“Impedire lo sviluppo della pittura di genere e del paesaggio è sconoscere il proprio secolo, è volere a forza vivere nel passato” questo scriveva Telemaco Signorini nel 1867, uno dei protagonisti della mostra “I Macchiaioli”, alla Gam di Torino fino al 24 marzo 2019. Una mostra che arriva alla Galleria dopo il riallestimento delle collezioni, importante rinnovamento del 2017 che ha dato modo alle curatrici – Cristina Acidini e Virginia Bertone – di approfondire il dialogo tra le opere esposte e la collezione, con focus tematici e un dialogo rinnovato nella ricerca dell’arte sul paesaggio. Un percorso intelligentemente costruito sul rapporto tra i macchiaioli e la scuola piemontese. Si tratta di una mostra ottocentesca, che spazia dall’Ottocento al Novecento fino al contemporaneo. Un’esperienza artistica determinante, quella dei macchiaioli, che dal caffè Michelangiolo di Firenze alla prima affermazione a Torino, alla Promotrice delle Belle Arti nel 1861, fu capace di rinnovare il linguaggio figurativo. Mentre Torino si affermava così come prima capitale italiana, nella pittura faceva ingresso la cosiddetta macchia, utilizzata come rifiuto delle convenzioni e per raffigurare scene di vita quotidiana, lontane dalla mitologia e dal sacro. Questa mostra parte da due punti di vista complementari e si incontra nel mezzo mostrando un segmento di arte italiana ancora suscettibile di nuove letture. È una mostra portatrice del messaggio delle opere che espone, ma in un allestimento che rinnova il valore delle opere stesse, aprendo un confronto e un dialogo. Quello dei Macchiaioli è il primo movimento artistico a definirsi con un nome e un’identità precisa, è un gruppo di agguerriti artisti che nasce per antitesi e ribellione, è un’opposizione agli artisti formati nelle accademie, che pure essi stessi sono, ma pronti a contestare i maestri. Questa mostra racconta proprio quel momento eroico e fondante, l’opposizione dei giovani ai grandi protagonisti della pittura dell’Ottocento romantico. Solo loro che sentono l’inadeguatezza nel modo di dipingere rispetto al momento che la società attraversa.
Non è dunque un caso che le date scelte come indicatori dell’inizio e della fine del periodo dei macchiaioli nella mostra ruotino intorno al 1859, anno della Rivoluzione di Velluto in Toscana, che aprirà all’annessione della regione al Regno di Piemonte, fino al 1861, anno dell’Unità di Italia, e poi al 1865, Firenze capitale, per concludere nel 1871 con la scelta finale di Roma. La società in questo periodo cambia e gli artisti ne sono la cartina tornasole. Non c’è più spazio per il ritratto aulico e sacro, prende spazio la vita quotidiana, di tutti i giorni: contadini, pastori, il vero, palpitante e onesto, in un repertorio di soggetti che vede anche un nuovo modo per rappresentarli. In questo senso protagonista è il colore, ecco i due grandi temi che vogliamo raccontare con questa mostra. Sulle pareti della Gam si succedono così le vicende del gruppo dei macchiaioli, tra un dipinto e l’altro di Fattori, forse il nome più noto, a cui si alternano le figure di Antonio Fontanesi e Telemaco Signorini, la storia della Scuola di Rivara e della Scuola dei Grigi, in un dialogo che unì più regioni italiane lungo il filo di una comune ricerca.
“I Macchiaioli. Arte italiana verso la modernità” – fino al 24 marzo 2019
Gam – Galleria Civica d’arte Moderna e Contemporanea Via Magenta, 31 Torino
Orari: da Martedì a Domenica 10.00-18.00
Prezzi: Intero € 13,00 – Ridotto (over65) € 11,00
Informazioni: 011 4429518 centralino – gam@fondazionetorinomusei.it
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