Oltre il reality

Pubblicato il 28 Aprile 2016 in

Un racconto di Patrizia Abrami – Donatella Tessi – Riccardo Zanzi

Cinque minuti alla diretta! Ancora trecento secondi e comincia l’avventura… Chi l’avrebbe mai detto? Solo pochi mesi fa per gioco con le amiche d’università mi sono presentata ai casting di tanti reality; sembrava fosse arrivato il mio momento e poi, quando oramai non ci pensavo più, eccomi qua!

Dai tempi del liceo con gli amici di teatro mi sono divertita a giocare con l’improvvisazione teatrale, ma questo è ben altro, è la Casa del Grande Fratello! Sei mesi al top dell’audience televisiva, spiati ventiquattro ore su ventiquattro da microfoni e telecamere. Tutti i lunedì tre ore di diretta su canale 5, la rete ammiraglia Mediaset, sei milioni di telespettatori! Basta una settimana e per contratto partecipo a tutte le dirette e poi, se mi va male, tante comparsate ben remunerate! E se va bene, come dice nonna Elena, non mettiamo limiti alla provvidenza! Cara nonna, le è bastato guardarmi negli occhi per capire perché lo faccio.

Quattro minuti alla diretta! La trasmissione è partita bene, sono già nove settimane da ottobre, audience altissima, per ora la concorrenza non è agguerrita, ma presto tornerà Montalbano in Rai. Non pensavo alla chiamata. L’anno scorso, quando ormai avevo superato le prime selezioni, hanno preferito personaggi più trash. Quest’anno nel primo cast non mi avevano inserito, poi però un paio di eliminazioni e una squalifica… Aveva ragione nonna, è l’anno dei cambiamenti, facce pulite, niente tamarri, ragazzi belli, ma anche intelligenti! Quando le ho comunicato che sarei entrata nella Casa, mi ha dato un solo consiglio:

– Che tu vinca o perda, resta te stessa.

Poi ha aggiunto con complicità:

– Poco trucco e gonne corte, hai preso da me le tue belle gambe. Scegli da sola quello che devi mettere in valigia, non farti consigliare da quella vecchia…di tua madre!

Tre minuti alla diretta! E sì, mamma… preoccupata per il tempo perso, per gli esami all’università, per l’immagine di famiglia e i comportamenti intimi sotto l’occhio delle telecamere e l’orecchio dei microfoni: quante raccomandazioni! Certo non se l’aspettava nemmeno lei, con tutti i problemi che ha per la testa; proprio adesso che cominciava ad abituarsi a quel piccolo aiuto che riuscivo a darle con le pratiche per le quali spesso non recupera nemmeno le spese, sempre convinta che il patrocinio sia un diritto e invece le spese un optional, se si tratta di una donna per cause di divorzio o di affidamento dei figli.

dentroDue minuti alla diretta! Tra poco la porta rossa si aprirà. Sento lo studio, applausi e fischi, la voce della Marcuzzi che parla con Signorini. Bravissimi entrambi. Chissà come farà Alessia a mantenere per tutta la trasmissione i toni giusti; è nata Scorpione, per l’astrologia da rotocalco, il segno dei detective, un carattere riservato e certamente poco adatto all’arena televisiva e all’intrattenimento. E invece con i ragazzi e il pubblico è semplicemente perfetta! Anche Alfonso, il Direttore di Chi, lontanissimo dal cliché dinamico e arrogante del suo segno zodiacale, Ariete, con quell’aria effeminata, parrebbe una Bilancia, il mio segno zodiacale. Quando mi capita di parlarne con qualcuno, il pensiero comune è che i bilancini abbiano un carattere equilibrato, in realtà sono tutti alla ricerca di equilibrio! E mi dicono anche che siamo freddi e volubili. Io penso che la prima caratteristica del mio segno sia il senso di giustizia, accompagnato da una certa capacità diplomatica che mi fa evitare la conflittualità. Al Grande Fratello però rivalità e conflitti non mancano mai. Vedrò come cavarmela senza apparire priva di personalità, altrimenti presto vado in nomination e ciao GF.

Un minuto alla diretta! Non ho ancora capito chi entrerà stasera con me nella Casa, so solo che è un ragazzo; il pubblico nello studio e a casa sta vedendo le nostre schede personali. Ora sta passando la mia: Matilde, 21 anni, studentessa di giurisprudenza. Adesso tocca all’altro. Ecco finalmente ho capito chi è: Marco, 24 anni, ci siamo conosciuti l’anno scorso, mi pare faccia l’agente di commercio, oppure mi confondo, è diplomato ISEF, è quello della palestra! Un ragazzo simpatico, tra poco lo vedrò: ecco che esce dal suo camerino. Alessia ora ci sta chiamando insieme alla porta rossa! Spingiamo il maniglione, comincia il mio Grande Fratello!

 

Margherita è appena uscita dall’ospedale. Barcolla e si sente molto debole. A fatica si trascina verso la macchina che ha parcheggiato nella piazza in mezzo agli alberi. Finalmente apre la portiera e può abbandonarsi sul sedile, esausta.

Per un attimo chiude gli occhi. Basta. Vorrebbe farla finita. È tutto inutile ormai. Non le resta molto tempo, lo sa benissimo. Ha lottato quanto ha potuto, ma il mostro che è dentro di lei la sta divorando. Lo immagina come una grande piovra che l’avvolge con i suoi tentacoli e l’inghiotte poco a poco.

Lo specialista che è anche un suo vecchio amico, continua invece a dirle di non arrendersi. Forse se potesse andare negli Stati Uniti dove si stanno sperimentando nuovi farmaci, forse… Inutile illudersi e poi lei non ha i soldi da impiegare in viaggi della speranza. Non ha più voglia di vivere, di lottare, meglio farla finita e lasciarsi andare. Il mondo le interessa sempre meno e si sente una fallita.

Pensa a Giulio, il suo compagno. La lega a lui un affetto tranquillo, ma ora lo sente distante, preso dai suoi problemi di lavoro e di carriera. E a dividerli c’è anche Viola, la figlia di lui, una ragazzina problematica e bulimica che non si sa da che parte prendere. Solo il pensiero di Matilde la fa sorridere. Matilde è stata ed è l’unica sua vera ragione di vita. Una figlia che tutti vorrebbero avere, intelligente, bella e soprattutto amorevole. Il loro è un rapporto speciale fatto di confidenza e di fiducia, di reciproco rispetto. Ma perché si è fatta prendere dalla smania di andare in televisione? Hanno avuto una lunga discussione a questo proposito, sono volate anche parole cattive, la sua decisione di partecipare al Grande Fratello l’ha lasciata sbigottita e amareggiata.

Margherita, a detta di tutti, è sempre stata un modello di riservatezza, odia le trasmissioni in cui persone urlanti si azzuffano o si esibiscono mettendosi a nudo. Ha sempre mantenuto un profilo basso, non può accettare che sua figlia, la sua Matilde, rischi di essere stritolata dai meccanismi televisivi.

E poi verrà a galla tutta la storia e i giornalisti ci si butteranno senza pietà né per lei, né per Matilde. Lei non ha mai raccontato niente a sua figlia e non le ha mai detto chi è suo padre. E se lui venisse a sapere? Torna spesso in Italia per partecipare a qualche convegno, ma non si sono mai incontrati. Lui non l’ha mai cercata anzi la evita perché non è riuscito a perdonarle di non averlo seguito in America.

Come avrei potuto lasciare i miei genitori, mio padre così ammalato? Allora eravamo così giovani, la nostra era stata una semplice avventura o invece no…non ci conoscevamo abbastanza, non ero pronta, non ero pronta. Avrei dovuto dirglielo… No, non ho sbagliato, è stata una decisione giusta. Forse non lo amavo abbastanza. Perché legarlo? Eravamo così diversi, meglio lasciarlo andare verso il suo futuro. E se lui ora vede la trasmissione? Matilde è il ritratto di suo padre…meglio non pensarci!

Per orgoglio Margherita non ha detto a Fabio di Matilde, si è tenuta tutto per sé e il suo segreto non l’ha mai rivelato a nessuno, né alla famiglia e tanto meno a Giulio.

Ha pagato per questo, è stata una ragazza madre, ha lavorato duramente, ha sfidato chiacchiere e convenzioni, finora non se ne è mai pentita. Ma adesso c’è la malattia.

Ripensa spesso e senza amaro in bocca ai giorni dell’amore e della passione che non ha più sperimentato con quell’intensità. Ne conserva gelosamente il ricordo come qualcosa di prezioso e di indistruttibile.

Di Fabio Margherita ha sempre saputo tutto grazie ad amici comuni. In America, dove è andato a studiare si è fatto un nome, è un cardiologo di fama, un ricercatore fra i migliori, due matrimoni, un divorzio, due figli. Gira il mondo invitato ai congressi e nelle università di prestigio. L’ha seguito passo passo nella sua carriera, rimanendo nell’ombra, godendo dei suoi successi, pensando a lui come a un sogno impossibile. Ha proibito ai suoi amici di parlargli di lei.

Fabio, Fabio, dice piano il suo nome e mentre guida verso casa riaffiorano particolari, dettagli, ricordi della loro breve vita insieme. Com’era bello camminare tenendosi per mano in certi pomeriggi di maggio, le sembra quasi di sentire l’odore dei glicini e ne rivede il viola luminoso.

Scendevano allora lungo il fiume e rimanevano abbracciati sul greto finché non si accendevano le prime luci della sera…E l’ultima volta quando hai detto con aria falsamente indifferente che te ne andavi in America e sarebbe stato per sempre? E io? Non ho avuto il coraggio di dirti che ero incinta. Ero così spaventata, così sola, eppure con la morte nel cuore ti ho detto addio. E poi i mesi difficili, l’aiuto forzato dei genitori, per carità, che avrei fatto senza di loro?

