“Con 30,66 milioni di persone contagiate dal Coronavirus (+55.299 nelle ultime ventiquattro ore), 665.924 morti, con una media di 3.873 morti al giorno (Fonte: OMS e European Centre for Disease Prevention and Control), l’Europa non può permettersi di attendere un solo giorno in più per l’autorizzazione di un nuovo vaccino che potrà fare la differenza. La corsa verso la vaccinazione di massa deve subire un deciso cambio di passo e l’EMA deve rompere gli indugi e velocizzare l’autorizzazione dell’immissione in commercio del vaccino AstraZeneca, perché altrimenti i cittadini europei e soprattutto gli anziani non capiranno perché si rinvii ancora una decisione così importante e risolutiva, di fronte a un’ecatombe come quella a cui stiamo assistendo giorno dopo giorno – lo dichiara Roberto Messina, nel suo doppio ruolo di Presidente di SIHA, Senior International Health Association, la piattaforma europea impegnata nella tutela dei cittadini anziani in tutta Europa, e di Senior Italia FederAnziani. – La situazione è gravissima, eppure di fronte a questi numeri terrificanti, al rallentamento nella distribuzione dei vaccini della Pfizer, alla diffusione ormai in 60 paesi della variante inglese, l’EMA appare incomprensibilmente lenta nell’autorizzazione del nuovo vaccino che potrebbe rappresentare in questo momento la chiave di volta, velocizzando significativamente la campagna di vaccinazione in tutta Europa. Tanto più che tale vaccino può essere agevolmente somministrato dai medici di famiglia, che hanno una capacità di vaccinazione capillare e immediata. Siamo molto preoccupati – prosegue Messina – per la lentezza nella tempistica decisionale che deve portare all’autorizzazione, considerato che i dati presentati sulla qualità, la sicurezza e l’efficacia del vaccino risultano solidi e completi e non è pertanto chiaro quali ulteriori elementi manchino per prendere una decisione. Il vaccino, infatti, è già stato autorizzato in Brasile, nel Regno Unito, in India, in Argentina, El Salvador, Messico, Bangladesh, Repubblica Dominicana, Pakistan, Nepal, e allo stato attuale non si segnalano significative reazioni avverse. Chiediamo perciò all’EMA di correre, perché ogni giorno di ritardo costa oltre 3.873 vite”.
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