L’altra faccia dell’America/7
ORSON WELLES, LA SOLITUDINE DEL GENIO
Secondogenito di una facoltosa ed eccentrica coppia (padre industriale, madre musicista) George Orson Welles nasce a Kenosha (Wisconsin) nel 1915, ma i suoi genitori divorziano quando lui ha solo sei anni. Andato a vivere con la madre a Chicago, cresce in un ambiente di artisti e intellettuali. Nel giro di pochi anni, tra il 1928 e il 1930, vengono a mancare entrambi i genitori sicché Orson passa sotto la tutela di Maurice Bernstein, un amico di famiglia. Durante il liceo si appassiona alla regia e alla recitazione e ai giochi di prestigio, interessi che coltiverà per tutta la vita. Completati gli studi nel 1933, parte per l’Irlanda dove cerca di mantenersi come attore per circa un anno. Nel 1934 si stabilisce a New York dove inizia la gavetta teatrale e dove crea il Mercury Theatre, una piccola compagnia che per l’emittente radiofonica Cbs mette in scena adattamenti di celebri romanzi: L’isola del tesoro, Il conte di Montecristo, Jane Eyre, Draculaecc. Una di queste drammatizzazioni, La guerra dei mondidi H.G. Welles, andata in onda il 30 ottobre (Halloween) 1938, viene scambiata dal pubblico per la cronaca in diretta di uno sbarco di alieni e determina scene di isteria collettiva.
All’apice dello show biz
L’enorme eco mediatica della trasmissione spalanca le porte di Hollywood al suo autore che ottiene una scrittura dalla Rko. A soli 26 anni Welles è all’apice del mondo dello spettacolo con un contratto che gli lascia carta bianca per la realizzazione di tre film. Nasce così Quarto potere(Citizen Kane, 1940), opera fortemente innovativa sul piano estetico e formale. Il film non ha però grande successo di pubblico anche per la campagna avversa lanciata sui suoi giornali dal magnate W.R. Hearst, che si vede rappresentato nel protagonista. Il secondo progetto è L’orgoglio degli Amberson(The Magnificient Amberson, 1941), saga familiare che è anche un grande affresco sull’America in via di trasformazione. Welles gira il film, ma non lo completa perché impegnato come attore sul set di Terrore sul Mar Nero(1942) e poi perché allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale il governo gli affida l’incarico di realizzare un film in Messico e Brasile per rafforzare l’amicizia tra gli Usa e l’America Latina. Nell’Orgoglio degli Amberson il vecchio e il nuovo si incontrano e si fondono. Una famiglia dell’antica aristocrazia terriera perde mano a mano potere e denaro mentre la giovane borghesia rampante costruisce un nuovo modello di società. Le vicende private dei personaggi rispecchiano l’andamento della macrostoria, ma dal confronto-scontro nessuno esce vincitore. Film pessimista, di grandissima eleganza formale, si scontra innanzitutto con le parole d’ordine dell’ottimismo di maniera imposto dalla guerra in corso. L’orgoglio degli Amberson viene così montato e distribuito dai produttori senza il contributo del regista, con un taglio di 50′ rispetto al progetto originale e il finale cambiato, girato da un altro regista, Robert Wise. Un altro flop al botteghino.
Regista “inaffidabile”
Da questo momento Welles entra nel novero degli autori unbankable, ossia non affidabili dal punto di vista commerciale. Nonostante questo nel 1945 riesce a realizzare Lo straniero(The Stranger) e, l’anno successivo, La signora di Shanghai, (The Lady from Shanghai) due thriller che Welles trasforma in inquietanti immersioni nella psiche umana. Ultima tappa della discesa agli inferi hollywoodiani è Macbeth(id., 1948), il primo dei grandi film shakespeariani, girato in pochi giorni e con un budget ridottissimo. Un film che ha fatto dire a Jean Cocteau: «La macchina da presa è sempre nel punto da dove il Destino osserverebbe le sue vittime»e a Robert Bresson: «Amo troppo gli ambienti naturali e la luce del sole per non amare anche le luci artificiali e la cartapesta del Macbeth di Welles».
Nello Straniero i meccanismi di un orologio da campanile con figure che si muovono sono la metafora dell’uomo ridotto a ingranaggio di un meccanismo capace di stritolarlo. La riparazione di orologi è l’hobby del criminale nazista Franz Kindler, interpretato dallo stesso Welles, nascosto sotto falsa identità in una cittadina degli Stati Uniti. La vicenda poliziesca rimanda però ai ben più elaborati meccanismi psichici e di comportamento dell’uomo nei confronti del male. Celebre la battuta con cui Kindler si tradisce: «Karl Marx non era tedesco, era ebreo». Nella Signora di Shanghai Welles interpreta il marinaio Michael O’Hara, voce narrante di una storia thriller in buona parte ambientata a bordo di uno yacht (il set era l’imbarcazione dell’attore Errol Flynn), ovvero di un microcosmo in cui emergono soprattutto i dissidi psicologici tra i vari personaggi. La celebre sequenza finale, girata nel Padiglione degli Specchi del Luna Park cinese, ha un suo antecedente nell’analoga sequenza (comica) di Chaplin nel film Il circo. In quest’ultimo gli specchi servivano a depistare gli agenti che inseguivano Charlot, in Welles hanno lo scopo di relativizzare fino ad annullarla la concretezza dei personaggi che vi si riflettono. Inoltre i gesti e le battute dei dialoghi rimandando sempre a un “altrove” e un “altrui” finalizzato all’accrescimento della tensione drammatica. In questi stessi anni (1946-47) Welles dà l’idea a Chaplin di Monsieur Verdoux, uno dei film più densamente “intellettuali” del regista inglese, ma anche uno dei suoi pochi flop al botteghino.
