L’ageismo ha un forte impatto sulla salute. L’OMS definisce la salute come “uno stato di benessere sia fisico sia mentale” e quindi costituito non soltanto da assenza di malattie o di infermità. E’ un discorso più complesso, le cui componenti riguardano dati di realtà (patologia, cure, excursus di malattia) ma anche gli stati d’animo, le percezioni, persino la qualità di vita. Molto spesso l’ importanza dell’incidenza della salute nella nostra vita è sottovalutata, molto più di quanto non lo sia il razzismo, di cui si conoscono le conseguenze. Una ricerca a livello mondiale, commissionata appositamente per questo Rapporto, che esamina 422 studi su 45 Paesi, evidenzia che nel 96% dei casi l’ageismo ha una forte incidenza sulla salute, in tutti i i suoi vari aspetti. Come dire: l’ingiustificabile discriminazione delle persone secondo l’età, produce danni sul nostro stato fisico e mentale. E non è dato da sottovalutare.
Agisce sulla salute fisica, abbreviando il corso di vita. Quante volte, ad esempio, abbiamo rilevato come la depressione senile, contrastata da un’aumentata socialità e da un surplus di affettività, ha lasciato posto a una migliore qualità di vita, a una ritemprata serenità?
Incidono anche gli sterotipi e i pregiudizi negativi che un anziano fa propri, rassegnandosi alle malattie o perfino respingendo le cure e adottando stili di vita e comportamenti dannosi, seguendo, ad esempio, una dieta sbagliata o non assumendo i farmaci prescritti, bevendo e fumando eccessivamente. Un “lasciarsi andare” dannoso e distruttivo.
Inoltre, l’esclusione degli anziani da una sorveglianza accurata sui dati contribuisce a diminuire la consapevolezza del rischio. Cosicché sia l’ageismo interpersonale sia istituzionale contribuiscono all’uso inappropriato delle prescrizioni mediche.
L’ageismo ha influenza sulla salute mentale, inducendo fenomeni di depressione, che contribuiscono ad accorciare il tempo di vita. Uno studio in Germania, basato su 8000 casi di anziani, ha evidenziato che una percezione negativa sul proprio invecchiamento accelera il declino cognitivo.
L’ageismo può condurre a forme di isolamento e di solitudine, che, introiettate come una conseguenza normale della vecchiaia, hanno un impatto negativo sulla salute e sulla longevità, causando anche una maggiore incidenza della mortalità. I suoi effetti quindi incidono sul benessere sociale.
Le persone anziane hanno diritto alla salute sessuale, ma i media, con il prevalere di una rappresentazione negativa e persino di scherno e sarcasmo, impediscono loro di accedere a questo diritto, sentito a volte come una colpa o una vergogna che li induce a non farne tema di interlocuzione con il proprio medico. L’ageismo ha influenza, quindi, anche sulla sessualità. In particolare le donne anziane sembrano assimilare maggiormente le norme sociali sulla bellezza e si percepiscono come non attraenti e non desiderabili, esponendosi così a una discriminazione incrociata, di sessismo e ageismo. Nello stesso tempo, l’accentuazione su un invecchiamento attivo e coronato da successo può indurre un eccesso di aspettative che non sempre sono coincidenti con la realtà, introducendo una forma sottile di ageismo, che contribuisce a intaccare l’autostima e produrre vergogna.
L’impatto economico dell’ageismo
Non è stato completamente dimostrato l’impatto dell’ageismo sull’economia, ma in realtà i costi economici sono alti. Poiché in tutto il mondo aumenta il numero degli anziani, aumenta anche il tasso di povertà. Ma il successo della politica volta a ridurre e a eliminarla, alla base dell’Agenda per lo sviluppo sostenibile (entro il 2030) dipende in gran parte dall’incertezza finanziaria degli anziani. Eliminare la povertà tra gli anziani dipende, in gran parte dalla consapevolezza del peso economico dell’ageismo sulla società. Non sono stati condotti studi sufficienti, in particolare a livello dei singoli Paesi, anche se appare evidente che il perdurare dell’ageismo costa alle società bilioni di dollari, in particolare dovuti alle spese per la salute. Il primo studio sulle conseguenze economiche dell’ageismo sulla salute è stato condotto negli Stati Uniti e pubblicato nel 2020. Si è riscontrato che i condizionamenti erano dovuti a diversi fattori: malattie cardiovascolari, malattie respiratorie croniche, disordini muscolari, ferite, diabete, malattie dovute al fumo, malattie mentali. Si è riscontrato che negli Stati Uniti uno dollaro su sette speso per la salute (63 bilioni di dollari in totale) era frutto di ageismo. Le percezioni negative sull’invecchiamento sono costate 33.7 bilioni di dollari, gli stereotipi negativi 285 bilioni, e le discriminazioni dovute all’età 11.1 bilioni di dollari. Questi risultati hanno indotto la necessità di implementare gli interventi per ridurre l’ageismo.
Conclusioni e direzioni per il futuro
Le considerazioni fatte finora inducono ad affermare che è l‘ageismo e non la vecchiaia il fardello più pesante per la società.
Le priorità su cui muoversi sembrano essere dunque:
- Aumentare la consapevolezza sociale degli effetti distruttivi dell’ageismo anche a lungo termine
- Riempire il vuoto di ricerche, dimostrando in primo luogo che il rapporto tra l’ageismo e l’impatto messo a fuoco in questo capitolo del Rapporto è di causa/effetto e non di semplice associazione; tentando di capire meglio se e come l’ageismo varia a seconda delle caratteristiche individuali (ad esempio l’età, il genere, la razza, la disabilità, l’identità sessuale) e a seconda dei contesti e dei diversi Paesi
- Produrre stime dell’impatto economico dell’ageismo e definire con più certezza come questo contribuisca alla povertà degli anziani, i suoi costi elevati sulle economie nazionali che rallentano lo sviluppo economico e sociale dei Paesi, soprattutto di quelli a basso e medio.
di Marina Piazza
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