Margherita si sente soffocare, ferma la macchina e scende. Solo due passi, solo due passi nel parco, per calmarmi.

Mentre attraversa sulle strisce pedonali, assorta nei suoi ricordi che ora le fanno male, ha uno sbandamento, maledetta nausea, maledetta chemio, una moto passa veloce e quasi la investe.

– Ehi rimbambita, le gridano, ma ti sei vista?

Che aspetto ho? Si passa una mano sui capelli biondi tirati all’indietro, li sente meno folti. Li perderò? Mi cadranno tutti?

Si guarda nella vetrina lucente del negozio di fronte e quasi non si riconosce. Dentro conserva di sé un’immagine diversa, c’era una volta una donna solare, fiduciosa, scattante, sorridente e ora…

La tentazione di piangersi addosso è forte, per la prima volta ha davvero paura.

Quanti mesi? Quanti giorni? Quante ore, minuti, secondi? Come farò a lavorare, a trovare i soldi per curarmi e andare avanti? Chi penserà a Matilde? E la mamma?

All’improvviso capisce perché sua figlia si è lanciata nell’avventura del Grande Fratello.

Certo! Perché non ci ho pensato prima? L’ha fatto per me, per aiutarmi. Matilde è una ragazza semplice, senza grilli per il capo, è determinata proprio come suo padre. L’ha fatto per me, per me! Dovevo capirlo subito.

Sopraffatta dalla tenerezza, Margherita cammina ora lentamente verso casa. Non dirà niente a nessuno del nuovo ciclo di chemio, a nessuno, nemmeno a mamma Elena. Perché rovinarle il compleanno?

E se il dottore si fosse sbagliato nel comunicarle la sentenza di morte? Come vivrà questi mesi che le restano? Respira a fondo Margherita, poi rialza la testa con un gesto di sfida.

Niente panico, in fondo si nasce per poi morire e la morte ci deve trovare vivi.

Chiusa nella Casa del Grande Fratello, Matilde si sente prigioniera e vulnerabile. Non sopporta di essere spiata e a fatica riesce a essere se stessa. Spesso i rapporti con gli altri sono tesi, alcuni concorrenti ora sono apertamente sgarbati e ostili, ora mostrano verso di lei un finto interesse per cogliere i punti deboli del suo carattere. E soprattutto c’è molta gelosia per l’amicizia che invece l’ha subito legata a Marco, un ragazzo semplice e spontaneo sempre allegro e sorridente.

Ecco forse potrebbe anche innamorarsi di lui, certo se non ci fosse quella maledetta telecamera sarebbe più facile lasciarsi andare in un’atmosfera di gioco e di complicità.

Non devo dimenticare perché sono qui. Farò di tutto per aiutare la mamma. Il pensiero corre spesso a lei. Chissà se ha ripreso la chemio, se ha dolori. È così chiusa la mamma. Non le parla mai della malattia, ma Matilde ha visto i referti, frugando nei cassetti, e ne ha capito la gravità. Tocca ora a lei pensare alla famiglia, provvedere a tutto, ecco perché si è decisa a partecipare alla trasmissione, nella speranza di conquistare il premio finale. In fondo è solo un gioco, ma no…non è vero, è una prova di vita, una sfida senza esclusione di colpi da cui si può uscire con le ossa rotte…

L’occhio della telecamera che la scruta in ogni momento anche più intimo, lo spettacolo continuo che deve dare di sé, la rivalità, la disinvoltura dei comportamenti obbligatoria per stare al gioco, tutto la spaventa e la fa sentire fuori posto. Questo non è e non sarà mai il mio mondo! Ma intanto…

Prova una grande nostalgia per la sua vera casa, per la vita di fuori, per la sua famiglia, tutto le sembra così irraggiungibile. E poi c’è la paura, paura di quello che possono dire e pensare di lei.

Nella stazione grigia e troppo vuota anche se affollata, arriva finalmente il treno e mi salva da un’inutile attesa. Dovevo saperlo che lui non sarebbe venuto, anche se lo aveva promesso. Gli addii non sono mai stati il suo forte.

Controllo ancora una volta il biglietto, carrozza sei, posto n. 31, salgo faticosamente trascinandomi la valigia per il corridoio e poi, con un sospiro di sollievo mi abbandono sul sedile. Sono stanca e delusa, gli occhi mi bruciano per la voglia di piangere, perciò mi infilo gli occhiali da sole e mi nascondo dietro una rivista.

Non parlerò con nessuno, mi abbandonerò ai miei pensieri e ai progetti per una nuova vita. Lo sguardo corre ancora sul marciapiede. Forse avrà fatto tardi, forse mi manderà un messaggio, ma il cellulare è ostinatamente muto.

Comincio a sentirmi straziata e piena di dubbi. Eppure ho voluto io cambiare lavoro, lasciare la città dove sono nata e dove ho i miei affetti, per andarmene lontano in un ambiente diverso, in cerca di me stessa.

Un periodo di riflessione, un bell’eufemismo per mascherare la fine di un’unione, l’insofferenza reciproca, la noia del quotidiano, ecco ho solo bisogno di sentirmi libera, senza troppe responsabilità. È frutto dell’educazione che ho ricevuto se non riesco a cacciare via il senso di colpa.

– Posso sedermi? – mi interpella un’anziana signora.

– Prego – dico con voce neutra, in realtà sono seccata. Avrei preferito restarmene in solitudine.

Lei si accomoda facendo una gran confusione di borse e pacchi che le cadono di mano. Ha un bel sorriso caldo che ispira simpatia. Dio mio, speriamo che non attacchi discorso. Non sono dell’umore giusto.

– Questo vicino al finestrino è il mio posto.

A parlare ora è una ragazzina in minigonna e tacchi altissimi. Il tono è brusco e un po’ strafottente. Ma com’è truccata! Se lo facesse Laura, le darei due schiaffi.

Prontamente mi alzo, scusandomi. Non posso fare a meno di pensare che gli adolescenti di oggi sono molto diversi da come eravamo noi, sicuramente sono dei maleducati. Un pensiero da vecchia inacidita, eppure ho solo quarant’anni.

Ecco il treno è partito e prende sempre più velocità. Via, via, finalmente andare via verso l’ignoto. Sembra più una fuga che una scelta, il commento acre di mia madre. E poi lasciare Massimo, un così bravo ragazzo! E tua figlia, ci pensi mai a tua figlia? Mia madre, una madre insopportabile fatta apposta per scoraggiarti e insinuarti dei dubbi, lei indistruttibile modello di donna realizzata, con cui mi devo sempre confrontare.

Che ne sai tu, mamma, di come sono infelice, delle mie aspirazioni frustrate, del mio bisogno d’amore?

Certo, Massimo è un buon padre, si prenderà cura di Laura e poi lei vuol più bene a lui che a me. Si sa le bambine… Sento un groppo in gola.

Forse ha ragione Massimo. Sono una donna anaffettiva e non mi sono mai calata a pieno nel mio ruolo di madre. Eppure ho già tanta nostalgia di Laura, della sua allegria e anche dei musi e dei silenzi che mi riserva. Lei parla più con sua nonna che con me. Non accetterà facilmente la nostra separazione, perché sicuramente ci separiamo.

Mi sembra di non aver mai potuto decidere io della mia vita, ora basta, non torno indietro. E allora perché le lacrime mi escono senza controllo?

Frugo nella borsa, accidenti non trovo i fazzoletti, ma ecco che la ragazzina me ne porge uno, mi guarda comprensiva, quasi complice.

– Problemi di cuore? – mi chiede e ha un’aria umana.

Annuisco continuando a piangere, mentre la signora anziana che si era appisolata, mi guarda ora con gli occhi sgranati.

– Si sente male, cara? – dice premurosa.

Mi affretto a rassicurarla e sento un irrefrenabile desiderio di raccontare tutto, il bisogno di evadere da una soffocante vita di provincia, da un matrimonio e da una famiglia in cui mi sento intrappolata, la rabbia, l’inquietudine, la desolazione di chi sa di non essere ancora matura e pronta ai compromessi.

Le parole escono mio malgrado, come un torrente in piena. Loro ascoltano attente senza interrompermi, l’anziana ha un’aria incredula, mentre lo sguardo della ragazza si fa duro.

– Ha pensato a sua figlia? Avrà ben diritto a una famiglia unita, non ha chiesto lei di venire al mondo. Mio padre se n’è andato che avevo tre anni e ora che ha altri figli, non si fa mai sentire. Lo sa lei quanto mi manca? Anche mamma si è rifatta una vita e ha un compagno che non posso soffrire. Io vivo sola da quando avevo quindici anni e per vendetta mi faccio più ragazzi che posso, anzi preferisco gli uomini sposati, gli stronzi che ti regalano il cappottino di cachemire e la borsa di Prada.

– Ai miei tempi, sa – dice l’anziana con un sospiro – ero una figlia dei fiori. Contestavo la famiglia e la scuola, facevo i girotondi con le amiche femministe, lottavo per l’emancipazione della donna. Ma cosa abbiamo ottenuto? Le nostre figlie lavorano come matte, sono sempre infelici e insoddisfatte e non incontrano più uomini veri. Anzi, sa cosa le dico, se n’è perso il seme.

All’improvviso mi trovo a fare l’elogio di Massimo.

