Feste di fine e inizio anno, tempo di panettoni. E cinepanettoni, ovviamente. L’azienda leader del settore, la FilmAuro, quest’anno punta sulla Brexit con Natale a Londra-Dio salvi la Regina. Ai protagonisti Lillo&Greg affianca Nino&Ninetto ossia Frassica e Davoli, nomi di lungo corso della comicità all’italiana. Basteranno a non farci rimpiangere (si fa per dire) Boldi&De Sica? Quest’ultimo, a sua volta, ben lontano dall’ammainare la bandiera nazional-popolare, risponde con Poveri ma ricchi in coppia (inedita) con Enrico Brignano. Storia di una famiglia di spiantati che vince alla lotteria una somma iperbolica e decide di trasferirsi a Milano, capitale dei paperoni italiani. Per scoprire però che quattrini e cafoneria non vanno più d’accordo e che la vera ricchezza, oggi, è soprattutto discreta. Dall’Italia agli Usa con un altro classico di stagione: la commedia dei buoni sentimenti dal cast stellare. Collateral beauty è l’ennesima rivisitazione del Christmas Carol di Charles Dickens con un ingrigito e incupito Will Smith che tenta di recuperare il gusto della vita dopo una tragedia familiare. Venendo alle prese con la Morte, il Tempo e l’Amore: personificati e dunque con le maiuscole. Keira Knightley, Kate Winslet, Edward Norton ed Hellen Mirren i comprimari di lusso.
Tutti insieme appassionatamente
Se all’offerta dei cinepanettoni la risposta fosse invece: “No, grazie!”, per santificare la festa sul grande schermo non resta che cercare alternative tra la programmazione più di nicchia. Film destinati comunque a un pubblico “familiare”, ma non per questo banali.
Come il francese Il medico di campagna, di Thomas Lilti. Storia semplice e garbata, ma con quel tocco in più che solo i cugini d’oltralpe sanno mettere nelle loro cose. Non per nulla il protagonista è François Cluzet che ci aveva deliziato come attore in Quasi amici. Qui, medico condotto di una comunità rurale, deve vedersela con una collega chiamata a sostituirlo, ma che mal si adatta alla rude realtà agricola. Inoltre tutti gli abitanti del villaggio sembrano prenderla male e rifiutano il cambiamento. Quasi un Dottor Knock (1950) alla rovescia, capace comunque di far sorridere con trovate non banali e un ottimo cast di interpreti.
Paterson è il nuovo lavoro di Jim Jarmusch, autore americano indipendente noto ai cinefili per film come Daunbailò (1986, con Roberto Benigni), Dead Man (1995), Coffee and Cigarettes (2003). Cinema minimalista, il suo, che anche qui si conferma orientato alla poesia delle piccole cose. Il protagonista è un conducente di autobus e il suo orizzonte è quello che gli offre il parabrezza. La colonna sonora, le parole che sente dai passeggeri che salgono e scendono. Paterson è un puro, che ama scrivere poesie e ama sua moglie Laura la quale, al contrario di lui, è un’iperattiva. «Un film – ha detto il regista – che dovremmo lasciarci scivolare addosso come le immagini che osserviamo dai finestrini degli autobus e che si muovono come una gondola meccanica in una città piccola e dimenticata». Gli interpreti sono Adam Driver, noto al pubblico italiano come protagonista di Hungry Hearts di Saverio Costanzo, e Golshifteh Farahani, attrice iraniana protagonista di Pollo alle prugne della sua connazionale Marjane Satrapi.
Per chi ama il genere (e l’autore), altra valida alternativa può essere il nuovo film di Tim Burton Miss Peregrine-La casa dei ragazzi speciali.
In questa storia apparentemente adolescenziale, il visionario autore californiano torna a temi già toccati nel suo film forse più celebre: Edward Mani di Forbice (1990) non a caso evocato nei cespugli di bosso dalle forme animali. Ancora una volta il tema è la diversità e la sua accettazione, declinato pur sempre da Burton in chiave fantasy e con dispiegamento massiccio di effetti speciali. Per una volta, però, funzionali alla storia e non solo orientati a sbalordire. Senza scomodare il remoto Freaks (1932) di Tod Browning, sempre di “mostri” si tratta, anche se è proprio al diverso, al reietto, all’anormale, che sono affidate le sorti del mondo.
Non solo per bambini
Il film di Burton può anche essere una scelta per chi al cinema ci va con i bambini, ma cerca qualcosa che non sia solo puro enterteinment. Per i più piccoli si può puntare su Paw Patrol, ovvero i cuccioli più amati della tv che a Natale arrivano sul grande schermo con sei episodi inediti. Non solo: nell’intervallo tra un episodio e l’altro, spazio a simpatici video con Federica Fontana e una squadra di otto bambini impegnati a loro volta in missioni speciali. Paw Patrol narra infatti le vicende di un team di pronto intervento formato da un bambino, Ryder, e da sei cuccioli: Chase (pastore tedesco), Rubble (bulldog inglese), Marshall (dalmata), Zuma (labrador), Rocky (meticcio) e Skye (Cockapoo). Ognuno di loro è dotato di un mezzo super tecnologico che gli conferisce un’abilità particolare sicché tutti insieme riescono sempre a risolvere anche le situazioni più complicate.
