sceneggiatura David Trueba cast Javier Cámara (Antonio) Natalia de Molina (Belén) Francesc Colomer (Juanjo) Jorge Sanz (padre di Juanjo) Ariadna Gil (madre di Juanjo) Ramón Fontseré (Ramón) Rogelio Fernández (Bruno) Olivia Trueba (Maribel) genere commedia durata 105′
Sembra una favola e invece è una storia vera. Nel 1966, a un passo dallo scioglimento del gruppo, il beatle John Lennon lascia momentaneamente la musica per darsi al cinema interpretando il film Come ho vinto la guerra di Richard Lester. Per girare gli esterni, la troupe inglese approda nella desolata e assolata Almeria spagnola, già set degli spaghetti-western all’italiana. Siamo ancora in epoca franchista, ma nel momento storico in cui il paese del Caudillo tenta le prime, timide aperture al resto del mondo pur mantenendo intatto al proprio interno le caratteristiche sociali del regime: strapotere della Chiesa, educazione rigida della gioventù, perbenismo, ipocrisia e violenza. È per questo che Antonio, un intraprendente insegnante di inglese delle scuole medie, si mette in viaggio sulla sua 850 Seat diretto in Andalusia: vuole incontrare John Lennon e fargli correggere il testo delle canzoni dei Fab Four che lui usa come testi scolastici. Perché all’epoca nessuna casa discografica metteva le strofe sulle cover e il povero Antonio doveva andare a intuito registrando le canzoni su emittenti radiofoniche straniere perché nella sua patria i trasgressivi Beatles erano proibiti. Come la foggia dei loro capelli per gli adolescenti che volevano esibire un piccolo simbolo di trasgressione. Il viaggio si trasforma presto in un’avventura a tre perché lungo il cammino il ciarliero prof imbarca (anche l’autostop era vietato in Spagna) due ragazzi in fuga: Belén, scappata da un collegio per ragazze madri dove era stata rinchiusa dalla famiglia per evitare pettegolezzi sulla sua gravidanza fuori dal matrimonio, e Juanjo, quindicenne figlio di un poliziotto, in rotta di collisione con tutti i suoi familiari. Nella realtà, Antonio si chiamava Juan Carrión Gañán e i suoi quaderni corretti di proprio pugno da Lennon esistono ancora. Nella favola di David Trueba (fratello minore del più celebre Fernando, premio Oscar) il puro dato storico si trasforma in un’avventura esistenziale, nel diario di una crescita che è personale dei tre protagonisti e di molti comprimari, ma allo stesso tempo è un invito a riflettere sul senso della storia di un paese che non ha mai fatto veramente i conti con il proprio recente passato. Gli esilaranti tentativi del povero Antonio, donchisciottescamente determinato a raggiungere il proprio scopo, assumono il valore di una parabola nazionale dall’oscurantismo alla libertà. Perfettamente rappresentata da quella strofa di Strawberry Fields Forever che dà il titolo al film. Garbate anche le citazioni cinematografiche d’epoca: El padre Manolo, film franchista tutto casa e chiesa, campione locale d’incassi, e l’italiano La ragazza con la valiglia di Valerio Zurlini, con il sex symbol Claudia Cardinale. Uno dei pochi titoli ammessi a varcare il muro dell’autarchia culturale franchista.
E allora perché vederlo?
Per la musica, l’interpretazione degli attori e la nostalgia
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