– È un lavoratore, – dico – pensa solo alla famiglia, mi aiuta in casa, ama leggere come me, ma…

– Ma…

– Ecco, mi tratta come una bambina viziata, trova inutile il mio lavoro, mi giudica, deride le mie ambizioni. Dice che vivo sempre nelle nuvole, che dovrei somigliare di più a mia madre… Lei sì che ha saputo conciliare lavoro e famiglia, una donna in carriera che non ha mai rinunciato ai suoi interessi e mio padre l’ha sempre lasciata fare. Massimo non ha mai capito il conflitto fra me e mia madre che mi rimprovera le stesse cose, soprattutto il mio senso di inadeguatezza. Ho sempre accettato quello che volevano loro finché ho incontrato un uomo che mi ha fatto sentire viva, che mi ha dato fiducia, che mi ha spinta al cambiamento e ora…ho trovato un nuovo lavoro a Milano dove lui vive. Non guardatemi così, per favore. Io non ho con lui nessuna storia, magari in futuro non so. Semplicemente tramite la sua amicizia ho capito che così non potevo continuare…

Ma perché racconto queste cose a delle estranee? Spero di non rivederle mai e mi pento di essermi lasciata andare. Però è come mi fossi levata un peso dal cuore.

Il suono del mio cellulare ci fa sobbalzare. È mia madre e vorrei troncare subito come ho fatto tante altre volte.

– Buon viaggio, bambina mia, le trema la voce, poi riattacca.

Ancora uno squillo. Questa volta è un messaggio di Massimo. Dice semplicemente:

– Non preoccuparti. Qui tutto bene. Laura e io ti aspettiamo con amore.

Mi accorgo che il tempo è volato. Il treno sta per entrare in stazione. Saluto le mie compagne di viaggio baciandole sulle guance come vecchie amiche. Certo non ci incontreremo più, ma io so di aver condiviso con loro un momento della mia vita.

Mi ritrovo sola e un po’ sperduta in mezzo al via vai incessante della stazione. La gente corre verso l’uscita, io invece cammino lentamente, non mi aspetta nessuno e a un tratto la paura mi attanaglia lo stomaco. La mia avventura è appena cominciata e già mi sento un po’ pentita. Domani sarà il mio primo giorno di lavoro in un ambiente completamente nuovo.

Dai, Francesca, ce la farai, un po’di grinta per favore. La voce di mia madre risuona ancora una volta dentro di me, come quando da piccola, timida e insicura com’ero, mi impuntavo di fronte a ogni ostacolo.

Mentre sono sul taxi diretta al residence che Massimo ha prenotato per me, squilla il cellulare. Accidenti, non voglio telefonate. E ora chi è?

Questa volta è la voce di mia suocera. Oddio, mi dico, ho dimenticato che tra qualche giorno sarà il suo compleanno. Ottant’anni ben portati, una donna allegra, generosa, forse un po’ impicciona, ma sempre diretta.

– Francesca – esordisce senza tanti complimenti – hai fatto bene ad andartene per un po’ così ti chiarisci le idee e fai nuove esperienze. Ricordati però che il tuo posto è qui, con la tua famiglia, con noi che ti vogliamo bene e ti accettiamo per quella che sei. Per noi sei necessaria come il pane.

– Non è vero! – mi sorprendo a gridare e il tassista fa un balzo – Mi sono sempre sentita inutile, incapace e fuori posto.

– Sai – continua imperterrita- a un certo punto della mia vita tutto mi andava stretto e sarei fuggita volentieri se ne avessi avuto la possibilità. Però, Francesca, promettimi che tornerai. Massimo e Laura sono persi senza di te. Lui poi ti adora anche se non sa dimostrartelo abbastanza.

Resto in silenzio, mentre lei dopo una lunga pausa, aggiunge:

– Francesca, sei ancora lì? Non volevo farti una predica, sai, solo mi dispiace che tu non ci sia per la mia festa di compleanno. Verranno tutti tranne la mia Matilde “prigioniera” del Grande Fratello. Ci mancherai moltissimo.

– Grazie, tanti auguri, Elena – le dico un po’ freddina prima di riattaccare.

Basta con la famiglia stile Mulino Bianco! Vecchia furba, a differenza di mamma, sa sempre come prendermi, lei.

Il tassista intanto scuote la testa. Ha subito capito la situazione. Sua figlia ha su per giù la mia età.

– Tutte uguali queste quarantenni – dice – non sono mai contente. Ma che volete davvero?

Non rispondo perché ora mi sembra di non saperlo nemmeno io.

 

È notte nella Casa. Si percepisce solo il ronzio sordo dei frigoriferi della grande cucina. Sul letto di una camera un piumone leggero nasconde in parte due giovani corpi sdraiati accanto.

Il respiro di Marco sta tornando normale: – Mi hai messo a dura prova. Sei così bella, così dolce.

Matilde sospira, appagata. È stanca, ma da quando partecipa al Grande Fratello sono stati questi gli unici momenti di tenerezza e di felicità. Pensa di meritarli.

È un ragazzo gentile, forse mi vuole bene e non pensa solo a divertirsi. Però che vergogna forse tutti hanno visto e sanno…E la mamma e la nonna cosa mi diranno?

Nascondendosi nel piumone, Matilde accenna a scendere dal letto: – Devo andarmene in camera mia, vorrei dormire, almeno per qualche ora.

Marco le sfiora un braccio: – Ma dai, se te ne vai…mi spezzerai il cuore!

– Allora…se resto…parliamo, giochiamo!

– Ancora…??!

– Cosa hai capito… non quel gioco lì…

– Alle quattro di notte, dormono tutti…meno il Grande Fratello e… Lui non gioca, ci spia!

– Qui sotto il piumone, solo noi due…magari non ci sta guardando…

– Ma siamo al Grande Fratello, cento telecamere e altrettanti microfoni, vuoi che non veda e non senta!

– Forse… se parliamo pianissimo…

– Ok, proviamo… mettiamo alla prova il Grande Fratello … ma non t’illudere, ci scoprirà!

Matilde ora sussurra: – Ci raccontiamo un segreto… per conoscerci meglio. Qualcosa che non abbiamo detto alle selezioni e che vogliamo condividere. Se il Grande Fratello ci scopre, sapremo che solo quando saremo usciti dalla Casa potremo tornare a parlare in libertà, senza essere spiati…che dici, vuoi cominciare tu?

– Sì, mi piace, ma prima, posso farti una domanda?

– Sono tutt’orecchi…

Marco sorridendo: – Riguarda il tuo amore per l’astrologia.

– È nonna Elena che mi ha contagiato, ma cosa c’entra?

– Arrivo. Tu mi hai spiegato che per l’oroscopo personalizzato è necessario sapere la data di nascita.

– Sì, anche l’ora, i minuti e la città dove si è nati.

– Ok, allora ascoltami. Normalmente i bambini nascono dopo nove mesi, se però è necessario salvare la madre o il nascituro, i medici intervengono per anticipare l’evento anche di molte settimane. Diciamo che la data di nascita è “forzata” e di conseguenza il segno zodiacale “originale” cambia. Un bimbo che nella normalità sarebbe dovuto nascere in luglio, nel segno del Cancro, con la gestazione interrotta al settimo mese, nasce in maggio e sarà un bel Toro…Come la mettiamo con l’astrologia, l’oroscopo e il carattere? Sarà un vero Toro o il Cancro che avrebbe dovuto essere?

– Bella domanda, ci devo pensare, dovrei chiedere a nonna, ma che c’entra con il tuo segreto?

– Ti facevo più perspicace, scusa! Ci azzecca e come, questo è il mio piccolo segreto, anche se a vedermi non sembra, sono un settimino e c’è di più, avevo anche una gemella. Per salvare mamma, ci fecero nascere otto settimane prima e purtroppo solo io ce l’ho fatta. Se tutto fosse andato per il meglio, saremmo stati due piccoli cancerini.

Matilde dopo una lunga pausa:

– È un segreto allegro e triste insieme. Grazie per avermelo raccontato, ora comprendo meglio certi atteggiamenti e le sfumature del tuo carattere.

Abbassa ancora il tono della voce, quasi un bisbiglio:

– Tocca a me, riguarda mio padre. Non l’ho mai conosciuto, questo lo sai già, mia madre anche quando ero bimba ha sempre eluso l’argomento. In famiglia, la figura di Giulio, il compagno della mamma, che è una bella persona e mi ha sempre trattato con rispetto e cortesia, nel tempo è diventata sempre più “paterna” e sua figlia Viola, una sorella per me. Crescendo, sempre più raramente mi è capitato di pensare al mio genitore naturale e come avrebbe potuto essere la mia vita se mamma si fosse sposata con lui. Poi, qualche anno fa, ho visto un film di Julie Taymor, che ha diretto molti musical a Broadway, “Across the Universe”, l’hai visto, te lo ricordi?

– Con le canzoni dei Beatles? Anni sessanta, un ragazzo di Liverpool va in America a cercare il padre che non ha mai conosciuto. È quello?

– Lui, complimenti, non ti facevo cinefilo!

– Sì, pensavi che fossi cinofilo… Dai continua, bella bimba!

– Mia nonna conserva ancora i dischi originali in vinile dei Beatles, tanto li amava. Per il suo compleanno ho pensato che il dvd del film con le trentatré canzoni “psichedeliche” fosse un regalo gradito. Infatti, nonna Elena, non solo si è dimostrata felicissima ma ha preteso una visione privata del dvd con me. Te la faccio breve, perché ricordi bene il film. Jude, il protagonista, arrivato in America, cerca il padre che dovrebbe lavorare all’università e pensando che sia un docente, chiede a uno studente del prof; scopre invece così, che è solo l’elettricista della facoltà.

– Penso di aver capito, il tuo è un segreto importante, riguarda tuo padre naturale.

