I sospiri del mio cuore
regia Yoshifumi Kondō sceneggiatura Hayao Miyazaki genere animazione durata 111′
Prendere o lasciare. Con i cartoni animati giapponesi non c’è alternativa: o li si ama alla follia o lasciano del tutto indifferenti. Anche quelli del maestro indiscusso del genere, Hayao Miyazaki, che qui si occupa della sceneggiatura e mette a disposizione del “giovane di bottega” Yoshifumi Kondō l’apparato produttivo del suo celebre Studio Ghibli. La tecnica d’animazione è quella tradizionale, ossia a disegni pennelli, eccetto la breve sequenza onirica. La mano di Miyazaki si fa notare soprattutto nella raffinatezza del tratto e nella cura dei particolari. Non c’è scena del film che non sia definita nella maniera migliore anche se tutta questa tecnica viene messa al servizio di una trama sin troppo esile. La storia ruota infatti attorno a due ragazzini, Seiji e Shizuku, compagni di scuola, che vivono i loro primi amori e tentano di trovare il proprio ruolo nella vita. Lui quello di musicista-liutaio, lei quello di scrittrice. Complice in questa loro ricerca è il nonno di lui, proprietario di un negozio di antiquariato che custodisce incredibili tesori.
Probabilmente, per apprezzare al meglio il risultato, bisognerebbe avere qualche informazione accessoria sul tipo di rapporti interpersonali (e tra individui di sesso diverso) che caratterizza il retaggio storico della società giapponese. Quanto al resto, si possono comunque apprezzare le scene urbane che restituiscono allo spettatore uno spaccato di vita quotidiana del ceto medio nipponico nel contesto delle megalopoli e della loro frenetica vita.
Allora perché vederlo?
Per sentire il Giappone più vicino
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