Ormai è un nonno saggio che ama raccontare storie mirabolanti al calduccio del caminetto. Steven Spielberg, sopravvalutato come autore ma pur sempre grande uomo di cinema, si ripropone nella sua versione “contastorie” con Il Grande Gigante Gentile (GGG per gli amici) dal celebre romanzo di Roald Dahl, autore anche di un altro classico per l’infanzia: La fabbrica di cioccolato. Unione di due solitudini, GGG mette in scena l’amicizia tra Sophie, un’orfanella, e un rappresentante atipico della sua razza: un gigante vegetariano che anziché nutrirsi di carne umana ama cibarsi di cetrionzoli e sciroppo. Ragion per cui vive da emarginato. Dopo l’iniziale diffidenza, la strana coppia affina le armi per salvare il mondo dai giganti malvagi.
Siccome un Natale cinematografico senza un film Disney è come un presepe senza Gesù Bambino, ecco puntuale la fiaba allestita dai nipoti dello zio Walt: Oceania. In scena, con animazione computerizzata anche in 3D, il viaggio di iniziazione di un’adolescente polinesiana alla ricerca della propria identità e del modo per salvare dalla distruzione il suo popolo. Amica dell’oceano, la ragazzina trova appoggio insperato in un semidio pasticcione che si rivela però indispensabile per il compimento della sua missione.
Una sera a casa, io e te
Cinema e Natale fanno coppia anche nell’intrattenimento domestico. Film da godere insieme, magari su tematiche d’attualità o freschi di uscita. Serata a due, insomma, con qualche titolo che faccia anche pensare, oltre che divertire. Come Where to invade next del dissacrante documentarista americano Michael Moore in perenne rotta di collisione con il proprio Paese. Già ridicolizzato nelle sua classe dirigente e nella sua american way of life con Farenheit 9/11 (2004), Sicko (2006) e Capitalism, a love story (2009). Quest’ultimo lavoro, uscito un anno fa come paradossale metafora dell’imperialismo (soprattutto economico) degli Stati Uniti, non è mai stato tanto attuale come dopo la vittoria di Trump alle presidenziali, in attesa del suo insediamento alla Casa Bianca il prossimo gennaio. D’altra parte proprio Moore era stato non facile profeta, contro tutti i sondaggi, nel prevedere la vittoria del tycoon contro Hillary. Frutto di una conoscenza profonda del suo Paese che traspare appunto in tutti i suoi film.
Altro titolo da mettere in videoteca, nonostante la sua debolezza dal punto di vista artistico, è La sposa bambina, della yemenita Kadija Al-Salami. Regista donna per una storia (vera) di donne nel contesto culturale di un paese in bilico tra modernità e tradizione. Film importante per il tema trattato che è quello dei matrimoni combinati nelle realtà tribali, con bambine date in sposa a uomini adulti. Una realtà su cui è sin troppo facile voltare la testa da un’altra parte.
Stesso discorso per Black-L’amore ai tempi dell’odio che mette in scena un fenomeno di triste attualità nelle metropoli europee: le gang giovanili. Qui si immagina che Marwan e Mavela, membri di due bande rivali finiscano con l’innamorarsi. Venendo meno così al codice d’onore dei rispettivi gruppi che tentano d’impedire a ogni costo la loro relazione. Sullo sfondo di banlieu ormai in mano alla criminalità organizzata e dove l’integrazione non è più possibile. Alcuni critici l’hanno pomposamente paragonato a Giulietta e Romeo o a West Side Story. Più semplicemente è la rappresentazione dell’impossibile ricerca di un’identità e di una felicità per giovani esistenze senza radici nel proprio passato e senza prospettive per il futuro.
Grandi classici da riscoprire
Le feste di Natale possono infine essere un’occasione per vedere o rivedere grandi classici. Attingendo magari dall’immenso serbatoio di www.amazon.it che spesso nasconde autentiche chicche. Tra le tante opzioni possibili abbiamo scelto tre film sulla ribellione. Tre titoli di tre decenni diversi con un filo rosso in comune e altrettanti interpreti che con questi film hanno lasciato un’impronta indelebile.
Cominciamo da Gioventù bruciata (1955) di Nicholas Ray, canto del cigno di James Dean. Una generazione, i ventenni dei ’50, in bilico tra sfide alla morte e il desiderio di normalità sullo sfondo di rapporti familiari deteriorati e difficili da ricucire. Nick mano fredda (1967) di Stuart Rosenberg ha in Paul Newman, eroe di guerra ed ex militare, la personificazione di una classe sfruttata dal potere e incapace di reinserimento. La metafora carceraria della società anticipa perfettamente le istanze che in quegli stessi anni sfoceranno nella contestazione e nel sessantottismo.
Dal carcere al manicomio il discorso non cambia nel microcosmo di Qualcuno volò sul nido del cuculo (1975) di Milos Forman. Con uno strepitoso Jack Nicholson attorniato da un gruppo di eccellenti comprimari (Dany De Vito, Christopher Lloyd, Louise Fletcher, Brad Dourif) quasi tutti agli esordi di altrettante luminose carriere.
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