– Non ci voleva un genio, però il segreto è ancora segreto! Lasciami finire. Ricorderai che il film è lungo e l’incontro tra Jude e il padre avviene subito dopo l’arrivo in America. Vedendo la scena, nonna Elena a mezza voce mi sembrò dicesse:

– Come Fabio a Houston.

– Mia nonna ama il cinema e anche la visione casalinga deve avvenire come in sala a luci spente e senza interruzioni. Solo a fine film sono permessi i commenti. Mi aveva fatto i complimenti, le era piaciuto.

– Bellissimi i quadri della storia e le canzoni – disse.

Allora le avevo chiesto cosa le aveva ricordato la scena dell’incontro e mia nonna che è una donna sincera, mi era sembrata imbarazzata nel rispondere.

– Niente…una persona che conoscevo, partita per l’America e che non vedo da più di vent’anni.

Ma in me una lampadina si era accesa. Da quel giorno ho ripreso a pensare a mio padre elettricista!

È ancora notte nella Casa, ma il Grande Fratello spia e registra.

Marco si è addormentato, Matilde si fa cullare dal suo respiro regolare, dentro di lei ha una infinita tenerezza.

Dormi, amore mio! Amore? Mio? Cosa mi succede, mi sto davvero innamorando in questa casa non-casa, in questa realtà vera-finta che non capisco fino in fondo. Cosa ci faccio qui…lo so come è iniziata questa avventura, ma ora sento che qualcosa mi sta sfuggendo. Il controllo, innanzitutto, o meglio quella specie di distanza dalle cose che avvengono qui dentro. Non sono più una spettatrice, nemmeno un’attrice alle prese con ruoli sempre diversi. Adesso sto semplicemente vivendo, sono io, Matilde, così come sono tutti i giorni nella vita reale. Ma allora il reality è realtà? Quali sono le differenze, se poi esistono delle differenze…Che confusione, mamma mia! Chissà come sta la mamma, ho così voglia di abbracciarla, di parlarle di Marco, di questo amore che sta nascendo dentro di me…

Matilde segue con un dito il profilo del ragazzo, si sofferma sulle labbra (quanti sono i baci che le hanno dato quelle labbra?), scende sul petto nudo. Apre la mano e la appoggia sul cuore di Marco. Quello che è successo prima tra di loro è stato solo “fare sesso”? In realtà, io non volevo, non mi sentivo a mio agio, non mi piace l’esibizionismo e queste telecamere sempre accese su di noi, quanto condizionano le azioni, i sentimenti, quanto li rendono “recitati”?

Poi le braccia di Marco intorno al suo corpo l’hanno trasportata lontana da lì. Sì, per lei è stato un momento di puro amore. Con la mano sempre appoggiata sul cuore di Marco, Matilde chiude gli occhi. Ora nel sonno sorride come quando era bambina.

Laura è nervosa, non le piace affatto andare a casa di Viola, o meglio a casa della madre di Viola, Linda. Ogni volta esce di lì devastata, circola un’energia negativa, la sente in ogni stanza, in ogni oggetto. Solo la camera di Viola è come una piccola isola incontaminata, ma questo solo perché lei difende il suo territorio a prezzo della vita. E non è un modo di dire, anzi forse dovrebbe parlare con Giulio, il padre di Viola: possibile che non si renda conto di quanto stia male la figlia?

– Ciao Linda, Viola mi aspetta. Tutto bene?

– Come no? Va sempre meglio, perché non si vede forse? Basta guardarmi, anzi basta guardarci, come ci vedi tu? Non ti sembra che stiamo ottimamente Viola e io?

– Ciao Laura, vieni che abbiamo poco tempo…

La porta della Zattera (così Viola chiama la sua camera) si chiude sui veleni e la disperazione. Sono salve! Sul tappeto sono posate due grandi cornici di legno, una è dipinta con margherite bianche, l’altra con papaveri rossi, accanto le due fotografie identiche ancora da inserire.

– Ma le hai dipinte tu? Cavolo, ma sei troppo brava, no guarda, tu sei una vera artista e non cominciare a dire di no. Chissà come saranno contente…comunque, quando hai tempo, ne fai una anche per me, stessa foto. Vediamo potresti dipingere…sì, fammela con i nontiscordardime… Nooo, l’avevi già pensato!!!

Viola ha sollevato una leggera carta velina e mostra la terza cornice, non ancora finita, con accennati dei piccoli fiori, i nontiscordardime, appunto. Laura si sente emozionata e felice, forse nessuno ha avuto per lei tutte le attenzioni che le riserva Viola.

Sedute per terra, vicine vicine, guardano la fotografia: il tramonto diffonde una luce morbida su nonna Elena, bellissima, appoggiata a un muretto. Intorno a lei loro tre, Matilde con abito estivo bianco scollatissimo, Laura e Viola abbracciate con una bandana uguale in testa. Era la loro prima vacanza insieme, quella sera avevano invitato la nonna a cena in una piccola trattoria proprio sulla spiaggia di sassi dove Elena veniva da giovane, da qui si tuffava nel lago e nuotava per un tempo lunghissimo senza paura, senza fatica. Un turista le aveva fotografate perché erano così allegre, così belle che voleva portarsele in Germania per ricordo. Poi la fotografia era arrivata a Viola (l’unica ad aver fornito un indirizzo di posta elettronica!), e subito lei aveva pensato che si vedeva davvero che la serata era stata speciale. Così era nata l’idea del regalo per Matilde lontana nella casa del Grande Fratello e per il compleanno di Elena, un’idea di vicinanza, di famiglia, di affetto.

Il sole è già alto in cielo. L’intenso odore di caffè proviene dalla cucina della Casa. Dalla veranda sulla piscina, voci assonnate. Una porta che sbatte. Nel dormiveglia di Matilde tornano sovrapponendosi pensieri e parole della sera precedenteAlessia che dà l’annuncio della sua prima nomination… due settimane dopo di quella di Marco, che l’aveva previsto e messa sull’avviso.

– I vecchi fanno squadra e vogliono dividerci, è successo anche l’anno scorso, in finale ai primi tre posti sono arrivati i concorrenti entrati il primo giorno nella Casa”.

E poi le sue tranquillizzanti rassicurazioni:

– Il pubblico ha salvato me, tu piaci sicuramente, vedrai che continueremo insieme!

Spero che abbia ragione, come cambiano velocemente le sensazioni qui nella Casa. All’inizio ero a disagio e vedevo la nomination come una via d’uscita. Nelle prime settimane col mio atteggiamento riservato ho perfino suscitato il bonario rimbrotto di Alfonso

Non ti chiudere a riccio, tira fuori la grinta che hai, devi solo essere te stessa! Con quel ventaglio in mano e le stesse raccomandazioni, mi ricorda tanto nonna Elena! Però ora…uscire mi dispiacerebbe, l’avventura nella Casa con Marco, la sua serena amicizia che si è trasformata presto in qualcosa di diverso. Ho ancora timore di chiamarlo così… Amore! Nella Casa si può vivere un amore vero? Marco sostiene di sì e anche io lo penso, ma cosa può accadere se ci dovessero dividere, lui qui mi fa sentire importante e unica. Il suo sguardo è al tempo stesso coinvolgente e complice, ma anche le altre lo guardano. Sto diventando gelosa?

Pensando a Marco, Matilde ora è sveglia del tutto. Che ore sono? Tastando il comodino alla ricerca dell’orologio, le dita si soffermano su un oggetto di legno. Rizzatasi a sedere sul letto, l’emozione la prende. È la cornice con i bei papaveri rossi dipinti e quella magnifica foto: nonna Elena, radiosa, tre ragazzine felici. Il ricordo della giornata all’improvviso le riemerge dal profondo con suoni, profumi e l’allegria di quella prima vacanza insieme al lago…un bellissimo regalo. L’idea è certamente di Viola che ne avrà parlato in segreto con Laura. Ma, come avranno fatto per accordarsi con il Grande Fratello per farmelo trovare nel caveau della Casa? Ma sì, che stupida, chattando tra loro e poi insieme con il Grande Fratello. Piccoli autori crescono!

Marco con un sorriso è comparso nella camera. Sfiora Matilde con un bacio sulla fronte e l’ammonisce:

– Ancora a letto, dormigliona, andiamo a far colazione e poi in piscina, ti devi far vedere sveglia questa settimana. Non vorrai lasciarmi solo!

– Certo che no. Esci subito, mi devo cambiare!

L’occhio del Grande Fratello sa come si deve comportare… dissolvenza e pubblicità.

Giornata importante, oggi! E faticosa…

È il primo pensiero di Elena al risveglio. Sì, giornata importante e anche sicuramente faticosa questa che sta per iniziare: oggi Elena compie ottant’ anni.

Stiracchiata lenta e fluida, rotazione sul fianco, piedi nelle pantofole:

Anche oggi le mie vecchie ossa ce l’hanno fatta a sorreggermi!

La camicia da notte di cotone è ampia, morbida, verdina: regalo di Natale dei figli in sostituzione della sua amata vecchia bianca di flanella. Non è proprio il suo colore preferito, quel verdino tenue, ma alla fine Elena ha dovuto ammettere che non è poi così male, anzi forse è davvero riposante come le hanno detto al momento dell’apertura del pacchetto.

Ora i soliti gesti la aiutano a prendere possesso dello spazio e del tempo; è rassicurante questo rituale mattutino e la fa sentire bene. L’ordine è importante: bagno, vestagliona rosso scuro (e che a nessuno venga in mente di sostituirla!), caffè con biscotti, televisione (notizie e oroscopo), mescolata alle carte per il solitario portafortuna. Bacio alla fotografia sul tavolino: dalla cornice d’argento esce il sorriso radioso e lontano di una donna anziana con un grande cappello di paglia. È la mamma di Elena in un giorno d’estate.

