Italia e Ue. Prima che iniziasse la pandemia, la terza economia europea aveva già l’outlook economico più debole tra gli stati membri dell’Unione. Ora, ha anche sofferto del numero più alto di vittime e del lockdown più lungo. Roma fa già affidamento sulla Banca centrale europea per sostenere le sue finanze e alcune stime suggeriscono che il debito potrebbe sfiorare il 150% del Pil al termine della pandemia. La ricostruzione dell’economia italiana sarà quindi un test per la capacità dell’UE di aiutare i membri che ne hanno più necessità, in una congiuntura in cui sono tutti i membri dell’Unione ad aver bisogno di un qualche tipo di supporto.
USA (e Iran). Il frontrunner della corsa alle primarie democratiche e probabile contendente di Trump alle prossime presidenziali statunitensi, Joe Biden, ha chiesto al presidente Trump di alleggerire le sanzioni economiche nei confronti dell’Iran – concedendo, ad esempio, licenze speciali per farmaci e dispositivi medici, o creando meccanismi finanziari per l’assistenza ai cittadini iraniani – al fine di consentire una migliore gestione della pandemia di coronavirus. Nelle parole di Biden, gli Stati Uniti hanno un obbligo morale di assistere i popoli che necessitano di aiuto, senza alcuna considerazione del paese in cui vivono o della natura del regime in vigore nel paese, che nel caso dell’Iran – ha precisato – continua a dimostrare incapacità di rispondere alla crisi, a mentire e nascondere la verità al proprio popolo, nonché ad agire provocatoriamente nella regione. La presa di posizione di Biden si inserisce nel solco della lettera indirizzata dall’ala progressista del partito democratico al Segretario di stato Pompeo, chiedendo una riduzione delle sanzioni.
Asia: gli emergenti rallentano. L’Asian Development Bank prevede che le economie emergenti in Asia il prossimo anno registreranno la crescita più lenta degli ultimi 22 anni. Per i paesi in via di sviluppo in Asia, in particolare, la crescita per il 2020 sarà pari al 2,2%, il tasso più basso dal 1,7% del 1998. Eppure, se le misure restrittive avranno successo e l’attività economica riprenderà slancio a breve termine, la crescita regionale potrebbe assestarsi comunque al 6,2%, 1 punto percentuale in più rispetto allo scorso anno, quando la regione era finita tra le vittime della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti.
Filippine: ancora un giro di vite. Il presidente delle Filippine, Rodrigo Duterte, noto per la sua controversa e violenta lotta alla droga che ha causato migliaia di vittime nel paese, ha ordinato a polizia e militari di sparare a chiunque dovesse violare le regole della quarantena. Le direttive del presidente alle forze dell’ordine sono di reprimere con la forza eventuali disordini o moti di protesta, uccidendo se necessario. Duterte ha chiesto alla popolazione filippina collaborazione nella gestione dell’emergenza, utilizzando mascherine qualora obbligati a uscire per ragioni di lavoro o urgenza. Il governo di Manila ha poi rassicurato la popolazione di Luzon, la principale isola dell’arcipelago, sull’assistenza che lo stato garantirà a tutti, scongiurando il rischio che i più poveri possano morire di fame. A oggi, sono più di 2.600 i casi accertati nel paese.
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