BORSE. Ieri, in una delle giornate più difficili per l’Italia, il tonfo della borsa di Milano – in caduta del 16,9%, il peggior crollo nella sua storia recente – è imputato in larga parte alle parole di Christine Lagarde, presidente della BCE, cui ha fatto seguito una lunga successione di sospensioni per eccesso di ribasso dei listini europei e il rialzo dello spread. Deluse inizialmente le attese per un intervento massiccio dell’istituzione finanziaria – sulla scia del “whatever it takes” del predecessore di Lagarde, Mario Draghi – le misure annunciate ieri riguardano un quantitative easing (QE) da 120 miliardi di euro, mentre nelle parole della Presidente sarebbero rimasti fermi i tassi di interesse. Rispondendo a una domanda sull’Italia, Lagarde ha sottolineato che non fosse compito della BCE “ridurre gli spread”, causando un’impennata del differenziale di rendimento italiano, così come di quelli spagnolo, portoghese e irlandese. Le borse di Londra e Francoforte hanno chiuso ieri cedendo il 10%; crollo dell’11% per Parigi. Nella giornata di venerdì tuttavia le borse di tutta Europa hanno però ripreso quota – con un’impennata del 14% per il listino milanese – anche in seguito a un parziale marcia indietro della BCE, il cui capo economista Philip Lane ha assicurato che “Il Consiglio direttivo della Bce si riserva la possibile opzione di futuri tagli dei tassi d’interesse in caso di una stretta delle condizioni finanziarie o di minacce al nostro obiettivo.
CINA. Mentre la Cina cerca di far ripartire la sua economia – gradualmente e con più difficoltà del previsto – arriva un giro di vite per i media nazionali, ora alle prese con nuove regolamentazioni per la diffusione di informazioni riguardo all’epidemia di coronavirus. Un’unica regola e due corollari: nessuna critica al governo, “santificazione” del lavoro del personale sanitario ed enfasi costante sul successo delle politiche adottate dalla leadership. Il Presidente Xi Jinping ha ripetuto più volte la necessità di portare “energia positiva” nei contenuti internet sul coronavirus, e da inizio marzo un gran numero di account è stato chiuso per aver diffuso informazioni sull’epidemia senz’autorizzazione.
IRAN. Immagini satellitari mostrano la presenza di due nuovi siti di scavo nel cimitero Behesht-e Masoumeh, principale luogo di sepoltura della città di Qom in Iran. L’epidemia di coronavirus nel paese, la più diffusa al mondo dopo quelle cinese e italiana, conta ora quasi 7000 casi attivi, 400 morti e circa 3000 guariti. Testimonianze raccolte dal “Washington Post” identificano i due siti di scavo come luoghi di sepoltura di massa dedicati specificatamente alle vittime di coronavirus. Questo tipo di sepoltura si discosta dalla tradizione iraniana che prevede tombe individuali o familiari. In Iran sono diversi i membri delle istituzioni governative deceduti a causa del coronavirus: membri del parlamento, un ex-diplomatico e un consigliere anziano del leader supremo. Più di venti alti funzionari, tra cui un viceministro, sono invece contagiati.
ASIA CENTRALE. Nonostante sia geograficamente vicina alla Cina, l’Asia Centrale non ha ancora dichiarato casi di coronavirus. Le cinque repubbliche dell’area sono infatti state tra le prime al mondo a chiudere tutte le frontiere con il vicino orientale. Se, almeno sulla carta, la regione sembra essere stata al momento risparmiata dalla tragedia sanitaria, le ripercussioni dei blocchi produttivi cinesi sulle catene globali del valore hanno cominciato a farsi sentire con forza e l’ansia economica a dilagare tra la business community cinese presente nelle cinque repubbliche. Per la prima volta da tre anni a questa parte, in questo quadrimestre, la Cina non è più il primo mercato d’esportazione per l’Uzbekistan. Inoltre, molti dei grandi progetti infrastrutturali afferenti alla Belt and Road Initiative (BRI) sono ora in stallo poiché i cinque paesi hanno interdetto l’ingresso sul territorio nazionale ad appaltatori e operai cinesi.
LETALITÀ E GEOGRAFIA. Sul piano internazionale, il tasso di mortalità di Covid-19 rimane ancora un’incognita per i ricercatori. Il rapporto tra numero di casi e numero di morti, infatti, non dipinge un quadro accurato a causa, in primis, dell’alto numero di casi asintomatici che non sono testati e che quindi non rientrano nei conteggi. Diversi team internazionali stanno ora guardando al caso della Diamond Princess, i cui passeggeri e il cui equipaggio sono rimasti attraccati nel porto di Yokohama, in Giappone, per settimane. Trattandosi di un ambiente chiuso, la nave da crociera fornisce un pool di casi circoscritto e il tasso di mortalità per la Diamond Princess è stato stimato al 1.2%. Tuttavia, i ricercatori mettono in guardia sul fatto che questo dato sia rappresentativo solo di una popolazione ben precisa: ultracinquantenni, in salute e abbienti. Pertanto, non è un dato rappresentativo dei paesi più poveri e, in particolare quelli africani, la cui popolazione, seppur molto giovane, è più a rischio anche a causa del dilagare di casi di malnutrizione e di HIV/AIDS. Il contenimento del virus è quindi ancora più cruciale per evitare la diffusione in paesi in cui la popolazione ne sarebbe più facilmente colpita e i cui sistemi sanitari nazionali sono estremamente fragili.
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