Una volta ci stava anche la prima sigaretta, poi a un certo punto, basta! Adesso, da fumatrice pentita, non sopporta l’odore del fumo nemmeno sui vestiti di chi la va a trovare.

Poi la giornata inizia davvero, da un anno in modo diverso perché nella casa è rimasta da sola. Per anni aveva sognato di starsene tranquilla, di pensare un po’ a lei dopo una vita dedicata al marito, ai figli, alle nipoti. A un tratto proprio così è successo, i figli se ne sono andati, hanno avuto le loro vite e poi famiglie e figli; suo marito è stato accanto a lei ancora qualche anno e dopo, un giorno, non c’era più nessuno.

Non è stato facile, anzi all’inizio le sembrava che tutto quello spazio e quel tempo così vuoti la stringessero in una morsa, che la nostalgia la potesse uccidere, che i ricordi la travolgessero. Nella solitudine di quei giorni e di quelle notti, riordinando oggetti e pensieri, Elena ha continuato a vivere un po’ sottovoce, fino a che ha capito di essere ritornata a casa come da un lungo viaggio. Lo spazio e il tempo si sono riempiti di altre cose, altre persone, altre voci, altri odori. Oggi è serena, tranquilla come aveva sognato, anche se…

Il telefono sta suonando con insistenza:

– Auguri, mamma! Come hai dormito? Stai bene? Cosa si prova ad avere ottanta, dico ottanta, anni?

– Ciao, Margherita. Cosa si prova? Niente, certo, ottanta sono tanti, non mi sembra vero, ma sto bene… Ma tu, piuttosto, come ti senti oggi? Notizie di Matilde?

– Tutto a posto, non ti preoccupare. Mamma, ci vediamo dopo, veniamo tutti da te per la festa. Ti abbracciamo forte forte.

– Sì, ma non preoccupatevi per la festa, possiamo anche non fare niente, non è così importante…

– Ma stai scherzando? A dopo!

Elena sospira, ma a chi è venuta questa idea della festa? Eppure dovrebbero saperlo che lei non ha mai amato le feste di compleanno nemmeno quando era giovane, figurarsi adesso. Confusione, regali inutili, spumante e torta…

In realtà le sarebbe piaciuto vestirsi bene, fare una passeggiata fino alla pasticceria Aurora, bere un buon caffè con le amiche, quattro chiacchiere in attesa del pranzo. E poi il pomeriggio al Centro anziani a ballare. Questo è un segreto, Elena non l’ha detto a nessuno, ma dopo tantissimo tempo ha ripreso a ballare. Certo non ha più l’agilità degli anni in cui era la regina del valzer, il suo ritmo preferito da sempre, ma i piedi assecondano ancora la musica con sicurezza e grazia. Solo qualche moderazione nelle giravolte, perché la testa poi va per conto suo, si allontana dal corpo, continua a girare anche a danza conclusa.

Quando le era arrivato il primo invito delle amiche per la festa di carnevale del Centro anziani, non aveva accettato, riluttante e timida, ma soprattutto insicura del suo aspetto fisico e delle sue capacità. Si era guardata a lungo allo specchio, senza pietà, ma quasi curiosa perché, in fondo, era molto tempo che non si osservava con attenzione. L’immagine riflessa era quella di una donna un po’ tonda. Guarda che pancia mi è venuta! E che seno: anche da giovane ero prosperosa, ma non così…e un po’ incurvata e rimpicciolita dalla scoliosi; i capelli corti diradati dal tempo, di un colore biondiccio anacronistico, qualche ruga sul viso, gli occhi malinconici. Però bella, di quella bellezza antica e solida che niente può scalfire, non il tempo e nemmeno i dolori del corpo e dell’anima.

– Perché no? Non sono proprio da buttare. – si era detta.

Così era ricominciata la sua vita di ballerina, segreta, ma piacevole e appagante. Forse aveva deciso quel giorno di mettersi a dieta, di non tingersi più i capelli e riservare la malinconia a qualche momento solitario della sua giornata.

Ancora il telefono.

– Ciao mamma, tantissimi auguri! Stai bene? Cosa si prova ad avere ottant’ anni?

– Ciao, Massimo. Dimmi subito di Francesca, come sta? E Laura… mi raccomando, lei è ancora piccola, non è in grado di capire bene quello che succede. Cosa vuoi che si provi? Niente, certo ottanta sono tanti, non mi sembra vero, ma sto bene.

– Mamma, ci vediamo dopo, veniamo tutti da te per la festa. Ti abbracciamo forte e non preoccuparti, tutto si sistema, vedrai, ci vuole solo un po’ di tempo.

L’originalità nella sua famiglia non è una dote diffusa, evidentemente! Pazienza, non è poi così importante. Le vogliono tutti molto bene, forse sono più emozionati di lei e non riescono a trovare altre parole se non quelle normali e rassicuranti che tutti usano.

Telefono, ancora, ma questa volta il suo cuore batte subito più forte perché sa chi la sta chiamando.

– Nonna terza, ciao.

La voce è sottile, dolorosamente giovane: Viola, la piccola della famiglia allargata (come si dice ora) che è la nuova famiglia di Margherita, la figlia malata. Viola, la piccola che lei ama in modo totale, come nemmeno le nipoti vere ama; la piccola che ha solo tredici anni, che ha deciso di sfidare la morte e per questo non vuole più mangiare.

– Ciao, Viola

– Sei viva? No, perché sei così vecchia che puoi morire da un momento all’altro, ma aspetta ancora un po’, mi devi insegnare a lavorare a maglia, a ballare il valzer… No, non l’ho detto a nessuno, tranquilla! Scommetto che ti sei già agitata, ma io so tenere i segreti. Come te.

– Io sono ancora viva, fino a questo momento, ma forse dopo la festa sarò così stanca e annoiata che magari chiudo gli occhi e muoio.

– Nonna terza, com’eri da piccola? Quando si diventa vecchi, ci sono ancora dei ricordi da bambini? Cioè, tu ti ricordi di quando eri bambina o forse è passato troppo tempo?

– Qualcosa mi ricordo, se ci penso; devo pensarci, ma poi mi vengono in mente tante cose…

– Me le racconti? Anzi, scrivile, così quando non ci sei le posso leggere sempre, mi fanno compagnia. Mi chiama la mamma, devo andare, tanto ci vediamo dopo: io vengo insieme a Laura. Ti hanno comprato un regalo che fa schifo, ma non ti dico cosa. Nonna terza, non te li faccio gli auguri, perché mi viene da piangere.

Fine. La voce sottile si è spenta e già Elena sente un vuoto pieno di desiderio e di rabbia. Perché la vita a volte è così difficile da vivere che l’unica possibilità sembra essere la sua negazione?

A terra, vicino alla sua grande poltrona un po’ sfondata, il cesto del mercato equo e solidale è colmo di gomitoli colorati, di ferri e uncinetti; c’è già un inizio di sciarpa arancione:

– Voglio una sciarpa color sole, l’inverno è grigio da schifo – ha detto Viola, e così il cesto si è riempito di sole, di caldo, di arcobaleni ed Elena dopo tanto tempo ha ripreso i ferri da maglia abbandonati per l’artrosi alle mani ed è diventata “la maestra degli intrecci”.

Viola ha un modo di parlare poco usuale, certe espressioni suonano strane, ma hanno dentro una poesia che incanta. Nessun destinatario dei suoi mitici maglioni, golf, giacche aveva mai chiamato Elena “la maestra degli intrecci”; questa definizione ora la rende speciale e orgogliosa perché lei è molto brava in questi lavori e non le sembra vero di poter condividere questa passione con qualcuno altrettanto speciale. Quando aveva imparato a lavorare a maglia? Sicuramente da bambina. Deve preparare quella cosa per Viola, non ha ben capito quello che le ha chiesto, forse dei ricordi che diano l’immagine della bambina che era, cosa faceva, se era felice o triste.

Forse. Elena si siede sulla sua poltrona e comincia a pensare: all’inizio fa fatica, i ricordi più nitidi si riferiscono ad altri momenti della sua vita, l’infanzia è lontanissima, le sembra di non poter recuperare niente, la sua memoria non è più così veloce. Poi, piano piano, ecco arrivare qualcosa: oggetti, paesaggi, scene, sensazioni, persone, amori, suoni, colori…

Sta ancora sorridendo mentre si appisola.

Caro diario, anche oggi la giornata è iniziata da schifo. Pensare che quando mi sono svegliata, ero così contenta perché è il compleanno di nonna Elena, la mia nonna “terza”.

Lo sai, la chiamo così per il fatto che lei non è la mia nonna vera, però da quando mio padre sta con Margherita (che è la figlia di Elena), insomma mi sono trovata un’altra nonna, la terza appunto.

Ho cominciato a chiamarla così per fare arrabbiare mio padre e soprattutto Margherita perché credevo che per causa sua i miei si fossero lasciati. Poi l’ho conosciuta. Elena è troppo simpatica; lei, quando mi ha sentito dire “nonna terza”, ha cominciato a ridere. Sembrava una bambina. Ora siamo amicissime e non sono più arrabbiata con papà e Margherita. Ma questo lo sai già. Piuttosto è la mamma che rompe, è sempre più gelosa dell’altra mia famiglia, fa un sacco di storie quando sono con loro:

– Tuo padre è uno stronzo e quella vecchia è fuori di testa. Meno la vedi e meglio è!

