L’emergenza coronavirus ha cambiato ormai le nostre abitudini: con cinema e teatri chiusi, nessuna possibilità di assistere a concerti ed eventi musicali living, il mondo della cultura si è riorganizzata, grazie allo streaming e all’uso dei canali social e YouTube.
Il diritto a una vita culturale attiva è sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani all’Art. 27 per cui: “ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici”.
Sarah Cleveland, professore di diritto costituzionale e diritti umani alla Scuola di Legge della Columbia University (prima docente ad Harvard e Oxford) e membro indipendente della Comitato dei Diritti Umani presso le Nazioni Unite risponde sul punto: “considerate le circostanze attuali, le azioni prese dall’Italia possono considerarsi una ragionevole limitazione al diritto di accesso alla cultura anche considerando l’incertezza e la magnitudine del rischio sanitario”.
Anche secondo Maria José Martinez, avvocato per i diritti umani e delle donne basata a New York: “a questa situazione si devono applicare le previsioni dell’ International Covenant on Economic Social and Cultural Rights (ICESCR) del 1966, che riconosce un ampio diritto alla vita culturale (Art. 15(1)(a)) per cui si ammettono restrizioni per il benessere della comunità. In aggiunta – continua l’avvocato Martinez – il paragrafo 19 del Commento Generale delle Nazioni Unite sull’Art. 15 permette di applicare limitazioni alla vita culturale della comunità in caso si emergenze”.
Secondo il procuratore newyorchese e specialista di diritti umani, Barbara Vidal: “le limitazioni imposte devono passare un test che concerne finalità, proporzionalità compatibilità con i diritti alternativamente protetti, per la promozione del benessere di una società democratica secondo quanto previsto all’art. 4 della Covenant. Lo standard per la limitazione del diritto ad una vita culturale è basso – continua il Pm Vidal – inoltre questo genere di diritto rientra in una categoria di diritti umani secondari che sono tra i primi ad essere limitati in caso di emergenza”. Lo stesso ragionamento potrebbe farsi per la libertà di culto, sebbene il culto possa comunque essere esercitato e il discorso qui sia più orientato sul concetto di “fruizione” del bene artistico.
Il mondo della cultura ha cercato di reagire all’emergenza coronavirus servendosi delle opportunità offerte dal web. Sono sempre più numerose le iniziative avviate in questi giorni, sia in campo istituzionale (è il caso delle risorse rese disponibili dal Governo attraverso il sito Solidarietà Digitale), sia da associazioni, compagnie teatrali, musei e privati cittadini. Vi proponiamo alcune possibilità tra le quali scegliere per continuare a frequentare il linguaggio della bellezza senza venir meno alle precauzioni che tutti siamo chiamati a rispettare.
Nel nostro Speciale i prossimi appuntamenti da non perdere, senza uscire di casa.
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