Prove di maturità
Dopo l’insuccesso della Signora di Shanghai per Welles comincia la trentennale ricerca in giro per il mondo di produttori indipendenti o di forme di autofinanziamento con i proventi delle partecipazioni come attore a film di genere (peplum, cappa e spada, guerra) e serie televisive, sovente di basso livello. È così che nascono i capolavori della maturità, a partire da Othello(id., 1952), girato tra Italia e Marocco e costellato di difficoltà produttive. I cortei funebri del Moro e di Desdemona che aprono (e chiudono) il film sono girati con un fortissimo contrasto cromatico, nel bianco e nero della pellicola, sulle mura di Essauira (l’antica Mogador) in Marocco. Le sequenze catturano per la potenza e la plasticità della loro composizione. Un esplicito omaggio alle teorie e all’estetica di un altro grande del cinema: Sergej Ejzenštejn. Nel film Welles sfrutta anche spesso il gioco dell’immagine riflessa del protagonista e degli altri personaggi per sottolineare al tempo stesso la contiguità e la distanza tra loro. Una costante espressiva comune a tante opere del regista.
La rana e lo scorpione
Segue Rapporto confidenziale(Mr. Arkadin, 1955), girato in Spagna. Ancora un personaggio negativo nella galleria dei ritratti interpretati da Welles. Celebre l’apologo, narrato dal protagonista, dello scorpione e della rana: uno scorpione chiede a una rana di essere portato sull’altra riva di un fiume. La rana si rifiuta, temendo di essere punta e di morire. Per convincerla lo scorpione ribatte che in quel caso anch’esso morirebbe perché non sa nuotare. La rana accetta, ma a metà del guado, si sente pungere. Morendo chiede allo scorpione: “perché l’hai fatto, visto che ora morirai anche tu?” “è la mia natura” le risponde lo scorpione mentre annega. Nel 1958 il regista torna per l’ultima volta a Hollywood e gira L’infernale Quinlan(Tuch of Evil), altro capolavoro che sconvolge il linguaggio cinematografico e apre le porte alle avanguardie degli anni ’60, a cominciare dalla Nouvelle Vague. Nel film è rarissimo che le inquadrature siano ad altezza d’uomo. Lo scopo è quello di enfatizzare i caratteri psicologici dei personaggi. Anche l’illuminazione antinaturalistica ha lo stesso scopo. Capolavoro nel capolavoro, lo straniante pianosequenza iniziale (uno dei primi nella storia del cinema) stolidamente coperto dai produttori con i titoli di testa.
The Other Side of Hollywood
Anthony Perkins è il protagonista del Processo(The Trial, 1962), girato in Francia e tratto dall’omonimo romanzo di Franz Kafka. L’opera verte sul rapporto tra individuo e potere attraverso un allucinante meccanismo di violenza psicologica esercitato in nome di una fantomatica giustizia. La stessa che in quegli anni aveva colpito Hollywood, il mondo del cinema e, più in generale, la società americana con la Caccia alle streghe del sen. McCarthy e un parossistico anticomunismo. Tre anni dopo è la volta di Falstaff(id., 1965) cui seguono Storia immortale(Une histoire immortelle, 1968), F come falso(F for Fakes, 1973), docu-fiction sul mondo dell’arte e dei falsari di quadri, e l’autobiografico Filming Othello(id., 1978). Decine i progetti irrealizzati, molto eterogenei, tra cui un film dal Don Chisciotte di Cervantes, ripreso varie volte dal 1957 al 1972, Il piccolo principe da Saint-Exupéry, Re Lear, adattamenti da opere di autori anglosassoni e soggetti originali come The Other Side of the Wind, ambientato nella Hollywood degli anni ’70. Tutti incompiuti per mancanza di fondi o per la condizione sempre posta da Welles di avere l’ultima parola sul girato. Muore a Los Angeles nel 1985.
LO “SPIRITO DEL TEMPO” SECONDO WELLES
«Dobbiamo scoprire tutto il possibile su questo posto in cui ci tocca vivere – su questo posto nel tempo – ma dobbiamo stare attentissimi a non diventargli troppo omogenei. C’è una corrente principale della nostra cultura, uno spirito del tempo cui apparteniamo; alla fine però non saremo giudicati in base al grado della nostra partecipazione, ma in base alla qualità della nostra risposta individuale» Orson Welles
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