Figurati che quando le ho detto che Margherita si è ammalata, anzi che ha una malattia tremenda che non riesco nemmeno a dire, che può anche morire:

– Chi se ne frega! Anzi ben le sta… – ha risposto. Mi è crollato il mondo addosso, non avevo mai pensato che una mamma, la mia mamma, potesse dire una cosa così cattiva. Ma anche questo lo sai già. Continuo a ripetere sempre le stesse cose, forse divento noiosa. Però ho pensato tanto a questo fatto e sono arrivata a una conclusione: la mamma è diventata così nervosa, cattiva perché papà l’ha lasciata, ma soprattutto perché ha sentito che anch’io un po’ la sto lasciando per altre persone. Non è papà lo stronzo, sono io che mi sento meglio con l’altra famiglia, con Matilde e Laura, le mie “sorelle finte” (così la mamma le chiama), e più di tutti con la mia nonna terza. Mi si è chiarito tutto, forse anche papà è andato via per causa mia, ho fatto sempre tante storie fin da piccola, una figlia insopportabile. Questo non lo sai, ma ho cominciato a stare troppo male, non mi sopporto, mi odio, faccio schifo anche solo a vedermi, grassa, anzi obesa, una palla di lardo!!! Mangio tanto, schifezze, di tutto, anche il pane surgelato freddo e duro, dolci e fagioli in scatola, così insieme, cioccolatini e pomodori. Mi riempio come un bue, poi vado in bagno, due dita in gola e vomito tutto quanto, fino all’ultimo. Sono stanca, infelice, a volte penso che se muoio subito è meglio per tutti. Vedi che questo non lo sapevi ancora? Caro diario, ti dicevo che anche oggi la giornata è iniziata da schifo. Mentre stavo mettendo il fiocco al pacchetto del regalo per Elena, è arrivata la mamma in camera mia; è entrata come una furia e ho capito subito che voleva la guerra.

– Ecco, la tua nuova famiglia, la tua bella nuova famiglia! Una vecchia che va a ballare di nascosto; una sorellastra puttanella esibizionista al Grande Fratello (buon sangue non mente, cara!); una zia (per modo di dire) che lascia marito e figlia per inseguire i suoi sogni, quali poi? Avrà qualche amante migliore di quella lagna di Massimo (scusa, zio Massimo). E la tua Lauretta? A caccia di fidanzati! Se diventi come loro, ti mando in un collegio svizzero. Capito??? E piantala di scrivere quelle cazzate sul diario e di parlare male di tua madre…mi hai rotto le palle, te, i tuoi sensi di colpa, il tuo mangia e vomita: credevi che non me ne fossi accorta? Guarda che non sono scema…Altro che collegio, qui ci vuole il manicomio per te…

Capito cosa è successo? Mia madre ha osato leggere tutto quello che ho scritto. Non ho più niente di mio.

Ho mangiato un pacchetto intero di wafer al cioccolato, una michetta gelata, una banana, una scatola di tonno, poi ho vomitato tutto e ho pianto tantissimo…

Sono riuscita a telefonare a Elena, ma non le ho detto niente. Oggi è il suo ottantesimo compleanno, non è cosa da poco. Parlando con lei, a un certo punto, non so perché, mi è venuta in mente quella storia dei ricordi. Forse mi piacerebbe essere ancora piccola con la mia mamma, com’era, con il mio papà qui nella nostra casa. Noi tre felici e contenti. Adesso non so dove andare per stare un po’ in pace; l’unica casa che mi viene in mente è quella di Elena. Ma i vecchi possono adottare dei ragazzi? Stasera, quando la vedo, glielo chiedo…

Ciao diario, devo trovare un altro nascondiglio più sicuro per te!

NESSUNO DEVE LEGGERE QUESTE PAGINE

CHI LEGGE MUORE!!!!

Tua Viola, sempre più appassita

Viola si guarda intorno. La sua camera è piena all’inverosimile di poster, libri, pupazzi, abbandonate sul letto e sulla sedia alcune magliette, appiccicati allo specchio foglietti colorati e poi fissate alla lavagna di sughero fotografie, tantissime fotografie di lei, della madre, del padre, di Elena e Laura, di una radiosa Matilde in bikini, della sua amica del cuore dell’asilo.

Dove nascondere il diario? Forse non ha più senso nasconderlo, ormai è stato violato da mani e occhi estranei… forse non ha nemmeno più senso riempire quelle pagine di parole e pensieri così tristi. Tiene il quaderno sul tavolo vicino a lei mentre accende il computer, vuole scrivere a Laura, solo un pensiero perché pensa che per lei oggi sia una giornata difficile: la mamma che li ha lasciati e la festa per il compleanno di Elena dove fingere allegria.

Nell’aprire la sua casella di posta ecco arrivare un nuovo messaggio: è Laura.

Cara Viola, ti scrivo perché devo dirti una cosa importante e bellissima e quando ci vedremo questa sera dalla nonna, ci saranno troppe orecchie indiscrete. Tieniti forte, mi sono messa con Luca! Ti ricordi, ti ho fatto vedere le sue foto che ho sul telefonino e tu mi hai detto: – Caspita che figo!

Sì, è bellissimo, mi piace un casino, sono innamorata persa, magari lo amo, non so, forse. Comunque questa cosa la dico solo alla nonna e a te (per ora). La nonna, si sa, è mitica! In questo momento poi ho solo lei… sai tutta la storia dei miei che forse si stanno lasciando. E tu, Viola, sei la mia sorella vera. All’inizio mi stavi antipatica, forse perché sei molto più carina di me, e poi non parlavi molto, te ne stavi solo soletta; solo con la nonna sembravi diversa e io, te lo confesso ora, ero gelosa da morire, ti avrei riempito di botte. Ma questo è il passato, mia cara, come si dice nei romanzi (credo). Dopo la prima vacanza insieme (ti ricordi?) ho cominciato a volerti bene come a una sorella. Ci uniscono tante cose, ora anche la storia dei genitori che si lasciano. Io spero che i miei non lo facciano davvero, è una cosa che mi fa soffrire, proprio adesso che una parte di me è strafelice. Ieri io e Luca ci siamo baciati per la prima volta (baci veri!!!!); ho sentito le gambe molli e il cuore mi stava uscendo dal petto. Viola, non avrei più smesso di baciarlo! Ha le labbra morbide, è tenero. Quando ci staccavamo, mi guardava con quei suoi occhioni azzurri, in un modo mi guardava… Viola, non lo dire a nessuno, giura! Ci vediamo questa sera alla festa; c’è il Grande Fratello, sei stata geniale con l’idea dei regali per Matilde e la nonna! Ti abbraccio Laura

p.s.1 a quanti anni si può fare l’amore?

p.s.2 scusa, ho parlato solo di me, sono una vera egoista. Viola, ma tu stai bene? Mi sembri dimagrita e quando ci siamo viste, eri molto pallida e stanca. Non fare cazzate di nessun tipo, ti prego, lo sai che io sono con te per sempre.

Tua sorella Laura l’innamorata

p.s.3 ti va se ci troviamo dalla nonna prima che arrivino tutti?

Le lacrime scendono senza che Viola possa fermarle, ma poi perché fermarle? È così felice per Laura e nello stesso tempo sente che la disperazione che ha dentro potrebbe ucciderla da un momento all’altro. Perché la voglia di vivere sta scivolando via?

Improvvisamente una paura fredda e totale le piomba addosso e la stringe come un serpente.

Laura, complimenti, ma lo sapevo che finiva così tra voi, siete fatti per stare insieme. L’amore credo che si possa fare anche a 14 anni, basta essere pronti nella mente e nel cuore, ma possiamo parlarne con la nonna, lei sicuramente ne sa più di noi.

Laura, aiutami, ho tanta paura… Vediamoci presto dalla nonna, anche subito

Viola

Invia il messaggio. Ora che ha chiesto aiuto, Viola sa che è diventata responsabile della sua vita, che non può tirarsi indietro a meno che decida veramente di lasciarla andare via questa sua vita senza gioia. Non è sicura di farcela, non è sicura di niente.

Apre l’armadio bianco Ikea, uno sguardo ai vestiti: comunque oggi sarà bellissima ed elegante (certo, secondo il suo stile personale).La scelta non è difficile, in questo almeno i dubbi sono pochi.

Elena apre l’armadio di noce (ancora quello del matrimonio):

– Cosa mi metto? Perché sono sempre così indecisa! Vediamo…non ho nessuna intenzione di vestirmi da vecchia.

Qualche ricerca, ma Elena sa già come accoglierà i suoi ospiti. Si veste con calma, con una cura particolare si pettina, allaccia la collana di perle. Pronta, un’ultima occhiata allo specchio: la gonna nera le sta bene, la smagrisce e la nuova maglia le illumina il viso. Quando l’ha vista in vetrina, non ha resistito: sulla base, di un rosa sfumato, sono appena accennati dei fiori solo leggermente più scuri e al centro di ogni fiore è cucita una piccolissima perla.

Due gocce del suo profumo, niente trucco o rossetto.

Ha risposto tutto il giorno a telefonate di auguri, alcune gradite, altre di circostanza.

La telefonata di Laura, la nipotina quattordicenne figlia di Massimo, è arrivata verso l’ora di pranzo.

