GERMANIA. Costretta alla quarantena la Cancelliera tedesca Angela Merkel, dopo essere venuta a contatto con un medico risultato poi positivo al coronavirus. La misura precauzionale, in attesa del test diagnostico, è stata adottata domenica pomeriggio, quando la notizia della positività del medico è stata comunicata all’entourage della Cancelliera, poco dopo l’annuncio di nuovi provvedimenti restrittivi da parte del governo tedesco. Benché non si tratti tuttora di misure di lockdown paragonabili a quelle adottate in Italia, Berlino ha ordinato di ridurre al minimo i contatti, mantenendo la distanza sociale di un metro e mezzo-due. La presenza in luoghi pubblici è consentita da soli o con una persona al massimo (ad eccezione di situazioni familiari) e a condizione che le norme di distanziamento siano rispettate. Chiusi ristoranti, negozi di parrucchieri, estetisti, massaggiatori, ma autorizzato lo sport all’aperto. Le misure sono state concordate durante un vertice con i governatori dei Lander tedeschi, in occasione del quale due tendenze contrapposte si sono scontrate: da un lato, i sostenitori di misure rigide di chiusura, sul modello bavarese; dall’altro, i fautori del rafforzamento delle norme di isolamento ma senza alcun coprifuoco.
OLIMPIADI. Mentre nel mondo aumentano le pressioni per rimandare l’evento sportivo più atteso dell’anno, le Olimpiadi di Tokyo, il Comitato Internazionale Olimpico e il governo del Giappone aprono, per la prima volta, alla possibilità che le gare, previste tra giugno e luglio, siano posticipate (all’autunno o al 2021) qualora le condizioni per lo svolgimento dell’evento in forma completa non dovessero presentarsi. Il Canada è la prima nazione ad annunciare ufficialmente che non invierà la propria delegazione a Tokyo. Anche l’Australia ha dichiarato di dare priorità alla salute dei propri atleti, lasciando intendere la decisione di non partecipare ai giochi, qualora dovessero tenersi regolarmente, e spingendo perché siano rinviati. La decisione del CIO è attesa entro quattro settimane.
MEDIO ORIENTE. In Iran, uno dei principali focolai dell’epidemia da coronavirus sul piano internazionale (da qui si sarebbe diffusa in altri 16 paesi), si è celebrato il Newruz, il capodanno persiano in un clima di crescente preoccupazione per l’aumento dei contagi e le ricadute su un sistema economico e sanitario reso particolarmente fragile dal regime sanzionatorio a cui è sottoposto il paese. Mentre da un lato crescono i timori che le autorità del paese non stiano diffondendo informazioni attendibili sul reale numero dei contagiati, di oggi la notizia che la Guida Suprema Ali Khamenei avrebbe rifiutato una offerta di assistenza da parte proprio degli Stati Uniti, argomentando che il virus sarebbe stato prodotto ad arte dal nemico per raccogliere dati sui cittadini iraniani. Intanto, il vicino Iraq, dove il numero di casi continua a crescere, ha imposto un lockdown totale fino a sabato, mentre l’Arabia Saudita imporrà da oggi un coprifuoco tutti i giorni dalle 19.00 alle 6 del mattino. Nella Siria ancora devastata dalla guerra civile, intanto, è stato confermato un primo caso di contagio: una donna 20enne, che secondo le autorità sarebbe arrivata nel paese dall’estero. Anche nella Striscia di Gaza governata da Hamas sono stati confermati i primi due casi di Covid-19: sarebbero due uomini di ritorno dal Pakistan attraverso l’Egitto. La Striscia è una delle aree del mondo più densamente popolate, con un sistema sanitario particolarmente fragile: condizioni che la renderebbero particolarmente vulnerabile a un’epidemia.
MALESIA. Anche nel sud-est asiatico aumentano le restrizioni ai cittadini, mentre il coronavirus si diffonde in tutta l’area, tra le più popolose al mondo. Da domenica la Malesia ha fatto scendere in campo l’esercito dopo che la polizia non è riuscita a implementare con successo il blocco ai movimenti imposto dalle autorità, ormai in vigore da una settimana. La pena per chi esce senza un motivo valido sono sei mesi di carcere. Il governo malesiano sta ora tentando di rintracciare le 16.000 persone che hanno partecipato ad un evento religioso alla Moschea di Sri Petaling nella capitale Kuala Lumpur a fine febbraio: 600 partecipanti sono infatti già risultati positivi al coronavirus. Il governo malesiano è in particolare difficoltà dopo le dimissioni di Mahathir Mohamad del mese scorso e la nomina da parte del re di Muhyiddin Yassin a nuovo primo ministro. L’attuale leader del governo, infatti, si trova infatti a dover fronteggiare un’emergenza sanitaria di altissimo livello solo a poche settimane dall’incarico. Sempre più numerosi, intanto, gli analisti che mettono in guardia sul fatto che i grandi eventi religiosi possano essere dei pericolosi focolai di contagio nel mondo.
AUSTRALIA. Venerdì scorso l’Australia ha rinviato la pubblicazione del budget annuale, e ha stretto le misure contro gli assembramenti di persone. Questa mossa del governo avviene dopo che nello stato del New South Wales è emerso un cluster consistente di casi di coronavirus. Anche l’accesso alle comunità indigene più remote è stato limitato solo a coloro che forniscono servizi essenziali. Il giro di vite di questi giorni è seguito allo straordinario passo del governo di vietare tutti gli arrivi dall’estero (esclusi quelli dei residenti) e tutti gli assembramenti di oltre 100 persone che sono considerati come non essenziali. Il primo ministro Scott Morrison ha anche delineato il piano per un secondo pacchetto di stimoli alle piccole e medie imprese, che segue quello annunciato la scorsa settimana pari a US 10 miliardi di dollari. A causa della pandemia, l’Australia rischia infatti la prima recessione in trent’anni.
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