Verso la fase due: teniamoci stretti, c’è vento forte

Pubblicato il 17 Aprile 2020 in Wellness Denaro Salute Business

USA e OMS. Dalle minacce ai fatti. Proprio mentre i contagi nel mondo superano la soglia dei 2 milioni, il presidente Trump ha dato disposizioni alla sua amministrazione di sospendere i finanziamenti all’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), accusando l’agenzia ONU di una pessima gestione della pandemia. Gli USA rappresentano attualmente il primo donatore per l’organizzazione, con più di 400 milioni di dollari erogati nel 2019 (circa il 15% del suo budget). Secondo Trump, l’OMS avrebbe fallito, promuovendo la disinformazione cinese riguardo alla diffusione del virus e ponendo le basi per l’emergenza globale. Trump ha sottolineato che la sospensione dei fondi durerà tra i 60 e 90 giorni e sarà condizionata da una valutazione della risposta alla pandemia da parte dell’OMS. Intanto, il governo USA ha annunciato anche un pacchetto di “salvataggio” di 25 miliardi di dollari erogato per le principali compagnie aeree statunitensi, in una fase di profonda crisi del settore dell’aviazione a livello globale.

COREA DEL SUD AL VOTO.
Una tornata elettorale sotto coronavirus quella sud-coreana. Nonostante la pandemia, infatti, il presidente Moon Jae-in ha scelto di non rimandare le elezioni legislative. È un voto importante per Moon, che ha bisogno di ottenere una maggioranza piena per continuare a perseguire la sua agenda anche nella seconda fase del mandato presidenziale. Moon spera che la gestione della pandemia, giudicata positivamente sia all’interno sia all’esterno del paese, possa cancellare gli scarsi risultati ottenuti nella promessa riforma socioeconomica del paese e nelle relazioni con la Corea del Nord, ormai in stallo.

 

 


CINA e GIAPPONE.
Si è tenuto ieri un meeting esecutivo del Consiglio di Stato, la maggiore autorità amministrativa cinese. Presieduto dal Premier Li Keqiang, l’incontro ha posto l’accento sulle misure stanziate per aiutare le aziende nella fase post-coronavirus. Oltre all’implementazione delle misure già approvate, il meeting ha presentato una serie di tagli alle imposte, pari a 227.25 miliardi di dollari. Il meeting ha anche guardato a una delle categorie di individui che rischiano di soffrire di più delle conseguenze economiche della pandemia: i neolaureati, per la cui assunzione Pechino sta valutando l’attivazione di bonus statali. Intanto, in Giappone i parlamentari si sono tagliati gli stipendi del 20% per un anno come gesto di solidarietà verso il paese, ormai in dichiarato stato di emergenza, che sarà ratificato da un decreto-legge bipartisan nei prossimi giorni.

DANIMARCA.
Ha inizio oggi in Danimarca la cosiddetta “fase 2”, con l’allentamento di alcune misure di contenimento adottate dal governo di Copenaghen dall’11 marzo. La Danimarca è stata tra i primi stati a “chiudere” il paese, pur a fronte di un numero tutto sommato limitato di contagi (circa 500) e nessun morto accertato. Benché alcune delle misure disposte non siano state particolarmente severe – nessuna rigida quarantena imposta, ad esempio – il paese sembra aver risposto efficacemente ai rischi di conseguenze ben più gravi. Oggi è prevista la riapertura di asili e scuole elementari, a cui è stato chiesto di rispettare le norme di distanziamento: la misura riguarda la metà circa delle municipalità danesi, mentre per le altre l’apertura dovrebbe avvenire entro il 20 aprile. I prossimi passi saranno adottati a partire dal 10 maggio, quando saranno riaperte scuole secondarie, biblioteche, chiese e, presumibilmente, alcuni locali e luoghi di ritrovo. Solo da agosto potranno svolgersi nuovamente grandi eventi.

Adesso è ufficiale: il mondo è in recessione. Il Fondo monetario internazionale certifica che, a causa della pandemia di COVID-19, stiamo vivendo la crisi economica più profonda dal 1929. Se mettiamo in fila i dati sulle recessioni mondiali dal secondo dopoguerra in avanti, scopriamo che per cinque di queste si trattava più che altro di un rallentamento della crescita, non di una sua diminuzione. Addirittura, nel corso della crisi asiatica del 1998 il PIL mondiale aumento “soltanto” del 2,6%, ma l’Europa continuò a crescere a ritmi persino più sostenuti. Lo stesso FMI definisce “recessione mondiale” un periodo in cui il PIL annuo cresce meno del 3%, un risultato che noi europei ci sogniamo persino in tempi di crescita sostenuta. Sul 2020 le attese per il mondo sono invertite: non una crescita del 3%, ma una contrazione del 3%. Contrazione che si avvicina all’8% in Eurozona. Per confronto, il PIL mondiale perse circa il 15% in quattro anni nel corso della grande depressione, tra il 1929 e il 1932. Nel suo scenario centrale, lo stesso FMI prevede un rimbalzo piuttosto rapido. Ma solo una cosa è certa: l’incertezza è massima. Nella crisi più grave da quasi un secolo, l’unica possibilità è navigare a vista. (Elaborazione dati: Matteo Villa, ISPI)

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