– Nonna, ti voglio bene. Oggi è un giorno di festa, ma io sono troppo triste, lo sai che ci sono problemi in casa, la mamma è partita… Ho visto che papà piangeva in camera, io non so cosa fare. Per fortuna poi veniamo da te, anzi mi raccomando, tu non dire niente a papà, cioè non dirgli che io l’ho visto piangere… Nonna, secondo te la mamma torna? Ma quanto può durare l’amore? Nonna, ti dico una cosa segreta, guarda che non la sa nessuno, cioè…insomma…allora mi sono fidanzata. Ti ricordi quel mio compagno, Luca, beh, ci siamo messi insieme, mi piace troppo!!! Potrei essere così felice… la nostra famiglia in questo periodo è sfigata. Scusa nonna, volevo dire che la nostra famiglia ha un sacco di problemi: la zia Margherita che si ammala di cancro, Viola che si è messa in testa che è la causa di tutti i mali del mondo e non mangia niente per punizione (non è che poi diventa veramente anoressica?), la mamma e il papà che si lasciano. Per un po’, dicono, ma poi chissà. L’unica cosa divertente è che Matilde partecipa al Grande Fratello, ti ricordi che stasera c’è la puntata? Non ce la dobbiamo perdere… io e Viola ti abbiamo fatto una sorpresa, preparati, niente lacrime però, guai a te se ti vedo piangere, ma lo so che non lo farai. Nonna sei mitica, quando divento vecchia voglio essere come te. Nonna, giurami che non lo dici a nessuno di Luca, neanche a Viola, vi vedo sempre a parlottare; no, non sono gelosa, ma glielo voglio dire io. Capito? Ciao ciao ciao.

Alla fine della telefonata Elena ha dovuto riprendere fiato. Laura, un fiume di parole, fino da piccola, ma così attenta alla famiglia, non le sfugge niente e ora è anche innamorata, proprio in questo momento particolare, la mamma non è vicino a lei, il papà… ma con i padri è più difficile confidarsi, sono così possessivi e gelosi.

Manca poco, anzi pochissimo, all’arrivo di Laura e Viola. Improvvisamente Elena si sente nervosa; in realtà entrambe aspettano da lei qualcosa, ricordi, risposte, aiuto, comprensione, attenzione, amore. È dal mattino di questa lunga giornata che Elena sta pensando, ma ancora non ha chiaro nella sua mente cosa dire, cosa fare per le nipoti. Alla loro età tutto sembra difficile, a volte privo di senso e irreparabile: per questo bisogna essere delicati, e spesso le parole non lo sono; bisogna dare un senso di vicinanza, ma nello stesso tempo mantenere una distanza di sicurezza, non avere la tentazione di invadere il loro territorio per un eccesso di protezione.

Già con i suoi figli Elena sente di aver sbagliato in diverse situazioni, di non aver capito. Anche ora, forse, Margherita e Massimo hanno bisogno di lei, ma, quando sono insieme loro tre, è come se la comunicazione si fosse interrotta da qualche parte e non riuscisse a circolare. Eppure sono vicini, si amano, la fiducia è reciproca. C’è in questi figli adulti una sorta di pudore, una cultura della dignità e della forza che è caratteristica della loro famiglia. Chissà se è un bene. Forse a volte è meglio chiedere aiuto, semplicemente.

Ma le piccole hanno chiesto qualcosa, e lei? Lei risponderà, ancora non sa come, ma lo farà, oggi, subito, in questo giorno speciale del suo compleanno.

Elena ora sorride: la mente è lucida perché sta procedendo insieme al cuore, lentamente le parole cominciano ad apparire (chissà da dove vengono?), ancora forse un po’ confuse, ma lei sa che alla fine troveranno ordine e armonia.

Appena in tempo: le lettere sono ben protette nelle rispettive buste, Elena è contenta, come sempre non ha riletto niente di quanto ha scritto per le sue piccole. Va bene così.

Il campanello della porta suona con insistenza (vuoi vedere che sono diventata un po’ sorda?).

– Arrivo arrivo, eccomi…

Sulla soglia due giovani volti sorridenti, come sono belle! Così diverse, ma così tenere tra loro e con me, si sono messe “eleganti” per la festa, beh, di un’eleganza particolare…

– Ciao nonna – lo dicono insieme e ridono e poi un abbraccio a tre infinito e baci eancora baci.

– Piano, mi spettinate, ma siete impazzite, sono vecchia forse ho anche l’osteoporosi, mi potrei spezzare.

– Non dire scemenze, niente ti spezza. Lo dicevo prima a Laura, sei la nostra roccia e non trovare scuse per non farti coccolare. No, dico, hai visto come ci siamo vestite per te?

– Nonna, ma anche tu sei un vero schianto! Non è che hai trovato un fidanzato…

L’insieme degli indumenti e dei loro accostamenti è quanto meno stravagante: vestitino a fiori leggero su jeans e maglione a collo alto, maglietta lunga nera con coprispalle verde mela, minigonna arancione, collane di stoffa, orecchini diseguali… e che altro?

Anfibi neri per entrambe. Capelli lunghissimi castani con ciocche rosse (Viola), capelli cortissimi biondi tagliati in modo asimmetrico (Laura). Ma quando si sono fatte quel piercing al sopracciglio? Elena sospira, le trova assolutamente meravigliose.

Hanno in mano un pacchetto e un mazzo enorme di margherite bianche e stanno lì davanti a lei a guardarla: Viola ha gli occhi un po’ gonfi (anche oggi ha pianto!), Laura ha un’espressione strana, come se volesse dirle qualcosa. Infatti: – Nonna, Viola e io volevamo chiederti una cosa grandissima, ma tu devi dire di sì, insomma, dopo la festa a noi due piacerebbe troppo rimanere qui a dormire con te. Nonna, chiediamo ufficialmente asilo politico per una notte! Ok?

Questo è il regalo più bello, pensa Elena, fa un cenno alle ragazze e si occupa delle margherite. Non ha nessuna intenzione di commuoversi e fare la nonna lacrimosa.

Gli hurrà delle “rifugiate” si sprecano mentre corrono a preparare il letto.

H 21.10 Alessia Marcuzzi, al centro dello studio saluta il pubblico e dà inizio alla trasmissione:

– Benvenuti…Benvenuti al Grande Fratello, è iniziata la diciottesima settimana! Il pubblico in studio è caldo (applausi e fischi). Un saluto particolare ad Alfonso Signorini (che seduto in poltrona cardinalizia, ricambia il saluto agitando il ventaglio)… e a voi ragazzi… (nel grande soggiorno della Casa, i ragazzi applaudono).

Alessia continua la presentazione:

– Naturalmente l’atmosfera della Casa è tesa, dopo le eliminazioni delle scorse settimane le strategie cominciano a delinearsi e stasera anche la coppia inossidabile (applausi)… avete capito, sto parlando di Marco e Matilde, che stasera potrebbero essere divisi… (fischi). Matilde è alla sua prima nomination, come sapete gli altri nominati sono Andrea e Aldo, il pubblico a casa sta votando, uno di loro stasera lascerà la Casa del Grande Fratello. Ma entriamo nella Casa…forza pubblico, fatevi sentire! (urla e applausi in studio, nel grande schermo appaiono i ragazzi seduti sui divani, davanti al caminetto acceso).

– Ragazzi, come è stata la vostra settimana? Marco lo sai che Matilde rischia…come farai se dovesse uscire? Non mi rispondere subito, c’è tempo… per Matilde, invece… il Grande Fratello ha una bella sorpresa. Devi andare subito nel confessionale… Vai, di corsa!

Matilde trafelata si siede nel confessionale: – Eccomi Alessia, sono qua, c’è una busta col mio nome…che faccio, laapro?

Alessia in studio:

– È la lettera di una persona che non conosci, ti dirò io quando potrai aprirla, prima vediamo insieme una clip… il filmato può partire.

Le prime immagini mostrano l’interno di una suite d’albergo. Alla scrivania, vicino alla finestra, ripreso di profilo, un uomo di mezz’età di bell’aspetto, capelli argentati alle tempie, il naso importante. Primo piano della mano, al mignolo una fedina d’oro bianco. L’uomo inizia a scrivere su un foglio.

Cara Matilde… Fuori campo, una voce dal leggero accento straniero legge le frasi che appaiono sullo schermo. Alessia invita Matilde ad aprire la busta e a leggere la lettera ad alta voce perché anche il pubblico possa ascoltarla. Dopo le prime parole, gli occhi di Matilde si inumidiscono. Le immagini scorrono: un aereo decolla, l’oceano, la statua della libertà, auto e strade, il deserto, fiumi, canyon, grattaceli, l’insegna della città di Houston. Primo piano di Matilde che piange.

Cara Matilde,

tu non mi conosci. Forse ti stai chiedendo perché ti scrivo questa lettera. Un attimo di pazienza, penso di meritare la tua attenzione.

Il mio nome è Fabio, sono nato in Italia quarantotto anni fa. Da ventidue lavoro negli Stati Uniti, a Houston nel Texas. Sono sposato in seconde nozze con Liz, abbiamo due ragazzi, Tommy di 15 anni e Sean di 14.

Per la mia professione partecipo a molti convegni in tutto il mondo. Lunedì scorso, sono arrivato in Italia, un convegno di tre giorni. La sera, verso le 23, rientrando in camera ho acceso la tv. Il canale trasmetteva il Grande Fratello. Abitualmente, i reality non mi interessano, ma non ho trovato il telecomando per cambiare canale. La presentatrice stava mandando in onda un filmato ”I segreti di Marco e Matilde”. Incuriosito, ho prestato attenzione. È difficile per me spiegarti quali emozioni ho provato. A volte la realtà supera di gran lunga la fantasia. È una frase che avrai sentito spesso anche tu da nonna Elena. Appena ti ho visto ho capito chi sei. Ho acceso il computer e ho trovato il sito del Grande Fratello. Ho visto la tua scheda di partecipazione e più volte, altri momenti della tua avventura. Ho scoperto il tuo carattere determinato, l’educazione, la lealtà e il rispetto che hai per le persone.

