Coronavirus: l’eccezione portoghese
Nonostante una popolazione anziana e un sistema sanitario più fragile, il Portogallo presenta solo un decimo dei casi di contagio della vicina Spagna. Ma ha senso parlare di eccezione portoghese?
I primi casi di contagio in Portogallo risalgono al 2 marzo: a distanza di un mese e mezzo, nel paese si contano appena
18mila casi e 599 morti. Al momento, insomma, i dati portoghesi sono molto più incoraggianti di quelli di mezza Europa messa insieme, e questo nonostante l’età media sia più alta e il paese conti più abitanti ultraottantenni di tutti gli altri stati Ue, eccezion fatta per Italia e Grecia. Inoltre, il Portogallo sconta la fragilità di un sistema sanitario fortemente provato dall’austerità del periodo 2010-2014, e
secondo Politico ha appena 4,2 posti in terapia intensiva per ogni 100mila abitanti, il numero più basso in Europa. Un insieme di fattori che avrebbe potuto rivelarsi letale. E invece. L’eccezionalità portoghese – senza
arrivare a definirlo ‘miracolo’ – risponderebbe invece a una serie di fattori: tempestività di intervento, una geografia propizia (confina solo con la Spagna), unità di intenti da parte della classe politica e autodisciplina della popolazione.
Fattore tempo?
Di sicuro, a giocare a favore del Portogallo è stato il tempo: il paese ha avuto modo di osservare cosa stava accadendo in Italia e in Spagna e di correre ai ripari.
Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza il 19 marzo, quando nel paese c’erano appena 246 casi confermati e nessun morto. Questo, assieme alla chiusura di scuole, università, bar e luoghi di ritrovo ha determinato un contenimento del contagio quasi immediato. Nel paese lusitano, similmente all’Italia, è
Porto, la seconda città del paese e non Lisbona, quella che presenta il maggior numero di casi. Secondo gli epidemiologi questo è spiegato dalla diversa natura economica delle due aree. La prima, più industriale, ha mostrato i primi casi positivi in pazienti che erano tornati da una fiera delle scarpe in Nord Italia. Lisbona invece è più orientata ai servizi, in particolare al turismo, e poiché ci troviamo in bassa stagione,
il numero di interazioni con l’estero era molto più limitato.
Sanatoria sanitaria?
Ma il paese iberico non si è limitato a chiudersi, prendendo decisioni coraggiose per cercare di gestire al meglio l’emergenza. Come quella di
regolarizzare temporaneamente tutti i richiedenti asilo presenti nel paese. Il governo del premier Antonio Costa ha deciso di concedere – almeno fino al 1 luglio –
il permesso di soggiorno a tutti coloro che ne avevano già presentato richiesta, consentendo loro di accedere al sistema sanitario nazionale e, quindi, di avere diritto alle cure in caso di contagio.
Come riporta Politico, l’esecutivo ha disposto anche il rilascio anticipato del 10% dei detenuti per pene lievi per evitare il rischio di focolai nelle carceri. “In tempi di crisi – ha detto il ministro degli Interni, Eduardo Cabrita –
è importante salvaguardare i diritti dei più fragili, come nel caso degli immigrati, garantendo che abbiano accesso alla salute e alla sicurezza sociale”.
Tregua contro il virus?
Anche sul fronte del dibattito pubblico, infiammato dall’avvento del coronavirus in molti paesi europei, il Portogallo ha mostrato segni di eccezionalità. L’intervento in parlamento in cui il leader di opposizione Rui Rio, del Partito socialdemocratico (PSD), augura al Primo Ministro Costa “coraggio, nervi d’acciaio e buona fortuna” è diventato virale sui social. “Perché la tua fortuna è la nostra fortuna” ha detto Rio, aggiungendo che il governo può contare sulla totale collaborazione del PSD.
Dal virus alla crisi economica?
Ma il virus non è la sola cosa che spaventa i cittadini, consapevoli che dopo l’emergenza sanitaria dovranno affrontare quella economica. In poche settimane il Portogallo ha visto sfumare i sacrifici messi in campo per risanare il bilancio dopo la crisi degli anni passati. Dei circa 500 voli che atterrano nel paese ogni giorno, ne sono rimasti appena 24. La stagione turistica pasquale è saltata e quella estiva si preannuncia molto difficile. Secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale, nel 2020 il paese potrebbe vedere la sua economia contrarsi dell’8%. Il tasso di disoccupazione, in calo da diversi anni dovrebbe raddoppiare balzando al 13,9%, mentre il disavanzo di bilancio salirà al 7,1% dopo un avanzo dello 0,2% nel 2019. “Potrebbero volerci due anni prima che l’economia torni ai livelli del 2019” ha detto l’ex ministro delle Finanze Mario Centeno, oggi presidente dell’Eurogruppo. Ed è questo che metterà alla prova la tenuta del paese, ancor più della resistenza dimostrata alla pandemia.
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