Michèle Morgan… quegli occhi di fiordaliso …
Nelly ha il basco scuro sui capelli lisci, l’impermeabile bianco lucido, gli occhi luminosi che brillano nella nebbia e la malinconia nel volto. Michèle Morgan ha solo diciotto anni quando è scelta da Marcel Carné come protagonista del film Il porto delle nebbie.
È il 1938 e in Francia trionfa il realismo poetico, corrente del cinema nazionale in simbiosi con il Front populaire caratterizzato da un cupo pessimismo più che giustificato a causa dell’imminente esplodere della Seconda Guerra Mondiale. Un’epoca nella quale i sogni e le speranze della società si stanno per infrangere sotto i colpi dei cannoni.
Nata a Neuilly-sur-Seine vicino a Parigi il 29 febbraio 1920, Simone Roussel in arte Michèle Morgan (può festeggiare il suo compleanno solo ogni quattro anni!), a dodici decide di diventare attrice affascinata dalle immagini viste sul grande schermo. Dopo il trasferimento dei suoi genitori a Dieppe, va a vivere da sua nonna e s’iscrive ai corsi di René Simon, lavorando per mantenersi con piccole comparsate in alcuni film di Ivan Noé.
Bella, sensuale, elegante nel portamento, è notata dal regista Marc Allégret e dal produttore André Daven. Nel 1937 interpreta il suo primo film, Il caso del giurato Morestan con il mitico Ramu, cui fa seguito Il delirio (1938) al fianco del giovane Charles Boyer.
Il suo nome d’arte l’ha scelto perché più semplice da leggere sui neon di Broadway dove sogna di poterlo un giorno vedere accanto a quello di Robert Taylor di cui è perdutamente innamorata. Il porto delle nebbie (1938), di Marcel Carné, la consacra stella di prima grandezza e con Jean Gabin forma forse la coppia più celebre del cinema francese. «Avevo allora diciotto anni – confessò in un’intervista a Enzo Biagi – e m’incantavo per Jean Gabin, un uomo tanto attraente. Sempre elegante, aveva buon gusto, era biondo, delle ciglia lunghe, e gli occhi maliziosi. Sprigionava fascino, e penso che anch’io gli piacessi…». Il suo personaggio di donna perduta senza futuro, vittima di un destino avverso e malvagio che si muove per le strade bagnate di pioggia a Le Havre rimarrà indelebile nella storia del cinema. Dopo Senza domani di Albert Valentin (è un’entraîneuse parigina), nel ’39 Michèle è sul set di La legge del nord di Jacques Feyder nei panni di un’eroina della quale s’innamorano tre uomini in fuga nel freddo Canada. Il successivo Tempesta di Jean Grémillon la vede nel personaggio di Catherine, una dolce ragazza innamorata del comandante di un rimorchiatore (Gabin) sposato con una moglie malata. Nel settembre ’39 inizia a recitare in mezzo a mille difficoltà sotto la direzione di Julien Duvivier in Untel père et fils terminato alla fine dell’inverno, ma mai uscito in Francia. Dopo Melodie celesti di Georges Lacombe, e prima che i tedeschi invadano Parigi, l’attrice, sotto contratto con la Rko, parte per l’America dove rimane per tutto il periodo della guerra.
A Hollywood le cose però non sono semplici. Nel ’41 si sottopone a un provino per Hitchcock che sta preparando Il sospetto, ma deve rinunciare a causa del suo inglese scadente. L’anno dopo le viene assegnato il ruolo della bella e malinconica Ilse di Casablanca, ma è costretta a cedere il posto a Ingrid Bergman che accetta la parte per la metà della paga prevista. In America ci rimane sette anni, gira quattro pellicole e nel ‘42 si sposa con l’attore e cantante americano William Mashall diventando madre di un bambino, Michael, il suo unico figlio (morto nel 2005). È in questo periodo d’oro che Michèle si fa costruire una villa al 100050 di Cielo Drive, lo stesso luogo nel quale nell’agosto 1969 verranno trucidati per mano di Charles Manson l’attrice Sharon Tate, moglie di Roman Polanski, e alcuni suoi amici. Dopo aver imparato più che bene la lingua inglese le proposte non le mancano. Interpreta due pellicole a sfondo bellico, L’ora del destino (1942) e Incontro alba (1943), e la commedia Il denaro non è tutto con Frank Sinatra. Nel ’44 come consolazione per non avere ottenuto la parte in Casablanca è scelta da Michael Curtiz per Il giuramento dei forzati con Humphrey Bogart, Peter Lorre e Claude Rains. Tutti questi film che danno della resistenza francese un’immagine molto hollywoodiana non la soddisfano e le fanno riaffiorare i sensi di colpa per non aver condiviso con i suoi connazionali il terribile periodo dell’occupazione tedesca. Nel ’45 il produttore Joseph Bercholz le propone di tornare in patria per girare Sinfonia pastorale di Jeanne Delannoy, pellicola tratta dalla celebre opera di Gide. È un trionfo che le fa guadagnare il primo Gran Premio per l’interpretazione femminile al Festival di Cannes. A quel punto è ormai una diva, tanto che per ben sette volte viene votata come miglior attrice francese dai lettori della rivista Ciné–monde.