Il resto della notte l’ho passato chattando con i miei ragazzi. Da un vecchio album di fotografie mi hanno trasmesso una foto del capodanno del ’90 che troverai nella busta. Non è nitidissima, ma riconoscerai tua madre, Margherita. Accanto a lei, qualche chilo di meno e molti capelli in più, ci sono io.

Ora vorrei riabbracciarla, per troppi anni colpevolmente l’ho evitata. E vorrei abbracciare te. Aspetterò con ansia fino al termine del tuo Grande Fratello, augurandoti che sia più in là possibile.

La tua nuova Grande Famiglia ti aspetta!

Everything is illuminated.

Tuo papà

Dissolvenza nel cielo azzurro. Matilde emozionatissima rigira tra le dita la foto, il pianto diventa irrefrenabile. Il pubblico applaude.

Alessia invita Matilde a tornare in soggiorno dai ragazzi:

– Pochi minuti di consigli. Restate con noi… al Grande Fratello! Pubblicità.

H 23.30 Dopo lo stacco pubblicitario le telecamere nella Casa inquadrano Matilde e Marco che si tengono per mano. Alessia annuncia:

– Il televoto è chiuso ufficialmente, aprite l’audio con i ragazzi (il pubblico applaude mentre appaiono in sequenza i volti dei tre in nomination, Aldo, Andrea e Matilde), è pronta la busta… facciamo entrare…

Alessia apre la busta e legge:

– Il pubblico dei telespettatori ha deciso che, tra Aldo, Andrea e Matilde, il primo concorrente che può continuare la sua avventura all’interno della Casa del Grande Fratello è…Matilde!

Il pubblico dello studio tributa una standing ovation a Matilde, che visibilmente commossa abbraccia Marco. Una manciata di secondi dopo l’applauso, Alessia riprende la conduzione: – Per te, Matilde, stasera non sono certo mancate le emozioni,te la senti di dire qualcosa?

– Sono confusa e felice, ringrazio tutto il pubblico a casa che mi ha sostenuto, Alfonso e te… Alessia. Posso approfittare del Grande Fratello per fare gli auguri per un compleanno speciale; se fossi uscita le avrei subito telefonato (un sorriso d’assenso della bionda conduttrice) so che mi sta guardando con tutta la famiglia riunita, mi manca tanto…Auguri nonna Elena e ancora… cento di questi giorni!

Una lacrima scende sul volto di Matilde.

Il Grande Fratello… continua…

Per te, cara Viola

Mi ricordo la grande casa della nonna al centro del paese, il giardino rosa di oleandri bianco di margherite. Bianchi erano anche i piccoli bucaneve nella neve fredda, li cercavo con mia sorella, una gara nel bosco fino al buio con la paura poi di tornare indietro.

Ricordo una volta che era troppo tardi, gli urli della mamma gli occhi seri del papà. Il papà cantava canzoni d’amore per la mamma con la voce forte; forti erano anche le sue braccia di contadino quando mi sollevava, mi sentivo leggera, eppure ero cicciotta. Mi ricordo i giochi con le mie zie bambine, io la loro bambola viva.

Sei bella, morbida, piccolina…

Mi facevano ridere. Un giorno hanno regalato anche a me una bambola di stoffa, fili gialli per capelli, bottoni blu per occhi. Era il mio tesoro, ma una sera è finita nel camino acceso. Mi ricordo il rosso del fuoco che la portava via, la mia gamba che bruciava mentre cercavo di riprenderla. Ho pianto tutta la notte. Mi ricordo che giocavo tanto, la palla rimbalzava contro il muro, le corse nei prati, ricordo l’albero della cuccagna e le giostre alla fiera di S. Antonio, il profumo delle caldarroste di gennaio. E poi d’estate il carrettino dei gelati, nelle sere calde le donne a chiacchierare sedute intorno alla fontana. Mi ricordo il suono di una tromba da una finestra aperta, ma non ho mai visto chi la suonava. D’inverno, nella stalla, le donne più vecchie raccontavano storie di paura, la più vecchia di tutte fumava un toscano come un uomo, le mucche si muovevano piano ed era tiepido intorno.

Imparavo i lavori a maglia e i giochi con le carte, vincevo sempre, avevo un piccolo tesoro di monetine. Ero furba, imbrogliavo (soprattutto con mia sorella), ero così gelosa di lei.

Mi ricordo la prima comunione a sei anni, il biglietto d’oro di premio per il catechismo. Mi piaceva andare a Messa con la mamma, i suoi capelli biondi raccolti sulla nuca, la pelle chiara, il velo di pizzo nero da sposa che le copriva un po’ anche le spalle. La guardavo incantata. Mi ricordo che sembrava una Madonna.

Nonna Terza Elena

Per te, Laura.

Quanto può durare l’amore? Sai, Laura, questa è una domanda enorme, non so risponderti. Forse non c’è una risposta, probabilmente perché non c’è nemmeno un solo tipo di amore. Ci sono amori grandissimi che si spengono, ci sono amori all’inizio piccoli che poi, accuditi e protetti, crescono fino a diventare indispensabili. Nella vita poi, incontri anche falsi amori, ma questo non lo scopri subito… Sicuramente però alcuni amori sono “per sempre”; non so perché, ma è così.

Così è stato il mio amore per Giovanni: subito ci siamo innamorati (io avevo più o meno la tua età e lui qualche anno in più), è bastato uno sguardo all’uscita della chiesa e il mio cuore è stato suo. A quei tempi i ragazzi non avevano tanta libertà, ma noi riuscivamo sempre a trovare il modo per stare insieme, per stringerci, per baciarci.

Non ci lasceremo mai, ce lo siamo ripetuto tante volte.

Eravamo così sicuri di noi e del nostro futuro insieme. La guerra era finita da poco, la paura se ne stava andando, tutti avevano una grande voglia di vivere, di essere felici, di fare progetti. Anche io e Giovanni avevamo i nostri progetti: lavorare, mettere da parte un po’ di soldi, sposarci, far nascere i nostri bambini in un modo di pace.

Quel giorno per la prima volta avevamo fatto l’amore in un prato un po’ nascosto nel bosco, sulla collinetta dietro casa. Ero così emozionata e felice, non ho mai pensato che non si dovessefare perché eravamo troppo giovani, perché ancora non eravamo sposati; avevo un po’ paura, forse, ma soprattutto ricordo la grande felicità. Se io e Giovanni ci amavamo così tanto, che senso aveva aspettare. Aspettare cosa?

Quando ci siamo salutati, lui mi ha fatto una carezza leggera sulla testa, si è avvicinato e mi ha sussurrato all’orecchio:

– Ciao mogliettina, ti amo.

Poi è salito sulla sua bicicletta e mentre lo guardavo allontanarsi lungo la salita polverosa, ho sentito una malinconia improvvisa.

Non ci siamo più visti, Giovanni è morto poco dopo investito da un trattore che usciva da un campo.

L’amore può durare per sempre, Laura.

Sono felice che tu sia innamorata, vivi ogni momento di questo tuo giovane amore con gioia, con serenità, con dolcezza. Soprattutto cerca di capire cosa c’è veramente nel tuo cuore, senza fretta.

Auguri cara

Nonna Elena

Nel silenzio della casa, Elena passeggia leggera avvolta nella sua vestaglia rosso scuro. Che giornata! Sono successe così tante cose, che quasi ha paura di dimenticarne qualcuna.

Laura e Viola ora dormono abbracciate nello stesso letto, le lettere che ha scritto per loro sono scivolate sul tappeto. Dopo averle lette, sono corse da lei e l’hanno abbracciata senza dire una sola parola. Laura ha accennato una carezza sulla sua testa, Viola le ha dato un piccolo pizzicotto sul sedere (impertinente!). Entrambe con un sorriso timido e gli occhi un po’ lucidi.

E, in televisione, Matilde e poi l’irrompere di Fabio con quella sua lettera. Margherita durante la lettura ha preso la mano di Giulio, si sono guardati in silenzio, lui l’ha stretta tra le braccia, quasi per proteggerla da un’emozione così grande. Cosa succederà domani?

Massimo, a un certo punto, è sparito in cucina, parlava al telefono con Francesca, a voce bassa, ma Elena ha sentito un piccolo frammento.

– …ti amo, Fra, ti amerò sempre, lo sai, stai tranquilla ora, Laura sta bene, anzi credo si sia fidanzata con quel Luca, oddio fidanzata… però mi sembra di aver capito che stanno insieme. Iniziano i problemi, cara, non è più una bambina! Sì, lo so che ti manca, che vorresti essere con lei,non ti preoccupare, amore, per ora ci sono io, non la mollo un attimo; sì non farò il geloso, almeno ci provo. Fra, non piangere, tu ricordati che sei il mio tesoro e questo non si può cambiare.

Cosa succederà domani? Paura e speranza insieme.

Elena distende sul tavolo il foglio; da qualche tempo un po’ per gioco, ha sistemato la sua famiglia sui rami di un grande albero: “albero genealogico” si chiama, ma lei preferisce pensarlo come un ulivo vecchio e forte con accoglienti rami e giovani germogli.

Le piace comporlo, aggiornarlo, guardarlo: il nome dei componenti, gli anni, il segno zodiacale (così ogni previsione astrologica è riferita a qualcuno di preciso), pochi elementi, ma quante storie, intrecci, nodi e scissioni e poi nuovi legami.

Questa sera serve una revisione perché nuove persone si sono affacciate nella loro vita. Elena scrive nomi, traccia frecce, poi un’ultima occhiata. Cosa succederà domani?

– Buona notte, miei cari – si alza, spegne la luce, non ne ha bisogno per arrivare finalmente dentro il suo letto.

Sul tavolo, ancora aperto rimane il foglio con l’ulivo vecchio e forte.

 

 

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