Sceneggiatura Edoardo De Angelis, Barbara Petronio, Nicola Guaglianone cast Angela Fontana (Daisy) Marianna Fontana (Viola) Antonia Truppo (Titti) Massimiliano Rossi (Peppe) Toni Laudadio (Nunzio) Marco Mario De Notaris (Nando) Gaetano Bruno (Marco Ferreri) Gianfranco Gallo (don Salvatore) Peppe Servillo (dottor Fasano) genere drammatico durata 100′
Litorale Domizio, provincia di Caserta. Storie di ordinario degrado tra prostituzione, spaccio, gioco d’azzardo e sfruttamento di minori. Sfruttamento anche delle disabilità, su cui si lucra senza scrupoli tra la superstizione popolare e la connivenza di un parroco di frontiera poco incline al Vangelo. Le sfruttate sono Daisy e Viola, gemelle siamesi diciottenni, invitate a cantare alle sagre, alle comunioni, a spettacoli di quart’ordine tra sacro e profano ovvero tra follia collettiva e fede malata. Gemelle indivisibili, come è stato fatto loro credere, in realtà mantenute tali perché solo così garantiscono l’unica fonte di guadagno per tutta la famiglia che vive alle loro spalle. Fino a quando un medico, che le incontra per caso, diagnostica la separabilità senza problemi che non siano quelli psichici dovuti a una simbiosi tanto prolungata. De Angelis si destreggia bene in una storia borderline che mette in scena allo stesso tempo il quadro di una società putrida e le contorsioni della mente delle due gemelle, facce speculari della stessa ansia e dello stesso timore di vivere.
Ottime le gemelle Fontana, segno che anche in Italia ci sono teenager di talento che possono ambire a una promettente carriera cinematografica. Antonia Truppo sembra ormai abbonata ai ruoli di guappa della mala campana (vedi “Lo chiamavano Jeeg Robot”) cui si presta con impegno e talento anche se qui il ruolo non è di quelli destinati a restare incisi nella memoria. Ultima chiosa: chissà perché dare il nome del grande, indimenticato regista Marco Ferreri a un personaggio equivoco come l’impresario tratteggiato nel film. Dai contorni vagamente felliniani con il suo corteggio di nani e ballerine a bordo di un lussuoso yacht ormeggiato di fronte agli ecomostri del Litorale Domizio. Insomma: tutto il contrario del vero Ferreri.
E allora perché vederlo?
Per capire fino a che punto si può spingere il degrado.
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