienti in forme molteplici e imprevedibili, segnate comunque da una intrinseca conflittualità, tra intermittenze, spinte contraddittorie, difficili impasti tra componenti diverse: basti pensare, per rimanere sul classico, all’impasto tra componenti libidiche ed aggressive, copresenti, da sempre, in ogni moto amoroso; ma anche a quello tra aspetti narcisistici e aspetti oggettuali. Alterazione inevitabile, quella dell’esperienza amorosa, ineludibile e in-terminabile, all’insegna, a un tempo, della necessità e dell’impossibilità. Matrice potente e indispensabile di legami, aggregazioni, costruzioni, l’amore è motore della vita”.

Continua ancora il prof. Barale: “Ma la vitalità della vita amorosa dipende proprio dalla capacità di cavarsela nel groviglio di componenti, ingredienti contraddittori (libidici ed aggressivi, pre-edipici, edipici, e post-edipici…) e di istanze impossibili che caratterizza i percorsi amorosi, e che questo libro con sapienza descrive. Dalla capacità di uomini e donne, immersi con affanno e piacere in quel groviglio, di trovare una misura giusta (o una sapiente oscillazione) tra tutti quei diversi ingredienti: di goderne, di mantenere l’investimento amoroso pur riconoscendone i limiti e le inevitabili delusioni, di equilibrare aspetti narcisistici ed aspetti oggettuali, di evitare le patologie dell’idealità mantenendo tuttavia la capacità di alimentare quel pizzico di illusione e di ben temperata idealizzazione e che è indispensabile non solo all’investimento amoroso, ma, in generale, alla possibilità stessa di mantenere aperto e vitale l’orizzonte di senso delle nostre esistenze, di tenere accesa l’idea che i giochi non siano mai definitivamente del tutto fatti, che le cose possano anche essere diverse, che gli spazi di contingenza entro cui esse si sono costituite siano suscettibili, magari in piccola misura, di riapertura.

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