Una serie di esplosioni all’aeroporto di Kabul provocano numerose vittime civili e tra il personale USA. Non ci sono ancora rivendicazioni ufficiali, anche se i sospetti ricadono sullo Stato islamico.
Nella serata di giovedì 26 agosto due forti esplosioni presso gli ingressi dell’aeroporto internazionale di Kabul hanno causato decine di morti e feriti (anche tra i soldati statunitensi). Finora non ci sono state rivendicazioni ufficiali, ma i sospetti ricadono sull’Islamic State’s Khorasan Province (ISKP), gruppo terroristico dell’Asia Centrale affiliato al cosiddetto Stato islamico. I Talebani condannano l’attacco e riferiscono essere avvenuto in una zona controllata dalle truppe USA.
Secondo altri, la dinamica degli attentati include vari colpi d’arma da fuoco ed esplosioni. Una tipologia di attacco già impiegata in precedenti attacchi in Afghanistan e che potrebbe confermare i sospetti sulla matrice terrorista.
Il commento di Paolo Magri, Vice Presidente Esecutivo, ISPI
I dettagli del doppio attentato a Kabul sono ancora incerti. Tre certezze emergono però sin d’ora.
La prima: con la “riconquista” talebana si apre una nuova, ulteriore stagione di incertezza e caos nel Paese. E incertezza e caos aprono significative opportunità ai gruppi terroristici presenti in Afghanistan e mai completamente annientati. Un triste copione già visto in Iraq, Siria e Libia…
La seconda: con (anche) gli americani come bersaglio degli attentati, si apre per Biden una ulteriore fase di tormentati dilemmi. Come evitare – senza perdere ulteriore credibilità anche con l’elettorato Usa – una reazione muscolare di fronte a vittime americane addirittura prima della scadenza del 31 agosto? “Muscolare” anche a costo di tornare al punto di partenza, ovvero un nuovo intervento militare dopo aver sbandierato la fine della “forever war”?
La terza: per i talebani, attentatori fino a ieri e ora alla guida del Paese, si apre l’opportunità di presentarsi al mondo come “alleati” contro il terrorismo (degli altri). Un film già visto con tanti regimi del Medio Oriente ahimè…
Il commento di Antonio Giustozzi, Associate Research Fellow, ISPI
L’attacco all’aeroporto di Kabul era largamente atteso e il fatto che abbia avuto luogo come previsto indebolisce l’immagine dei talebani, che si presentano come il partito dell’ordine e della sicurezza. L’aspetto più interessante dell’attacco é probabilmente il fatto che in passato i servizi consideravano questi attacchi dello Stato Islamico a Kabul possibili solo grazie all’aiuto prestato dal network degli Haqqani. Se gli Haqqani avessero aiutato anche questa volta, il fatto sarebbe molto rilevante per le dinamiche interne dei talebani.
Cosa sappiamo dell’ISKP?
Lo Stato Islamico della Provincia del Khorasan è un gruppo terroristico affiliato al sedicente Stato islamico. Il Khorasan è una regione che include il nordest dell’Iran, il sud del Turkmenistan e il nord dell’Afghanistan. Il gruppo è un avversario dei Talebani, che in queste ore stavano gestendo il filtraggio nelle operazioni di evacuazione del personale straniero presente in Afghanistan. Secondo alcune informazioni, il gruppo conterebbe su circa 1500-2200 miliziani effettivi, quindi un numero non sufficiente per una competizione di potere con i Talebani, ma sicuramente un serio rischio per la sicurezza già precaria dell’Afghanistan.
In attesa di rivendicazioni, gli attacchi terroristici di oggi fanno riemergere le paure delle potenze occidentali che da giorni ponevano come condizione per un futuro dialogo con il regime di Kabul che l’Afghanistan non tornasse ad essere un “porto sicuro” per le organizzazioni terroristiche. Una condizione per nulla scontata, visto che secondo i dati della missione ONU in Afghanistan (UNAMA), sarebbero almeno 77 gli attacchi terroristici rivendicati da ISKP dall’inizio del 2021. Numeri che mettono una seria ipoteca sulla futura instabilità dell’Afghanistan, che tra soli cinque giorni si troverà senza supporto militare occidentale e con uno stato centrale tutto da ricostruire.
Il commento di Giuliano Battiston, analista freelance e contributor ISPI
Lo scenario afghano richiede prudenza, ma è verosimile che la responsabilità degli attentati ricada sulla “Provincia del Khorasan”, la branca locale dello Stato islamico fondata tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015. Antagonisti dei Talebani, che li hanno combattuti duramente nella provincia orientale di Nangarhar, puntano a capitalizzare questa fase di transizione, inficiando la principale rivendicazione dei Talebani di questi giorni: “ la guerra è finita, vivremo in pace”. Il fatto che in passato ci siano stati “travasi di competenze” tra la “Provincia del Khorasan” e la rete Haqqani, l’ala oltranzista dei Talebani, non esclude che l’attentato rifletta uno scontro interno successivo alla conquista del potere a Kabul.
Il commento di Claudio Bertolotti, Associate Research Fellow, ISPI
Se le prime indicazioni fossero confermate, lo Stato Islamico nel Khorasan è riuscito a colpire nuovamente l’Afghanistan portando a compimento un attacco terroristico che rientra perfettamente nello schema del franchise afghano di quello che fu lo Stato Islamico nella sua natura territoriale in Siria e Iraq.
Oggi però lo Stato Islamico si contrappone ai talebani, che non sono più il gruppo insurrezionale che abbiamo conosciuto nei passati 20 anni, ma rappresentano una realtà statuale di fatto. Con quest’azione che lo Stato Islamico avrebbe portato a compimento – siamo in attesa di conferma – il gruppo terroristico da un lato ha voluto dimostrare che i talebani, pur avendo raggiunto il loro obiettivo di conquistare l’Afghanistan, non sono in grado di garantire la sicurezza dei loro cittadini, e dall’altro lato ha simbolicamente colpito la popolazione civile ritenuta infedele, in quanto in procinto – o nel tentativo – di fuggire da un Paese musulmano per andare a trovare rifugio in paesi occidentali infedeli e che rappresentano il nemico.
Il commento di Matteo Pugliese, Associate Research Fellow, ISPI
Se confermata la rivendicazione, lo Stato Islamico nel Khorasan ha sfruttato con successo un’occasione di estrema vulnerabilità delle truppe occidentali impegnate nell’evacuazione. Ha raggiunto il doppio obiettivo di colpire soldati Usa e di dare un segnale di forza proprio mentre gli avversari Talebani assumono il potere in Afghanistan. L’ISKP punta al caos per radicalizzare nuove reclute tra i sunniti di etnia pashtun e rafforzarsi nel paese, dopo le sconfitte subite in questi anni.
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