Come si manifesta l’ageismo a livello delle istituzioni? Nel campo sociale e sanitario è molto diffuso, in tutto il mondo. Una sistematica review delle ricerche condotte nel 2020 ha messo in luce che nell’85% dei 149 studi condotti, l’età determinava il tipo di trattamenti medici. In Europa 1 su 3 delle persone anziane sono state oggetto di ageismo in questo campo. Le ricerche citate sottolineano che le persone anziane sono sistematicamente escluse dai trials clinici in cardiologia, medicina interna, nefrologia, malattie neurologiche, psichiatria, reumatologia, oncologia e urologia, anche se sono tutte malattie che intervengono più frequentemente nell’età anziana. Uno specifico studio sul Parkinson ha evidenziato che i pazienti di più di 79 anni erano esclusi dai trattamenti. Tuttavia queste ricerche sono ancora iniziali e non basate su studi sufficienti: è necessario approfondire. Un altro aspetto da sottolineare è il linguaggio usato in molte case di riposo: un linguaggio infantilizzato e paternalistico tendente a ridurre a oggetti le persone anziane.
Nel campo della sessualità l’ageismo si manifesta soprattutto in una discriminazione rivolta contro le donne, attraverso la negazione della possibilità di sessualità in età avanzata, come se il sesso anziano facesse paura e suscitasse sarcasmo.
Nel campo economico e sul lavoro, l’ageismo si manifesta soprattutto sulla base del mancato riconoscimento di competenze e sull’invito ad andare in pensione.
Nel campo dei media, fino al 1990 i vecchi erano assenti o scarsamente presenti in TV e fondamentalmente rappresentati come poco attraenti, infelici, malati, soli, dipendenti. Ad esempio una ricerca ha verificato che sugli schermi degli Stati Uniti, i personaggi anziani erano presenti solo per l’1.5%. Un’altra ricerca, condotta in Germania, ha evidenziato la presenza di persone anziane come personaggi principali solo per l’8.5%. Dal 1990 in poi si è verificato un cambiamento radicale con la presentazione delle persone, soprattutto “giovani vecchi” come attivi, contenti della loro età, con uno stile di vita salutare. In questo passaggio si può rivelare un’altra sottile manifestazione dell’ageismo: quella cioè di considerare che la buona salute in vecchiaia è una scelta e una responsabilità delle persone anziane e che le disuguaglianze nell’accesso alle risorse hanno scarsa influenza sulla loro salute. E’ necessario sottolineare inoltre che, se si guarda al mondo nel suo complesso, la rappresentazione di persone anziane varia molto, in particolar modo in Asia. Ricerche in Cina, Giappone e Corea hanno messo in evidenza una rappresentazione positiva, mentre in Nigeria, da uno studio che analizza su come i giovani guardano i senior sullo schermo, risulta una percezione dei vecchi come deboli, malati, poveri e persino “diabolici”. Un’analisi dei film prodotti a Hollywood nel 2000 mette in evidenza che i personaggi parlano poco, che a 65 anni vengono considerati vecchi e che la loro rappresentazione è meno positiva per le donne che per gli uomini.
L’ageismo e il sistema legale. Una sola considerazione: sia nei processi per divorzio, sia nella presenza nei tribunali come testimoni, le donne anziane sono in genere trattate peggio degli uomini, ritenute meno credibili. L’ageismo si manifesta anche in molti altri campi, come nell’attribuzione e nella manutenzione degli alloggi, nella finanza, nella tecnologia, nelle risposte alle emergenze dovute a disastri naturali e a conflitti, nel modo in cui sono compilati i dati statistici, nel campo dell’educazione. In tutti questi settori l’attenzione è molto scarsa. Solo per citare un esempio, nei dati statistici il campo della vecchiaia è trattato spesso come se fosse un campo unico, senza tenere ferme le distinzioni tra le diverse età di cui è composta, che presentano ovviamente enormi differenze. Una cosa è avere 65 anni e un’altra averne 85…
L’ageismo interpersonale
In linea generale, si riscontra la prevalenza di questo tipo di ageismo nei Paesi a basso reddito e a basso-medio reddito, tra le persone più giovani e maschi (in Europa ad es. il livello più alto si riscontra tra i 15 e i 24 anni). Si sottolinea inoltre che la discriminazione contro le anziane vedove (che sono all’incirca 250 milioni nel mondo) e le accuse di stregoneria si interfacciano con il sessismo, ponendo le donne anziane in una situazione di doppia discriminazione.
L’ageismo interpersonale rivolto contro se stessi
Uno studio in Germania ha riscontrato che il disprezzo verso se stessi è meno usuale nell’età di mezzo, dove anzi si nota una positiva autopercezione di sé e invece decresce nell’ultima parte della vita. Anche qui si riscontra una migliore percezione di se stessi nelle persone e nei Paesi ad alto reddito e buona istruzione.
Le future priorità sono:
- Monitorare l’ageismo in tutte le istituzioni sopra citate
- Sviluppare gli strumenti analitici per misurare i diversi tipi e dimensioni dell’ageismo
- Condurre survey sulla base dei nuovi strumenti per stimare con più certezza la prevalenza nel mondo, la distribuzione e le tendenze dell’ageismo, incluso l’ageismo contro se stessi
- Formulare nuovi studi sull’intreccio tra ageismo e altri “ismi.
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