La produzione di Joe Colombo, nella sua evoluzione, può essere ricondotta a tre gruppi fondamentali: gli oggetti e gli apparecchi; i sistemi e le serie; i monoblocchi polifunzionali. Gli “oggetti” sono da considerare a tutti gli effetti dei pezzi unici e spesso nascono da ricerche sull’uso dei materiali.
La lampada Acrilica (1962) fu ottenuta dallo studio sull’applicazione del metacrilato nella diffusione della luce e la poltrona Elda (1963) nacque dalla trasformazione di uno stampo per barche in fiberglass. Altre volte gli oggetti nascono da esigenze funzionali specifiche; è questo il caso della Minilamp, una lampada da terra da 50 watt a segmenti snodati, e della torre-faro Calice per illuminazione stradale, ad aste componibili, prodotto da Pollice Illuminazione e tuttora visibile in diversi raccordi stradali. L’immagine di questi oggetti risulta perfettamente definita e può essere ricondotta alle iniziali esperienze pittoriche. Questo tipo di immagine costituirà un’assoluta continuità formale e creerà un proprio linguaggio estetico. (Nella foto in apertura, poltrona “Elda”, Longhi)
I pezzi unici rimasti inediti prevalgono nel primo periodo dell’attività di Joe Colombo; fra questi vanno sicuramente citate le posate del 1965 e, nell’ultimo periodo, gli orologi da polso del 1970.
I “sistemi” sono caratterizzati da elementi componibili tra loro, che assemblati danno vita a un gran numero di oggetti. A volte gli elementi del sistema hanno una configurazione
ben definita e possono essere usati autonomamente, come avviene per il Combi Center, per il Triangular Container System e per i Mobili Coordinati B inediti. Quasi sempre gli elementi base del sistema devono essere assemblati fra loro per dar corpo a prodotti diversi. In questo caso sono le soluzioni meccaniche o tecnologiche che condizionano le scelte formali, al punto che spesso l’oggetto composto assume una nuova forma. Ne sono esempio il Sistema programmabile per abitare T14, esposto alla XIV Triennale di Milano, la poltrona Additional System, oltre al System Chair, uno stravagante sistema per comporre poltrone, divani e lettini relax, inedito.
I “monoblocchi” raggruppano in sé tutte le funzioni per le quali sono stati studiati; così la Minikitchen soddisfa le esigenze di preparazione dei cibi; il Totem da ingresso è attrezzato con specchio, lampada, portaombrelli, ecc.; il Tavolo Totale contiene tutte le stoviglie e gli accessori per il pranzo; il Letto Spaziale è circondato da torri attrezzate con telefono, luce, radio, portacenere ecc., il Total Furnishing Unit racchiude tutte le esigenze dell’abitare. Sono in realtà delle macchine per abitare, sempre più simili a robot o a interni di astronavi.
La capacità di associare un’idea a un’altra era una delle sue qualità più visibili, sia nel parlare sia nell’agire, nel disegnare o schizzare. Dietro a queste capacità innate c’era una grande curiosità, quasi un’ansia di sapere che manifestava facendo domande a ogni genere di esperti.
“La mia professione mi ha impostato alla ricerca analitica attorno agli oggetti da produrre in serie, sia i più piccoli come i più grandi. Dare una forma per mezzo del disegno ai prodotti che l’industria crea in serie, significa innanzitutto disegnare obiettivamente l’oggetto per l’uso o l’impiego a cui è destinato. I tecnici, gli ingegneri, i ricercatori di mercato devono essere amici del designer, il quale non chiede altro che la loro collaborazione per poter disegnare nella maniera più utile, più obiettiva e più concreta i prodotti. Il designer non può, se non in maniera superficiale, essere allo stesso tempo un ingegnere, un tecnico specializzato in tutti i campi della produzione industriale, un ergonomo, un uomo di marketing, un production planner, uno psicologo, un sociologo e infine un industriale. Oggi, per disegnare una sedia, per esempio, occorrono tutte queste competenze per condurre una ricerca veramente costruttiva dalla quale il designer può, come risultato finale, concludere un design“.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.