Dopo Idolo infranto di Carol Reed, girato a Londra, parte per l’Italia e sul set di Fabiola con la regia di Alessandro Blasetti incontra Henri Vidal. Tra i due è amore a prima vista e lei divorzia dal marito Bill Marshal per convolare nel febbraio 1950 a nozze con Henri che sarà suo partner in Anime incantate tratto dal romanzo di Vicky Baum. Per prepararsi a questo ruolo prende lezioni di ballo da Janine Charrat dando prova di una spiccata predisposizione per la danza. Maria Chapdelaine di Marc Allegret, remake dell’omonimo film di Duvivier del ’34, e Maternità proibita (1951) per la regia di Jean Grèmillon, ancora con Henri Vidal, sono le sue interpretazioni successive. In quel periodo, al culmine della notorietà, il pubblico francese preme per vederla sullo schermo insieme al mitico Jean Marais. E sarà René Clément che li dirigerà in L’amante di una notte. Nel ’52 ritrova sul set Jean Gabin insieme con il nostro Walter Chiari in L’ora della verità cui fa seguito I sette peccati capitali nell’episodio La superbia diretto da Claude Autant-Lara. La diva si trasferisce poi in Messico per Gli orgogliosi di Yves Allégret al fianco del grande Gérard Philipe. Ritornata in Francia, si cimenta nel personaggio di Giovanna D’Arco in Destini di donne (1954) di Christian-Jaque e Jean Delannoy e in Domanda di grazia di Jean Delannoy con Raf Vallone, una produzione italo-francese, storia d’amore tra due acrobati e suo primo film a colori che permette ai suoi fan di ammirare i suoi occhi incantevoli. Ancora Delannoy le affida la parte della principessa austriaca dal tragico destino in Maria Antonietta regina di Francia (1955), un altro film storico dopo Napoleone Bonaparte (1954) di Sacha Guitry nel quale interpreta la bruna Joséphine Beauharnais, moglie dell’imperatore. Sempre curiosa e attratta da nuovi ruoli, Michèle gira il suo primo western in Cinemascope Oasi con Pierre Brasseur e Cornell Borchers e soprattutto agli ordini di René Clair è la bellissima divorziata di Grandi manovre (1955), piena di solitudine e tristezza. Clair le sarà sempre grato per avergli dato la possibilità di creare sul grande schermo la figura femminile più interessante della sua carriera.
Con il passare degli anni arriva inevitabilmente il declino, anche se le occasioni professionali non le mancano. A New York ottiene un enorme successo in televisione interpretando il classico La signora delle camelie e in Italia gira Racconti d’estate (1958) e Vacanze d’inverno (1959) con Alberto Sordi e Marcello Mastroianni. In quel periodo la naturalezza e la semplicità della sua arte non sono purtroppo apprezzate dai giovani della Nouvelle Vague che la identificano nel cinéma de papa come vengono chiamate con irriverenza le pellicole dei grandi maestri Carné, Duvivier, Clair, Clouzot, contestati dalla giovane generazione ribelle di Truffaut, Godard e soci. Chabrol nel ’62 si ricrede e la sceglie per Landru, mentre nel ’75 Lelouch la vuole nel cast di Il gatto, il topo, la paura e l’amore. Il suo ultimo film è Stanno tutti bene (1990) di Giuseppe Tornatore con Marcello Mastroianni che la incontra a Rimini durante il suo viaggio in giro per l’Italia alla ricerca dei suoi figli che l’hanno dimenticato. Dedicatasi al teatro con passione dove si è conquistata un fedele pubblico, Michèle Morgan è stata presidente della Giuria al Festival di Cannes del ’71 e nel ’92 ha vinto il premio César alla carriera. Nel ’96 è nominata Cavaliere della Legion d’Onore e le è attribuito il Leone d’Oro alla carriera alla Mostra di Venezia. Anche Hollywood non si dimentica di lei e la omaggia con la Stella sulla Hollywood Walk of Fame al 1645 Vine Street di Los Angeles. Come ogni diva che si rispetti nel ’77 pubblica un’autobiografia intitolata Avec ces yeux-là! (Con quegli occhi, la celebre battuta di Gabin in Il porto delle nebbie) nella quale ripercorre gli anni gloriosi della sua carriera lunga settanta film. Il 20 dicembre del 2016 la diva dagli occhi di fiordaliso si spegne a Meudon, una cittadina a sud est di Parigi all’età di novantasei anni.
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