C’è più di una analogia tra il Gesù Bambino ai quale i Re Magi portarono i doni e i bambini che vivono all’interno delle nostre famiglie. Un forte valore simbolico che fa parlare ancora oggi di offerta di regali, più che di scambio. In modo per lo più inconscio, a Natale, infatti, ripetiamo anche noi i gesti che furono dei Re Magi.
Spinti da questo stesso impulso, recuperiamo, per la verità, anche lo spirito natalizio alla Dikens, in chiave sociale, fatto di condivisione e carità, in un anelito di autenticità che, però, non sempre raggiunge l’obiettivo. Confessiamolo: oggi il bisogno di richiamarsi all’autenticità e al senso vero del Natale è alimentato pure da un’impressione diffusa di saturazione. Così, l’eccesso commerciale di certi acquisti, di regali, di spesa, la distruzione natalizia di ricchezza, ricorda molto i fenomeni cerimoniali arcaici studiati da sociologi o antropologi come Lévi-Straus.
Analogamente, sulle figure sacrali come San Nicola e Santa Claus, di origine protestante, ha finito per imporsi l’americano Babbo Natale, nonno bonario che dispensa doni senza imporre condizioni, viziando i bambini. Ormai da decenni, in Europa, viviamo in un regime di coesistenza pacifica fra la figura tradizionale di Gesù Bambino e quelle modellate da esigenze commerciali, di Babbo Natale in primis. Quest’ultimo, in fondo, attira anche per la sua consonanza con la figura dei nonni, chiamati a svolgere un ruolo importante e particolarmente generoso nel periodo natalizio, quando sono spesso i soli autorizzati a offrire pure del denaro, oltre ai regali.
Con questa consapevolezza, che ci deve far sentire senior riflessivi, con capacità critica e di pensiero, apriamo la kermesse natalizia, scegliendo anche da questo Speciale, interamente dedicato a giochi e giocattoli, il “pezzo” più giusto per ogni nipote. Al quale vogliamo offrire un’esperienza di crescita, ma anche dimostrare il nostro amore e giocare con lui (o lei) quel ruolo fantastico che sono “ziitudine” e “nonnitudine”.
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